Avrebbe lanciato diversi sassi contro due treni, sfondando alcuni vetri e provocando forti rallentamenti nella circolazione ferroviaria. Per questo un 24enne somalo è finito a processo con l’accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti, interruzione di pubblico servizio e danneggiamento.
Imperia: sassi contro il treno, si apre il processo
In aula, davanti al giudice monocratico Antonio Romano (Pm Monica Vercesi) sono sfilati i capotreno dei due treni oggetto del lancio di sassi.
Primo capotreno
“Era a bordo del treno Ventimiglia-Milano Centrale. Ad un certo punto, ad Arma di Taggia, vidi un giovane straniero e gli chiesi il biglietto. Non lo aveva, così come i documenti. Ricordo che iniziò a sferrare pugni sui tavolini, per poi scendere alla stazione di Taggia. Dopo essere ripartiti, però, ci accorgemmo di alcuni vetri rotti, sfondati. I finestrini laterali erano danneggiati, colpiti con delle pietre, dall’esterno. Misi fuori servizio la carrozza interessata dai danni e ripartimmo. Il treno subì ritardi? No”.
Secondo capotreno
“Ero in servizio sul regionale che parte da Ventimiglia e va a Genova. Un giovane straniero mi passò davanti cercando di sfuggire ai controlli. Lo fermai e gli chiesi il biglietto. Non lo aveva, così come non aveva un documento di identità. Aveva solo un foglio della Questura di Milano relativo a un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Prima che potessi trovare una soluzione, all’altezza di Laigueglia si diresse verso le porte del convogliò e iniziò a strattonarle con forza, tanto che dovetti intervenire per evitare che danneggiasse i sistemi di sicurezza. Aprii io le porte per farlo scendere alla stazione di Alassio. Ricordò che si allontanò, sparendo dalla mia visuale, dietro alla pensilina. Visto che era molto alterato chiesi di velocizzare la ripartenza. Dopo pochi secondi dalla partenza, però, sentii un forte colpo provenire dalla fiancata della carrozza. Un viaggiatore mi venne a riferire che il giovane che era appena sceso dal treno aveva spaccato i vetri con delle pietre. Dovetti arrestare la marcia del treno per assicurarmi che non ci fossero danni o feriti, feci spostare tutti i passeggeri dalle carrozze danneggiate e chiesi al macchinista di ridurre la velocità di marcia.
Ad Albenga ci fermammo per un’ora per togliere tutte le guaine dei vetri danneggiati dalle porte. Dovetti chiudere le prime cinque carrozze del treno fino a Savona, dove salì un mio superiore che ne riaprì due su cinque”.
Il processo è stato rinviato al prossimo 22 settembre per la discussione.