Circa 100 persone hanno preso parte ieri sera, mercoledì 23 luglio, all’assemblea pubblica sul caso Agnesi convocata dal gruppo consiliare Imperia Bene Comune. Presenti, oltre ai consiglieri di Imperia Bene Comune Gianfranco Grosso e Mauro Servalli, anche il vicesindaco Giuseppe Zagarella, i consiglieri di Imperia Cambia Fulvio Balestra e Alessandro Savioli e il capogruppo del Ncd Diego Parodi. L’incontro si è svolto in un clima sereno, anche se non sono mancate critiche, sia nei confronti della politica, sia, soprattutto, nei confronti dei sindacali, accusati di scarca incisività nella vertenza Agnesi.
GIANFRANCO GROSSO
“Una città che è l’Agnesi. Agnesi e la città di Imperia sono legati nella storia e nel nome. Non si tratta solo di una perdita di posti di lavoro, ma anche la perdita dell’identità di una città, di una comunità. Credo che culturalmente non ci sia nulla di peggiore che togliere l’aspetto identitario di una comunità. Oggi difendere Agnesi significa difendere il nostro essere imperiesi. Attendendo il piano industriale che Colussi vuole presentare ai lavoratori il prossimo 9 settembre, credo sia opportuno mantenere alta la tensione sul caso Agnesi. Imperia è stata una città dove per troppo tempo ci hanno insegnato ad accontentarci. Imperia ha perso piano piano la sua identità. La multivocazionalità in questa città manca. Su questa problematica importante non bisogna accontentarsi di nulla. Bisogna continuare a battersi fino in fondo. Abbiamo fatto una proposta al Sindaco Capacci, pubblicamente. Gli abbiamo detto, venga Renzi, venga il capo del Governo, per trattare e cercare di risolvere questo conflitto. Io non ho ancora ricevuto risposte”.
“Uno degli aspetti principali sul quale l’amministrazione può incidere nel tavolo delle trattative è fare capire a Colussi che in questa città non si fa speculazione edilizia. Credo che il Sindaco non debba dare nessuna speranza a Colussi in relazione alla possibile modifica della destinazione urbanistica dello stabilimento. L’amministrazione e il Sindaco Capacci credo debbano far capire a Colussi che anche per quanto concerne la Porta del Mare non verranno concesse variazioni urbanistiche. Colussi può essere padrone della sua azienda, ma non del suo marchio”.
PIERLUIGI LAZZARINI, CISL
“Abbiamo fatto una lettera aperta. Non è solo un sogno. Noi chiediamo che lo stabilimento resti dov’è. Chiediamo di poter continuare a fare la pasta e anche i sughi, se i sughi servono. Noi abbiamo bisogno che il Comune metta il vincolo sullo stabilimento. La nostra unica arma pere mantenere lo stabilimento a Imperia è bloccare l’area delle ex Ferriere e vincolare l’attuale area dove sorge lo stabilimento. Solo così potremo pensare di continuare la pasta Agnesi”.
PASQUALE INDULGENZA
“Per quanto concerne la chiusura del mulino del grano, quella che viene definita una vertenza sindacale, è stata una vertenza flebile sotto il mio punto di vista, non all’altezza della situazione. Ci sono poi delle responsabilità politiche, del ceto politico storicamente dominante, ceto politico tanto affarista quanto disinvolto nelle sue operazioni amministrative, e così pure una responsabilità del ceto politico di centrosinistra che ha scelto, per tenere finalmente la leva del governo locale di ibrinarsi con pezzi di quella classe dirigente di destra che ha fatto tutti i disastri che conosciamo”.
“In questa storiaccia dell’Agnesi bisogna provare a essere chiari. Si tratta di capire se vogliamo finalmente, dopo anni e decenni di silenzio, anche complice, sterzare per cambiare la storia della città. Si tratta di capire se vogliamo rimettere in discussione un futuro industriale per questo territorio. Tutti sapevano dentro la fabbrica sicuramente e fuori dalla fabbrica, già anni prima che si annunciasse, che il mulino sarebbe stato chiuso. Si sono anche tenuti persino incontri, tavoli, all’interno dell’azienda, che hanno discusso ai vertici questo tipo di soluzione che oggi si sta semplicemente concretizzando. Bisogna capire se vogliamo mettere al centro di un confronto pubblico la tematica della reinvenzione di un tessuto produttivo locale”.
“L’Agnesi non si salva, Colussi o non Colussi, se non si rimette al centro della discussione pubblica il tema del distretto agroalimentare , appuntamento anch’esso vergognosamente e clamorosamente disertato, non solo da destra, ma anche da sinistra, non solo dal versante politico, ma anche dal versante sindacale. Ai signori che reggono il Comune, e che già all’indomani della notizia della chiusura del mulino, dai vertici del municipio diceva “‘beh, però si potrà fare un pò di sugheri in alternativa’, così come ai sindacati maggiormente responsabili, così come all’insieme di forze politiche e culturali ancora vive in questa città, sviluppo industriale si o no? Industria sostenibile si o no? Perché se è si, deve essere un sì ambizioso, su larga scala, non di sughe e sughetti, o di spate fatte con la trafila in qualche parte dell’entroterra”.
