Questa mattina ad Arma di Taggia, a Villa Boselli, su iniziativa di Azione, si è svolto un convegno incentrato sulle possibili alternative alla realizzazione del nuovo ospedale unico provinciale.
L’idea di un nuovo centro specialistico a Bussana, in aggiunta alle strutture esistenti
Sono intervenuti quali relatori Paolo Puppo, già primario di Urologia e responsabile provinciale Sanità di Azione, Maurizio Mauri, direttore della Fondazione Cerba e Stefano Capolongo, docente del Politecnico di Milano e specializzato in Design ospedaliero.
Spiega Paolo Puppo: “L’idea che proponiamo è di migliorare i presidi esistenti e costruire un ospedale di alta tecnologia per gli interventi specialistici programmabili e non di urgenza, lasciando l’urgenza ai nosocomi già esistenti, più vicini al territorio. Possiamo dire che si passa dal grand hotel all’albergo diffuso. E’ possibile farlo, utilizzando cose già della Asl come l’ospedale di Bussana in cui si può costruire benissimo un centro ad alta tecnologia con una spesa inferiore a quella di un grande ospedale, che possa essere di collegamento a tutte le strutture già esistenti.
Chiudere gli ospedali esistenti è una favola e non succederà mai. E’ una fiction quella che si chiuderà tutto e si farà tutto all’ospedale di Taggia. Ci vorrebbero trent’anni e la maggioranza della popolazione imperiese, come il sottoscritto, ha più di settant’anni e non lo vedrà mai. Cerchiamo di fare cose possibili e realizzabili in un tempo decente, di cinque o dieci anni e farlo a Bussana, dove ora ci sono solo uffici amministrativi, che si possono mettere ovunque e facilmente raggiungibile da tutta la provincia. Per le cose programmate ci si può muovere, per le urgenze no. Pensate cosa è successo con la pandemia. Pensate alla fila di ambulanze a Taggia fino all’autostrada.
Di ospedale unico se ne parlava già nel 2012 quando dirigevo l’Urologia di Sanremo. Attualmente non sono nemmeno cominciati gli espropri e non c’è nemmeno un progetto esecutivo. E lo sappiamo tutti quanto ci vuole per fare un ospedale. Anche facendolo prima, 15 anni è il minimo sindacale.”
“Miglioriamo quello che c’è per non costringere le persone ad andare in altre regioni per farsi curare”
Sottolinea Desirè Negri, responsabile cittadina di Azione e componente dell’Assemblea nazionale: “La popolazione della nostra zona è per il 21% fatta di persone sopra ai 70 anni e riteniamo non ci sia tempo per pensare a un ospedale unico che avrà tempistiche molto lunghe. Dobbiamo quindi pensare a migliorare le strutture esistenti, per metterle in condizioni di lavorare bene, senza costringere i nostri cittadini ad andare in altre regioni per trovare strutture adeguate ai loro bisogni”.