È di 3 anni e 6 mesi la richiesta di condanna presentata oggi, in Tribunale a Imperia, dal Pubblico Ministero Cinnella Della Porta, dinnanzi al collegio di giudici Carlo Indellicati (presidente), Eleonora Billeri e Marta Maria Bossi, nell’ambito del processo che vede sul banco degli imputati Alessandro Condò (difeso dall’avvocato Alberto Pezzini del foro di Imperia), 46 anni, massaggiatore, politico, ex candidato Sindaco a Sanremo, con l’accusa di violenza sessuale.
Parte offesa una paziente, costituitasi parte civile e difesa dall’avvocato Gianluca De Marco del Foro di Imperia. I fatti si sarebbero consumati il 19 marzo del 2019, nello studio professionale di Condò, nella città dei fiori, in piena campagna elettorale.
Imperia: violenza sessuale, a processo l’ex candidato Sindaco a Sanremo
Secondo l’accusa Condò avrebbe palpeggiato la propria paziente durante un trattamento. Una versione che il professionista ha respinto con forza.
Requisitoria Pubblico Ministero Cinnella Della Porta
“La difesa afferma che, durante la seduta di massoterapia, la paziente, a faccia in giù, con il viso nella cavità del lettino, avrebbe afferrato le parti intime di Condò. E’ difficile, se non impossibile.
Se Condò fosse stato vittima di questa violenza sessuale, non si spiega perché abbia mandato dei messaggi di scuse. Non regge l’ipotesi che lo abbia fatto perché pensava a una trappola in campagna elettorale, in tal caso avrebbe inviato un messaggio che certificasse e provasse il comportamento scorretto della presunta vittima. Un messaggio come prova a suo favore, insomma.
Non c’è motivo di astio tra Condò e la persona offesa che possa averla portata a fare denuncia. Una trappola elettorale? Siamo fuori strada perché la denuncia è stata presentata dopo le elezioni comunali. La trappola elettorale non c’entra niente. Fosse stata una trappola elettorale avrebbe presentato la denuncia prima delle elezioni, certamente non dopo.
I testimoni della difesa si sono contraddetti tra di loro in modo pesante. Non si capisce se mentono o se non si ricordano niente. I testi hanno detto di non aver visto entrare o uscire nessuno dallo studio di Condò oltre alla paziente. La collega di Condò invece sostiene di essere entrata nello studio e di aver visto la paziente rivestirsi e di averli visti tranquilli. O la collega di Condò mente oppure nessuno dei testi si ricorda niente.
Condo dice di essersi arrabbiato per il comportamento della paziente e di averle dato della ‘zoccola’, ma nessuno dei testi della difesa ha dichiarato di aver sentito nulla.
Cè un’aggravante seria in quanto il Condò avrebbe approfittato del fatto che la vittima si era rivolta a lui come massoterapista. Si è tolta gli abiti della parte superiore perché si fidava del Condò. Il rapporto di fiducia è stato tradito. Si possono però concedere le attenuanti in quanto fatti di minore gravità.
Chiedo la pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione con interdizione dai pubblici uffici per 5 anni”.
Parte offesa, avvocato Gianluca De Marco
“La vittima, la mia assistita, ha spiegato di essere scappata. Non ha detto a nessuno quello che è successo per i timori che affliggono tutte le donne vittime di violenza. Solo dopo alcune settimane ha trovato la forza per denunciare. Fughiamo ogni dubbio che la vittima possa aver denunciato Condò per questioni economiche: è indipendente dal punto di vista economico, perfettamente integrata, con un regolare lavoro. Ha il gratuito patrocinio solo per la particolare tipologia del reato.
Condò accusa di molestie la vittima dicendo che sarebbe stata lei a palpeggiarlo, due volte, durante la seduta di massoterapia. Lui racconta di essersi arrabbiato e di aver esagerato con gli epiteti. Ma nessuno dei testimoni ha sentito niente.
Secondo Condò la vittima sarebbe stata mandata da qualcuno per tendergli una trappola politica. Ma Condò ha preso 404 voti su 28.400 votanti ,non entrando in consiglio. Non era certo considerato dai rivali politici un pericolo.
Condo ha inviato dei messaggi dopo i fatti contestati. Il primo messaggio recita: “Volevo chiederti scusa se oggi non mi sono comportato bene. Non mi sono controllato e ti ho mancato di rispetto”. Poi manda tanti altri messaggi, tanti messaggi vocali in cui chiede continuamente scusa. Un comportamento che certamente non è quello di una persona che pensa di essere vittima di una trappola politica.
I testimoni della difesa hanno cercato di avvalorare la tesi difensiva. C’è una grave invasione della sfera personale della parte offesa. Mi associo alla richiesta di condanna formulata dal pubblico ministero e calcolo in 20 mila euro la richiesta di risarcimento danni, con una provvisionale non inferiore a 10 mila euro”.
Difesa, avvocato Alberto Pezzini
“La parte offesa va da Condò e fa sei sedute. Dopo la seduta in questione si è rivestita e si è presentata dalla segretaria dicendo ‘ci sentiamo per i prossimi appuntamenti’. La vittima non ha parlato di questi fatti con la sorella, come sarebbe fisiologico, ma è andata a parlare dopo due settimane con un altro fisioterapista, un perfetto sconosciuto.
Il fisioterapista, in aula, dobbiamo dirlo per dovere di verità, ha ritirato quanto detto nelle sit. A domanda del difensore ha detto di non essersi mai permesso di accusare Condò.
Lo studio di Condò ha una parete sottile. Solo un pazzo potrebbe provare a fare una cosa simile in un ambiente come quello e con un tale via vai.
Ci siamo chiesti tutti: come mai ha fatto la denuncia tre mesi dopo? È giusto dire che ognuno la fa quando si sente, ma qui c’è una circostanza. La parte offesa dice che quando ha appreso dall’altro fisioterapista che altre due donne sarebbero state molestate da Condò è rimasta scioccata e ha detto che non doveva più accadere a nessuno. Dalle dichiarazioni che abbiamo sentito sembrerebbe che la signora abbia deciso di denunciare Condò quando ha saputo che Condò faceva la stessa cosa ad altre ragazze, misteriose. Anche questo dato depone a carico di buona attendibilità? Secondo me no.
Quando si chiedono i danni bisogna documentarli, bisogna farsi fare delle consulenze tecniche. Qui non c’è nessun reato. Non ho avuto nessuna dimostrazione che il Condò abbia commesso il reato per cui è accusato.
Chiedo l’assoluzione, in subordine l‘esclusione della circostanza aggravante contestata (abuso esercitato da un professionista), e in ultimo il minimo della pena e la concessione dei benefici di legge”.
Il processo è stato rinviato per repliche e sentenza al 26 maggio 2022.