22 Novembre 2024 03:27

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Imperia: ciminiera ex Ferriere, un progetto con troppe ombre. Dall’accordo beffa del 2007 sino al giallo sui costi della demolizione

In breve: Visto il legame profondo tra la città e le ciminiere delle ex Ferriere, in particolare quella centrale, che ha portato al lancio di una raccolta firme contro l'ipotesi di demolizione, il Comune di Imperia è chiamato, a nostro giudizio, a fornire alcune risposte chiare.

Corre l’anno 2007. Il Comune di Imperia e il gruppo Colussi (tramite la società Porta del Mare Srl) raggiungono un accordo per la riqualificazione dell’area ex Ferriere, di cui Colussi è proprietario. Il progetto, chiamato la “Porta del Mare”, prevede la realizzazione di due sale cinematografiche, una galleria commerciale, bar, ristorante e una Galleria della Dieta Mediterranea. L’intesa prevede, tra le altre cose, la cessione gratuita di due delle tre ciminiere, tra cui quella centrale, dal gruppo Colussi al Comune di Imperia. L’obiettivo? Realizzare una grande piazza pubblica.

A distanza di 15 anni, quell’accordo, siglato dall’amministrazione targata Sappa (Lanteri assessore all’Urbanistica) ha il sapore della beffa. L’area ex Ferriere, infatti, almeno sino ad oggi, versa in uno stato di abbandono, e il Comune si trova ad essere ancora proprietario delle due ciminiere (la terza è del Demanio) che hanno costi di manutenzione elevatissimi.

Imperia: ciminiera ex Ferriere, viaggio in un progetto di demolizione con troppe ombre

Arriviamo ai giorni nostri. È proprio dall’accordo beffa del 2007 che trae origine la nuova intesa tra Comune di Imperia e gruppo Colussi. L’amministrazione Scajola pone al privato, come condizione per il rilascio dei titoli edilizi per la realizzazione del progetto della Porta del Mare (chi si rivede), nel frattempo profondamente modificato (a cura della società Prima Srl, riconducibile all’imprenditore imperiese Gianfranco Navone, e presentato dalla Porta del Mare Srl, società del Gruppo Colussi, proprietaria dell’area) la messa in sicurezza delle ciminiere. A rivelarlo è il Vicesindaco Fossati in occasione del sopralluogo del 23 marzo 2021. Insomma, il Comune è proprietario delle ciminiere, ma, “squattrinato”, si pone in una condizione di dipendenza rispetto al privato per quanto concerne il futuro delle ciminiere.

Colussi affida l’incarico di verificare lo stato delle ciminiere alla Ditta Cazzaniga di Padova e al professor Napoli del Politecnico di Torino, il quale il 23 marzo 2021, in occasione del sopralluogo con il vicesindaco Fossati, dichiara che lo stato della ciminiera centrale è molto delicato, ma che è possibile ipotizzare, per la messa in sicurezza, una soluzione progettuale già impiegata per la Torre di Pisa e per la Cappella della Sindone. 

Il 21 ottobre 2021, in vista del consiglio comunale del 29 ottobre che prevede, all’ordine del giorno, una discussione sul progetto di riqualificazione dell’area ex Ferriere, viene consegnata ai consiglieri comunali una relazione urbanistica illustrativa in cui si legge: “Le tre ciminiere versano in una situazione di staticità tale da doverle assoggettare a controlli e verifica di stabilità. Per questi motivi, Porta del Mare s.r.l. ha affidato, a propria cura e spesa, a società dotate di attrezzature ed esperienza specifica in fatto di consolidamento di ciminiere e a professionisti di chiara fama, l’incarico di effettuare una verifica statica delle strutture costituenti le tre ciminiere di cui sopra e di redigere una relazione sulla situazione statica e di stabilità delle stesse. Le relazioni della società Gazzaniga Srl […] ed i calcoli di stabilità effettuati dalla società Sintecna di Torino, con il Prof. Ing. Paolo Napoli, […] hanno evidenziato la necessità di effettuare interventi volti a prevenire rischi per la pubblica incolumità. L’importo complessivo delle opere necessarie per la messa in sicurezza delle tre ciminiere è stato stimato pari a 200 mila euro“.

