Richiesta di pena a quattro anni e sei mesi di carcere. È quella che ha avanzato il PM Andrea Pomes, dinnanzi alla giudice monocratica Francesca Minieri, in Tribunale a Imperia, nell’ambito del processo che vede sul banco degli imputati un 62enne (difeso dall’avvocato Giovanni Di Meo e dall’avvocato Alessandra Gandolfi), accusato di lesioni personali aggravate ai danni di un ciclista.
Imperia: a processo un 62enne per lesioni aggravate
In fatti risalgono al 26 settembre 2018. Nel dettaglio, secondo l’accusa, il 62enne, alla guida della sua auto, mentre percorreva la strada per Vasia, avrebbe colpito volontariamente un ciclista di 53 anni che procedeva nella stessa direzione, facendolo cadere a terra e trascinandolo insieme alla bicicletta per alcuni metri, procurandogli escoriazioni e una frattura del bacino, giudicate guaribili in 77 giorni.
Diversa la versione dell’imputato che, come dichiarato durante l’esame di alcuni giorni fa, ha dichiarato di non aver visto il ciclista prima dell’impatto poichè distratto da un altro ciclista che urlava e inveiva contro di lui.
PM Andrea Pomes
“È pacifico che ci sia stato un urto, l’imputato stesso lo ha confermato – ha dichiarato il PM Andrea Pomes durante la sua requisitoria – il problema verte sulla volontarietà dell’azione, cosa che, a mio parere è emersa dalle testimonianze della parte offesa e dagli altri testimoni. Ci sono due testimonianze dirette dell’urto e della dinamica, in cui emerge che la strada era ingombra di ostacoli, non era stretta nè aveva punti ciechi, quindi non c’era necessità di sterzare.
Il compendio probatorio vira ragionevolmente verso l’unica spiegazione possibile: l’intenzionalità di urtare il ciclista. I testimoni oculari non conoscevano l’imputato. La parte offesa non avevo motivo di voler calunniare.
La versione dell’imputato risulta inverosimile e contraddittoria in più punti. L’imputato dice di non essersi accorto di aver superato la parte offesa e poi si ritrova a urtarlo per via di una distrazione dovuta a un altro ciclista. Le tempistiche non tornano. È inverosimile non accorgersi di un ciclista in salita. Per questi motivi chiedo, considerando la responsabilità penale e l’aggravante per recidiva, chiedo la condanna a quattro anni e sei mesi di carcere”.
Avvocato Giovanni Di Meo, Difesa
“Ammettiamo l’ipotesi di un gesto volontario e andiamo alla ricerca dei motivi a delinquere. Parliamo di un insegnante che, in un pomeriggio estivo, con piena visibilità, lungo una strada in salita, stava andando verso casa. Avrebbe una discussione con un ciclista che sarebbe venuto in modo repentino verso di lui. Spropositatamente si sarebbe andato a sfogare nei confronti di un altro ciclista alla sua destra, che non c’entra nulla, a duecento metri da casa sua in prossimità di una piazza, dove chiunque avrebbe potuto riconoscerlo subito.
Quello che è successo è che dopo la manovra rocambolesca di un ciclista si distrae per guardare lo specchietto e investe l’altro ciclista. Si tratta di un banale incidente stradale. Le testimonianze si contraddicono, c’è chi dice che è ripartito, chi dice che ha fatto retromarcia, chi dice che ci ha passato sopra, ma poi dice che non poteva vedere bene.
Chiedo l’assoluzione perchè il fatto non sussiste”.
Il processo è stato rinviato al mese prossimo per la sentenza.