“Abbiamo deciso di rivolgerci ai giornali per dare voce a un problema che rischia di ‘perdersi’ con il caldo estivo”. Inizia così una lettera inviata alla redazione di ImperiaPost da un gruppo di genitori di una scuola primaria di Imperia. Nel mirino i servizi scolastici che, ad oggi, lamentano le famiglie, non sono più ripartiti a pieno regime dopo l’emergenza Covid.
L’ultimo anno in cui i servizi scolastici accessori sono stati regolarmente erogati è stato il 2019. Le iscrizioni per pre-scuola, pranzo assistito, doposcuola breve e doposcuola, si erano aperte il 13 maggio 2019, per chiudersi il 15 luglio. Ad oggi, 22 giugno, non risulta alcuna comunicazione.
Imperia: servizi scolastici, monta la protesta dei genitori
“Con la ‘chiusura’ dello stato di emergenza – si legge – si sperava che l’Amministrazione riattivasse tutti i servizi scolastici a favore delle famiglie che in questi ultimi due anni hanno dovuto ‘inventarsi’ soluzioni di ogni tipo per affrontare l’anno scolastico, ma pare che non andrà così.
L’anno scorso, i servizi accessori sono stati ridimensionati in maniera approssimativa lasciando la metà delle famiglie senza doposcuola. Quest’anno siamo messi ancora peggio, non è stata fatta nessuna indagine conoscitiva o apertura iscrizioni. A quanto pare non verrà attivato nessun servizio. L’Amministrazione tace, fornisce risposte evasive.
L’Assessore Volpe, chiamato in causa all’inizio dello scorso anno scolastico parlava del doposcuola come un servizio accessorio che è sempre stato un fiore all’occhiello di questo Comune. Che fine ha fatto?
L’Amministrazione non può continuare a negare servizi scolatici fondamentali per la famiglia quali pre -scuola, pranzo assistito e doposcuola adducendo le colpe alle prescrizioni dettate dalle linee guida in materia di Covid perché non è più credibile.
Il Sindaco Scajola , in campagna elettorale, aveva messo al centro ‘la Famiglia’, ma durante il suo mandato sono spariti tutti i servizi scolatici. Viene da pensare, viste le grandi opere di cui va fiero, che non si tratti di mancanza di fondi, ma piuttosto di una mancanza di sensibilità verso i bambini. E le famiglie restano in attesa”.