Nella relazione non si fa menzione di una demolizione della ciminiera centrale e si ipotizza una cifra pari a 200 mila euro per la messa in sicurezza di tutte e tre le strutture. Solo 8 giorni dopo, in consiglio, il vicesindaco Fossati dichiarerà: “Le ciminiere sono tre, due verranno stabilizzate e una verrà demolita, o ridotta, perché non stabile”.

Che cosa è cambiato in pochi giorni? E che cosa è cambiato negli ultimi mesi, tanto da essere già arrivati ad approvare (prima la Giunta, poi la Commissione Paesaggio) la demolizione della ciminiera centrale? Cosa ha portato il Sindaco Scajola a dichiarare pubblicamente, il 24 giugno 2022, “abbiamo affidato un altro studio all’ing. Paolo Napoli dell’Università di Torino che ha fatto una relazione sullo stato di salute della ciminiera centrale e siamo purtroppo nella necessità, e nella tristezza, di dover abbattere quella ciminiera perché è un pericolo. Abbiamo fatto un incontro con le imprese che mantengono le ciminiere e ci è stato detto che la ciminiera più alta potrebbe essere messa in sicurezza con un costo intorno al milione di euro”.

Perizie, conclusioni e cifre sono molto diverse a pochi mesi, se non giorni, di distanza. Cosa è cambiato?

La Soprintendenza

L’ultimo dilemma riguarda la Soprintendenza. Come si evince consultando il sito della Soprintendenza, sezione catalogo beni architettonici e paesaggistici, la ciminiera centrale risulta essere l’unica delle tre ad essere sottoposta a vincolo di tutela.

I beni sottoposti a vincolo sono regolamentati dal Codice dei Beni Culturali, che recita: “i beni culturali sottoposti a vincolo di tutela non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione, né tantomeno posso essere eseguiti su di essi lavori che non rispettino le indicazioni tecniche che garantiscano la tutela del bene”.

Una normativa chiara che, innanzitutto, sembra escludere l’ipotesi, paventata dall’amministrazione, di utilizzare le ciminiere come camini del depuratore, e in secondo luogo apre seri interrogativi sulla possibilità di demolire la ciminiera centrale delle ex Ferriere.

Un aspetto, quest’ultimo, di fondamentale importanza, visto che entro il mese di agosto si chiuderà la Conferenza dei Servizi che dovrà deliberare sul via libera o meno alla demolizione. Tra gli enti che dovranno esprimere il proprio parere c’è, appunto, la Soprintendenza. Che cosa deciderà?

Visto il legame profondo tra la città e le ciminiere delle ex Ferriere, in particolare quella centrale, che ha portato al lancio di una raccolta firme contro l’ipotesi di demolizione, il Comune di Imperia è chiamato, a nostro giudizio, a fornire alcune risposte chiare.

Quanto costa mettere in sicurezza le ciminiere? 200 mila euro tutte e tre, come enunciato nella relazione consegnata nell’ottobre del 2021 ai consiglieri comunali, o un milione di euro, per la sola ciminiera centrale, come dichiarato pubblicamente dal Sindaco Scajola? La ciminiera centrale deve essere per forza demolita (come sostenuto dalla Commissione Paesaggio ‘gravi carenze strutturali del manufatto che inducono alla richiesta di demolizione’ e dal dirigente del settore lavori pubblici del Comune di Imperia, Marco Marvaldi, ‘degrado irrecuperabile, talmente elevato da doversi ritenere non valutabile alcuna possibilità di intervento che non sia di totale demolizione’) o può essere salvata con un intervento di messa in sicurezza, seppur molto costoso, come dichiarato pubblicamente dal Sindaco? Se può essere salvata, perché il Comune non impone al privato l’intervento di messa in sicurezza visto che ha disposto come condizione per il rilascio dei titoli edilizi la salvaguardia delle tre ciminiere?

Risposte che la cittadinanza merita, per fugare ogni dubbio in merito al timore. ancora una volta, come già accaduto in passato, che l’operazione, di demolizione in questo caso, non sia una soluzione che vada incontro più alle esigenze economiche del privato che a quelle, storiche, affettive, della cittadinanza.

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