“La macchina da scrivere è lo strumento attraverso il quale mi esprimo meglio in questo momento”. Lo racconta Mattia Maio, 33enne imperiese, in arte Mister Moustacchio, per spiegare la performance che ha recentemente portato in prima serata su Rai Due, al programma dedicato agli artisti di strada intitolato “Dalla strada al palco”, condotto dal noto cantautore Nek.
Sotto lo sguardo del pubblico e dei giurati speciali, Francesco Paolantoni e Biagio Izzo, in due minuti Mister Moustacchio ha realizzato, utilizzando solo la macchina da scrivere, il ritratto di una donna.
“Sono davvero sbigottito”. Ha affermato Paolantoni, al termine dell’esibizione.
“Sono Mattia in arte Mister Moustacchio – ha raccontato Mattia nella sua presentazione – Sono nato a Imperia, ho 33 anni e sono un artista di strada. Ho un rapporto di odio e amore con le macchine da scrivere, le batto tanto ma le coccolo anche. È lo strumento tramite cui mi esprimo meglio in questo momento.
Ho un ricordo collegato a mia mamma, che aveva fatto la tesi con la macchina da scrivere. Da piccolo molte volte ci giocavo facendo finta di essere un segretario.
La mia performance ruota intorno alla musica e alla sorpresa. La gente che passa sente prima il suono della macchina da scrivere, poi sente la musica, infine si avvicina e vede il disegno. Vedermi dall’esterno che mi muovo e suono il campanello è una roba un po’ strana. La mia prima fan è mia madre e il secondo è mio padre. Sostengono il mio percorso artistico”.
“Dalla strada al palco”: l’intervista all’imperiese Mattia Maio
A seguito della comparsa su Rai Due, ImperiaPost ha contattato l’artista 33enne per conoscere i retroscena di questa esperienza.
Com’è stato partecipare al programma?
“È stata una bellissima esperienza – racconta – mi sono trovato bene con tutta l’organizzazione, autori, addetti alla scenografia, fonici e soprattutto Filippo Neviani (Nek). I concorrenti che hanno partecipato con me erano davvero bravi e siamo riusciti a creare un bel gruppo specialmente con i ragazzi che sono partiti con me da Torino e con gli altri che ci hanno raggiunto dopo.
Ho avuto modo anche di conoscere sia la città, Roma è sempre bellissima, sia le persone. Insomma, un’ottima situazione sia umana che lavorativa in cui conto di tornare al più presto”.
Sei soddisfatto della tua performance?
“Sì, molto. Mi è piaciuta l’impostazione della scenografia. Avevo un po’ più di aspettative per le votazioni, ma solo perché è una esibizione nuova che non si vede spesso, però è stato bello sentire l’apprezzamento. Dopo che è terminato il programma molti hanno manifestato il loro interesse. Mi hanno contattato diverse persone e spero che il numero aumenti”.
Com’è nato il tuo modo artistico di esprimerti così particolare?
“È stato un processo naturale che si è sviluppato in modo quasi autonomo. Avevo cominciato in piazza con le cuffie, poi un giorno si è avvicinata una persona e mi ha detto: ‘che ritmo particolare che hai, ma sai anche suonare?’. E da lì ho pensato di inserire la musica nella mia performance, sperimentando generi e suoni diversi.
In questo caso mi sono portato un campanellino che ricorda il suono della macchina da scrivere e un sonaglino da piedi con cui mi do il ritmo.
Il mio sogno? Continuare a vivere e viaggiare con quello che faccio e che amo fare”.