Cinque anni di carcere, questa la condanna richiesta questa mattina, 6 giugno, in aula, dal Pubblico Ministero Luca Scorza Azzarà, per Vincenzo Pinna, a processo per incendio e truffa per il rogo che nel febbraio del 2018 divampò nel dehor nella pizzeria “I Nomadi” di Pontedassio, dove lavorava come pizzaiolo, devastando un’intera palazzina.
L’accusa nei confronti di Pinna è quella di aver “cagionato un incendio il quale, dipartito dal locale dehor dell’esercizio commerciale, si propagava all’intera struttura aziendale nonché agli alloggi soprastanti e alla facciata condominiale, derivandone pericolo per la pubblica incolumità […] Il movente dell’azione delittuosa […] appare ascrivibile a problemi di natura economica legati alla gestione dell’attività commerciale e in particolare alla finalità di ottenere l’indennizzo da parte della Compagnia di Assicurazione”.
Imperia: incendio dehor pizzeria, chiesta condanna in Tribunale
Requisitoria Pubblico Ministero
“L’incendio del 28 febbraio 2018 che distrusse il dehor della pizzeria, danneggiando sensibilmente tutto l’immobile dove era ubicato il locale, determinò l’inagibilità e lo sfollamento. I Vigili del Fuoco dovettero lavorare per diverse ore per lo spegnimento e la bonifica. L’incendio mise in pericolo l’incolumità di molte persone. I residenti vennero svegliati nel cuore della notte. Il rogo attinse ai piani superiori e, come raccontato da un residente, le finestre della casa presero fuoco e il condizionatore si stava sciogliendo. Questo per capire la gravità del fatto.
Pinna non era solo pizzaiolo, ma aveva un ruolo molto più penetrante nella gestione della pizzeria, come emerso dalle intercettazione telefoniche. Lui e la titolare erano sovrapponibili.
L’imputato ha fornito una ricostruzione falsa dei propri spostamenti quando è stato sentito le prime volte dopo l’incendio. Una ricostruzione frutto di una pianificazione precisa, di un piano preordinato con l’obiettivo di crearsi un alibi che escludesse la sua presenza al momento dei fatti contestati.
Da parte di Pinna ci sono state dichiarazioni contraddittorie, soprattutto quando l’imputato ha compreso che la sua prima versione dei fatti era stata smentita oggettivamente.
L’imputato ha preso una via insolita per raggiungere la pizzeria, una strada che porta verso località Monti, dove ha parcheggiato l’auto per poi dirigersi a piedi verso il locale da una stradina che conduce a una fascia soprastante la pizzeria. Da lì ha appiccato il fuoco che ha distrutto il dehor. Dopodiché ha fatto ritorno alla vettura ed è ripartito. Dopo un centinaio di metri ha fatto inversione ed è ritornato verso la strada principale, dalla quale ha raggiunto la pizzeria facendo finta di essere appena arrivato e trovandosi l’incendio davanti.
L’ipotesi colposa è da escludere. In primis perché nella giornata precedente la pizzeria era chiusa. Dunque non può esserci nessuna ragionevole causa per l’incendio. In più la pedana in legno del dehor è stata attinta da due lati dal fuoco, ma non dalla parte superiore. Un andamento incompatibile con un’origine accidentale, colposa, delle fiamme. Infine, c’erano tracce di benzina.
L’incendio è scaturito dallo spargimento di liquido infiammabile, benzina, sul pavimento. Il movente? Nel corso. dell’istruttoria abbiamo acquisito elementi rilevanti. In primo luogo le difficoltà economiche, sia di Pinna che della pizzeria, che era coperta da un’assicurazione anche per colpa grave e per fatti dolosi commessi da terzi. Non venivano pagati i contributi all’Inps, le polizze assicurative, l’affitto dell’appartamento. L’obiettivo di Pinna era quello di incassare il risarcimento dei danni dovuti all’incendio”.
Assicurazione Generali, avvocato Bruna
“Se il disegno criminoso di Pinna fosse andato in porto, avrebbe potuto incassare ben 200 mila euro di risarcimento. Pinna era cogestore della pizzeria e con l’incendio voleva porre fine alle difficoltà economiche. Chiediamo la condanna dell’imputato al risarcimento dei danni, con provvisionale di 10 mila euro”.
Titolare pizzeria, avvocato Tito Schivo
“La proprietà della pizzeria era della mia assistita, ma Pinna era il pizzaiolo e quindi conosceva bene cosa bisognava comprare. Per questo motivo teneva i rapporti con i fornitori, ma questo non ne fa un socio di fatto, come sembra che l’accusa voglia far intendere. Non è vero neanche che la pizzeria fosse in gravi difficoltà economiche. Non credo che esista una pizzeria che non abbia situazioni debitorie di scarsa entità da affrontare con rateizzazioni.
Pinna ha agito di sua volontà. A nostro modo di vedere il movente dell’incendio sono le pretese economiche che Pinna aveva verso la mia assistita e che probabilmente sperava di saldare con i soldi dell’assicurazione, tanto che ad oggi i due soggetti sono in causa. Chiediamo la condanna al risarcimento danni, 150 mila euro, con provvisionale non inferiore a 50 Mila euro”.
Difesa Pinna, avvocato Sandro Lombardi
“Si parla di debiti per poco più di 11 mila euro, non certamente una situazione grave. Pinna non è stato molto lucido nella ricostruzione dei propri spostamenti, questo è vero. Detto questo, è stato seguito dalle telecamere ogni passo, solo per 12-15 minuti non si sa dove sia stato. Solo per questo possiamo pensare di aver individuato l’autore dell’incendio? Questa ricostruzione della vicenda qualche dubbio ce lo lascia.
Alla difesa sfugge l’interesse del Pinna. Con l’incendio è rimasto fuori di casa, ha perso motorini e macchina che erano nel dehor. Che interesse poteva avere? In più Pinna non era l’intestatario dell’assicurazione, ma era semmai la titolare della pizzeria. Che interesse poteva avere? E’assurdo pensare che Pinna possa aver provocato un incendio per avere un risarcimento pari a zero. È assurdo anche pensare che sia rimasto estraneo alla vicenda l’unico soggetto che poteva beneficiare realmente da questa vicenda dell’incendio, ovvero la titolare della pizzeria, cui era intestata l’assicurazione. Chiedo l’assoluzione, in alternativa il minimo della pena, con la concessione dei benefici, e il rigetto delle richieste risarcitorie delle parti civili”.