Si è svolto ieri il primo incontro delle conferenze filosofico-culturali a tema la storia dell’Afghanistan sino al ritiro americano nell’estate del 2021.
Relatori due ex studenti del Liceo Vieusseux di Imperia che hanno conseguito il Master in Storia e Scienze Politiche, il dott. Alberto Biarese e il dott. Amedeo Amoretti, e il Generale Marcello Bellacicco, già Comandante del contingente nazionale in Herat, che ha raccontato, corredando la presentazione con le immagini, la sua esperienza in Afghanistan durante la missione del 2010/2011, annunciando la scrittura di un libro proprio su questo argomento.
Generale Marcello Bellacicco
“Il libro che sto scrivendo è uno sforzo che sto cercando di portare a termine anche con l’aiuto di chi è stato con me in Afghanistan non soltanto dal punto di vista militare. La nostra esperienza in Afghanistan è stata un’esperienza completa di collaborazione anche con i civili, sia di organizzazioni internazionali che nazionale.
Il titolo probabilmente sarà ‘Noi ci abbiamo creduto’ perchè con i caduti e i feriti che abbiamo avuto, con l’impegno che ci abbiamo messo sempre, con la determinazione, la sensibilità e la voglia di dare una mano al popolo afghano penso che come sta evolvendo o involvendo la situazione sia penalizzante per noi. Noi però sappiamo che abbiamo fatto il nostro dovere, quindi ritengo che possiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto.
I ricordi sono tanti, potrei dire i bambini e le donne che abbiamo aiutato, ma mi piace dire lo sguardo e l’impegno dei miei soldati e delle mie soldatesse. Era uno sguardo che rende un comandante forte e io mi sono sentito così”.
Intervista ai relatori dott. Alberto Biarese, dott. Amedeo Amoretti e Generale Marcello Bellacicco
Come mai la scelta del tema dell’Afghanista?
“La scelta del tema dell’Afghanistan nasce qualche mese fa, ancor prima che succedesse tutto quello che sta succedendo in Ucraina, perché ritenevamo che tutto quello che è successo in Afghanistan rappresentasse un momento cardine della storia della politica internazionale e quindi fosse necessario parlarne. Adesso con la guerra in Ucraina tutto diventa ancora più complesso ed è ancora più importante conoscere le cose che avvengono in questo mondo”.
Com’è la situazione ora e cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro?
“Per quanto riguarda l’Afghanistan in questo momento secondo me dobbiamo soltanto aspettare di vedere gli eventi come evolvono perché è la situazione non è chiarissima. Dopo quello che è successo la scorsa estate con la fuga soprattutto degli americani si è creata una situazione che sotto l’aspetto geostrategico è tutto da verificare quindi credo che i prossimi mesi saranno indicativi su cosa attivamente potrà accadere e che direzione prenderà il nuovo Afghanistan”.
Come si fa a orientarsi tra le tantissime informazioni che arrivano, a volte discordanti?
“Una cosa importante, ed è anche il senso di un evento come quello di oggi, è avere un idea di quello che è accaduto nel passato perchè il presente non nasce dal nulla ma è sempre frutto di idee e di azioni di eventi passati. Bisogna sicuramente rivalutare l’importanza della storia sia lontana sia recente per avere un’idea, una panoramica delle dinamiche degli eventi che si sono susseguiti e che hanno determinato ciò che è accaduto l’estate scorsa e ciò che sta accadendo adesso, la storia che abbiamo vissuto negli ultimi 20/30 anni. Forse anche avendo un’idea un po’ più critica delle del passato saremo capaci di interpretare le migliaia di notizie che giungono da ogni lato”.
Un messaggio di speranza per i giovani?
“Conoscere quello che ci sta succedendo intorno ci rende cittadini responsabili e coscienti di quello che succede e questo ci aiuta anche a prendere una posizione e capire cosa possiamo fare ogni giorno per contribuire nel nostro piccolo ad aiutare le altre persone”.
Vista la situazione attuale in Ucraina in molti temono un allargamento del conflitto, c’è questa possibilità?
“Non è semplice in questo momento fare delle previsioni. Un ruolo fondamentale è la diplomazia e la trattativa, che al momento, al di là del contatto tra le parti, a livello più allargato non si è ancora avviata perchè gli USA non si sono ancora messi in gioco al tavolo delle trattative, neanche la Cina. Così anche la NATO, anche se più da sponda rispetto alle altre due. Sarà importante che si attivi questo canale diplomatico per poter giungere a una soluzione, perchè sotto l’aspetto militare non intravedo prospettive di fine delle operazioni o di sospensione prolungata delle operazioni”.