Nina Zilli, acclamata dai fans, è arrivata al Festival della Cultura Mediterranea di Imperia, accompagnata dalla presidente del Comitato San Maurizio Luciangela Aimo, per presentare il suo libro “L’ultimo di sette”. Nonostante il titolo “fuorviante”, si tratta del primo romanzo scritto dalla cantautrice.
Un’opera iniziata tre anni prima e finita con il tempo “regalato” dal lockdown
Dice Nina Zilli: “L’ultimo di sette è il mio primo romanzo e quindi iniziamo già con un ossimoro, in perfetto stile ziliano. La scrittura, essendo una cantautrice, da sempre fa parte di me, come la musica. Tant’è che in realtà è il mio terzo romanzo, iniziato e mai finito e tutto il tempo che ci ha ributtato in faccia il Covid, nel bene e nel male, con i lockdown, diciamo che chi fa il mio lavoro è riuscito a ottimizzare tutto questo tempo. Non solo ho finito un disco, che sentirete presto, ma ho finito incredibilmente anche il romanzo che avevo iniziato tre anni prima, al quale avevo pensato talmente tanto, che nella mia testa era un film. Infatti quando ho iniziato a scriverlo pensavo di scrivere una sceneggiatura. Poi, alla fine, è uscito proprio un romanzo e io ero la prima stupefatta di essere arrivata alla fine. Per me è una passione che si realizza. E’ stato bello stringere fra le mani una cosa che, nella mia vita di cantautrice, pensavo non sarebbe mai esistita”.
L’arte chiama l’arte?
“Beh sempre. Credo che questa sia una citazione famosissima di qualche grandissimo. Forse anche la noia chiama l’arte. Io da figlia unica, nata in un paesino piccolo in campagna, finiti i compiti e il giocare con gli amichetti, vivevo costantemente da sola, guardavo la natura e mi annoiavo tanto e la noia per me è stata un pozzo senza fine di creatività. Quindi, viva la noia”.