LAVORATORE ALESSANDRO IAPICHINO
“Se ci si mette tanta buona volontà è possibile, per una volta, cambiare in meglio questa città. Se tutte le forze politiche, l’amministrazione, i lavoratori, ci si mette tutti insieme, si può cambiare la storia. Tra qualche anno potremmo dire ‘abbiamo fatto qualcosa di grandioso”.
CARLA NATTERO
“Io in consiglio comunale ho sempre detto no alla scelta del progetto delle ex Ferriere. Ho detto no, ma comunque se quella scelta doveva essere fatta con un documento legato al mantenimento dell’attività produttiva. Questa richiesta è sempre stata rifiutata. Siamo arrivati a questa Porta del Mare, che è un’edificazione enorme. Colussi successivamente ammise di voler vendere l’edificazione e di aver usato il suo nome per ottenere permessi che in caso contrario non sarebbero mai stati concessi. Colussi disse anche che il ricavato della cessione sarebbe stato investii per coprire buchi nella sua attività e non per migliorare qualità dello stabilimento. Già una mega speculazione edilizia non è stata utilizzata. Più che proporre delle cose in più a Colussi cercherei di bloccare la concessione edilizia della Porta del Mare”.
GIUSEPPE ZAGARELLA
“Il primo incontro con i vertici dell’Agnesi si è svolto nell’immediatezza della vertenza sul Mulino che però era una vertenza già conclusa, con la firma dei sindacati, quindi dove poco margine c’era per operare. Di li in avanti l’amministrazione ha lavorato sul tema e su certe cose ha anche operato con delle forzature. Colussi non ha realizzato il progetto della Porta del Mare ed è tornato all’attacco per una variante e l’amministrazione gli ha detto con grande chiarezza, che se doveva fare una variante era fortemente interessata ad ampliare il parco urbano e fare un’area verde. Dovete darmi delle garanzie sotto il profilo occupazionale. Questo imprenditore non da l’impressione di avere le idee chiare su quello che vuole fare, se non quella di non produrre più pasta a Imperia. Non c’è la sensazione che ci sia un progetto di riconversione di nessun tipo”.
“Renzi a Imperia? La Senatrice Albano sta lavorando a un tavolo di crisi di rilevanza nazionale sul tema Agnesi al Ministero dello Sviluppo Economico. Pare che questo tavolo dovrebbe attivarsi tra settembre e ottobre. Questi passaggi li facciamo. Che Colussi abbia chiaro cosa fare in prospettiva non è chiaro. Ne lui ne il suo management”.
LAVORATORE AGNESI
“Mi rivolgo ai sindacati, ricompattate i lavoratori. Siete pagati per questo. Noi abbiamo un unico strumento, lo sciopero. Vi prego di ricompattarci su queste linee. Dobbiamo imparare a fare rumore sociale. Noi dobbiamo imporci come sciopero provinciale visti tutti i problemi che ci sono”.
VALERIO ROMANO, COMPAGNIA MARESCA
“Noi non vogliamo assolutamente che lo stabilimento se ne vada da dove si trova ora. Noi vogliamo che il mulino ricominci a funzionare perché comunque è impensabile che trasportare i macchinari in un altro posto, costruendo un nuovo capannone, sia più conveniente di far ripartire il mulino. Penso sia l’unico porto in Europa a 50 metri dal mulino e dallo stabilimento. Il mulino rappresenta la qualità della produzione della pasta. Ci vuole l’impegno del Comune a bloccare qualunque ipotesi di cambio di destinazione d’uso dello stabilimento. Capacci ha fatto un grosso voltafaccia, è partito dicendo che ci sarebbe stata la pista ciclabile, il parco urbano, nessun cambio di destinazione d’uso, per poi dire “non ci terremo mica un rudere all’interno della citò, se c’è un cambio di destinazione d’uso si farà’. Noi riteniamo che l’unica possibilità di portare avanti lo stesso livello di occupazione è mantenere lo stabilimento com’è”.
“Vorrei dire agli operai che pensare a un’autogestione della fabbrica non vuol dire fare i sognatori, perché comunque noi della Compagnia Portuale, da quando eravamo in 160 a ora che siamo in 8 ci siamo sempre mossi in autogestione. Noi crediamo che con l’aiuto delle istituzioni un’autogestione della fabbrica non sia così da sognatori come ci viene detto dai sindacati. Secondo me Colussi si caga addosso se vede un corpo unito, sindacati, istituzioni, lavoratori, che decidono che da li non si muovo, che nessun macchinario esce, che il mulino deve ricominciare a funzionare e che bisogna fare la pasta qui”.
