Si intitola “Il senso della vita”, il libro scritto da Pierpaolo Pizzimbone, edito da Albatros, con prefazione di Mario Cipollini. Un volume nel quale Pizzimbone, già amministratore di Eco Imperia, dell’ormai ex discarica di Ponticelli e del Gruppo Biancamano, analizza la sua vita, compiendo anche una forte autocritica.
Un capitolo del libro di Pizzimbone è dedicato a Imperia e ai rapporti, o meglio, come lui stesso la definisce, alla “guerra” con Claudio Scajola. Passaggi che risultano molto pesanti anche oggi, a distanza di 26 anni dal periodo citato nelle pagine vergate da Pizzimbone.
Pierpaolo Pizzimbone, con il fratello Giovan Battista, aveva acquisito il 50% delle quote di Eco Imperia, società per il restante 50% del Comune di Imperia, poi posta in liquidazione. La società era anche proprietaria della discarica di Ponticelli, unica in Liguria a sorgere in un terreno privato. Come scrive Pizzimone, “una miniera d’oro”.
La discarica Ponticelli era “una miniera d’oro”
Scrive Pizzimbone: “Facevamo il bello e il cattivo tempo e stabilivamo le tariffe di smaltimento che imponevamo, legittimamente, ai Comuni. Entrarono nelle case della società montagne di soldi e ricordo che mi dovetti comprare una macchinetta automatica per contare le banconote“.
Sono gli anni in cui Claudio Scajola, sindaco uscente, a capo di una lista civica, perde le elezioni e al suo posto viene eletto Davide Berio, a capo di una Giunta di Centro Sinistra. Più tardi Scajola diventerà il Coordinatore nazionale destinato a trasformare la Forza Italia di Silvio Berlusconi da movimento a vero partito politico. Quindi l’elezione al Parlamento e i diversi incarichi da ministro.
Scrive ancora Pizzimbone: “La coalizione di Sinistra aveva impostato gran parte della campagna elettorale sulla chiusura della discarica e la paladina di questa crociata era la neo-assessora all’Ambiente, del partito dei Verdi (Gabriella Badano ndr). Il mio obbiettivo era di farle cambiare idea e dopo mesi di lavoro riuscii nell’intento”.
Spiega Pizzimbone: “Lei aveva cambiato idea perché mi aveva ascoltato con attenzione e si era dimostrata una donna intelligente, toccando con mano tutti i problemi legati allo smaltimento dei rifiuti”.
Ma i problemi per i fratelli Pizzimbone a Imperia arrivano quando decidono di “fare piazza pulita” di “dirigenti strapagati” lasciati in Eco Imperia da precedenti gestioni e quindi di iniziare a “licenziare o trasferire”. Fino al punto di arrivare a trovare “bombe molotov nel portone di casa e cavi dei freni tagliati”.
La vicenda del trasferimento del marito della segretaria di Scajola e l’inizio della “guerra”
Scrive Pierpaolo Pizzimbone: “Tra le persone coinvolte c’era il marito di una delle segretarie personali di Claudio Scajola”. “Lui appena apprese la nostra decisione di trasferire il marito di lei andò su tutte le furie e telefonò immediatamente al nostro ufficio. Sfortunatamente, sia per lui che per noi, gli rispose mio fratello e gli intimò senza mezzi termini di revocare il trasferimento di quel dirigente. In caso contrario gli disse che ci avrebbe fatto la guerra. Mio fratello lo mandò letteralmente a quel paese”.
“Subimmo ogni sorta di pressione dai gangli degli apparati imperiesi legati a Scajola”
Pizzimbone racconta anche di un’indagine della Procura della Repubblica, legata a quella telefonata, che venne intercettata e scrive ancora: “Subimmo ogni sorta di pressione dai gangli degli apparati imperiesi legati a Scajola. Tutti i suoi ‘tirapiedi’, posizionati nei posti chiave governativi, ci saltarono addosso di loro iniziativa e diventammo così bersaglio da parte di ogni organo di controllo possibile e immaginabile. Anche addirittura qualche magistrato a lui legato e devoto. Durante una conversazione apparentemente conviviale, il messaggio che capimmo fu chiaro. Realizzammo che in caso di una condanna avremmo subito ritorsioni perpetuate da parte di Scajola. In tutta questa confusione con tutta questa pressione addosso mio fratello fu indotto dalle circostanze a fare una parziale marcia indietro che servì a Scajola per salvarsi dal processo. Questo però non gli impedì di leggerci comunque suoi nemici per sempre“.
E ancora: “Mandarono a processo sia me che mio fratello per peculato, reato costruito per cercare di fermarci”. “La Banca Popolare di Novara ci levò dalla sera alla mattina tutti gli affidamenti“. “Dopo molti anni, alla fine, ci fecero chiudere la discarica e ci boicottarono in tutti gli appalti provinciali”.
Dopo la lunga parentesi imperiese, i fratelli Pizzimbone puntarono su Milano e fondarono il Gruppo Biancamano.