MAURO SERVALLI
“Lo stabilimento industriale deve continuare a essere tale perché alternative non ce ne sono. Non sono neanche perdenti, ma fumo negli occhi. La politica, i sindacati, non è che vi vengono a dire cosa dovete fare. Dovete essere voi lavoratori a metterci il pepe nel culo, a spingerci ad agire. Senza un lotta, perché di questo dobbiamo parlare, che parta dalla fabbrica e si estende a macchia d’olio in tutta la città, la politica non può fare niente. È questo il mio appello. Se a settembre verrà presentato un piano industriale che propone l’apertura di uno stabilimento da un’altra parte si scatena l’inferno, io ci sono, noi ci siamo al vostro fianco. Se andiamo ad analizzare le principali vertenze vincenti in Italia arrivano a un positiva conclusione solo se c’è una pressione che va oltre il consentito e l’umano. O rispetto a quello che sarà il piano industriale saremo in grado insieme, come cittadinanza, di mettere in campo una risposta efficace, o si perde. Sapete quanto a Colussi abbia dato fastidio lo striscione esposto fuori dall’Agnese, vi potete immaginare quanto una mobilitazione generale possa dargli fastidio. Una mobilitazione è necessaria perché quando la politica si siederà nuovamente al tavolo con Colussi possa dirgli ‘guarda che dietro di me c’è tanta gente incazzata’”.
SINDACALISTA CGIL GENOVA
“Bisogna aver ben chiaro che in questo sistema economico quello che conta è il profitto e la concorrenza. Ho perplessità sul fatto che i lavoratori possano gestire la fabbrica, c’è anche il rischio di perdere tutte le liquidazioni, attenzione. Quello che conta sono i rapporti di forza tra le classi, tra i lavoratori e il padronato. Non ho sentito parlare di sciopero generale provinciale, credo sia l’unico mezzo che abbiamo veramente. Una forma di pressione molto forte dei lavoratori e della cittadinanza. Io credo sia stato dichiarata l’impotenza della politica in rapporto alla forza che possono mettere in campo i lavoratori. La politica può fare qualcosa solo successivamente alla mobilitazione dei lavoratori”.
SINDACALISTA USB
“Mi si gela il sangue a pensare a cosa si sarebbe potuto fare e non si è fatto. E non mi riferisco ai lavoratori, ma alle organizzazioni sindacali. Quando ci fu una manifestazione a Imperia per l’Agnesi, con la passerella dei politici di dubbio gusto che avevano la responsabilità della distruzione del polo industriale di Imperia. In questa manifestazione ho visto una compagna di più di 80 anni con le lacrime agli occhi perché constatava, poteva vedere con i suoi occhi, che l’ultima vera fabbrica, l’ultima perché la Carli purtroppo è una fabbrica con un padrone paternalista e sponsorizzato dalla classe politica di questa cittadina, minacciava la chiusura. Con questo voglio dire che la città è a favore dell’Agnesi, per mantenere lo stabilimento industriale e non cedere alle speculazioni sul cemento. Incredibilmente le organizzazioni sindacali hanno firmato quell’accordo sulla chiusura del Mulino, facilitando l’opera di Colussi. Hanno diviso i lavoratori e li hanno indeboliti. Io lavoratore se non ho sindacato che mi invita a lottare non partirò da solo”.
PIERLUIGI LAZZARINI, RSU CISL
“Fina al 25 giugno abbiamo messo in forte difficoltà l’azienda, con lo sciopero a macchia di leopardo che ha bloccato la produzione. Il 25 giugno, data dell’ultima assemblea a Perugia, è arrivato lo stop dei nostri sindacati esterni. Da quel momento i lavoratori si sono divisi e lo sono tutt’ora. Spero di ricompattarli con queste parole e dal 9 settembre in poi di alzare le barricate per difendere l’Agnesi”.
CHIUSURA GIANFRANCO GROSSO
“Io non credo la politica sia impotente, rischia di essere un alibi per non dare a ciascuno le proprie responsabilità. Lavoratori e sindacati insieme, senza divisioni, devono portare avanti la lotta per i posti di lavoro, per lo stabilimento , per il mantenimento della propria dignità. Le forze politiche e l’amministrazione devono portare avanti la battaglia politica con l’obiettivo di presentare proposte che favoriscano percorso di investimento da parte degli imprenditori. Perché sino ad oggi la politica ha fatto il contrario. Il compito della politica è mettere in moto il discorso del distretto agroalimentare che sia effettivamente funzionante. Da una parte lavoratori e sindacati a lottare per la fabbrica, dall’altra la politica per preparare il terreno per la ricostruzione. Imperia Bene Comune si impegna a portare avanti in consiglio comunale una discussione affinché si arrivi alla lotta per mantenere il vincolo industriale, affinché il progetto della Porta del Mare non sia l’ennesima speculazione edilizia e affinché si porti avanti il discorso del distretto agroalimentare”.