23 Novembre 2024 17:17

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23 Novembre 2024 17:17

UN’IMPERIESE TRA I NO TAV. IL RACCONTO DI UNA GIORNATA DI TENSIONE, TRA ESPROPRI E SCONTRI CON POLIZIA E CARABINIERI

In breve: A un paesaggio immerso nella pace della natura, tra campi e fattorie, in un terra che ha dato da vivere a decine di famiglie, fanno da contraltare gli scontri con Polizia e Carabinieri. La giornata scivola via così, fino a chiudersi con...

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Una giovane imperiese racconta in una lettera che trasuda emozioni e paure la sua giornata tra i No Tav, a difesa dei terreni da espropriare. A un paesaggio immerso nella pace della natura, tra campi e fattorie, in un terra che ha dato da vivere a decine di famiglie, fanno da contraltare gli scontri con Polizia e Carabinieri. La giornata scivola via così, fino a chiudersi con un un’amarezza di fondo, un senso diffuso di impotenza. “Qui c’è da riflettere e trovare una soluzione in generale. Non mi basta più pensare: ho portato a casa la pelle”.

LA LETTERA
Ieri il Cociv ha compiuto 10 espropri con l’aiuto delle forze dell’ordine ampiamente in forze, sei camionette piene di Polizia, quattro jeep dei Carabinieri più svariate macchine con sopra funzionari e una del Cociv.

La mattina alle 6 tutto era tranquillo, persone del posto che con gentilezza ci offrivano caffè, biscotti e focaccia e il movimento che pian pianino arrivava per il presidio. Alle 8.30 sono arrivate le divise blu e tutti o quasi siamo rimasti a bocca aperta per quello che stavamo vedendo. Saremo stati una cinquantina, noi. Rapporto iniziale 3 a 1. Non gli é stato difficile coglierci impreparati e anche un pó intimoriti (per lo meno io e un’altra compagna tremavamo dalla situazione) e sottrarre cosi il primo terreno. Ci siamo incordonati intorno al secondo/terzo esproprio, ma siamo stati divisi da un bivio ed é stato così che è iniziata la giornata. Tra i primi a utilizzare i manganelli é stato un Carabiniere che come se giocasse a rugby, mentre si cercava di non farli passare, ha utilizzato la punta del manganello per colpire ripetutamente il ventre di una ragazza. All’inizio non era difficile controllare la situazione, eravamo sulla Statale tra Valle Scrivia e Arquata, una strada che tutti noi conosciamo per cortei già partecipati gli anni passati. C’era un filo di passaggio delle macchine e quindi le forze dell’ordine non potevano permettersi di commettere troppe cavolate, sarebbero stati sotto gli occhi di tutti. Peccato che stavolta non ci fosse neanche un giornalista, ma solo persone del paese.

Alle 10.30 perdiamo anche il 2 e 3 esproprio. Ci spostiamo, verso i boschi a difendere terreni e fattorie. Fattorie in piena attivitá con cavalli, oche, galline, pecore. Prima di arrivarci però c’è ancora una tappa, ed è qui che ha avuto inizio lo sfociare della repressione.
Non saranno state certo le piccole barricate costruite a creare la giustificazione di essere caricati. La prima testa di uno dei compagni incordonati vieni colpita, la prima carica ha inizio. Poca acqua, 0 malo, strada stretta con il rischio di cadere.
Si cerca di resistere, anche se non si riusciva più a respirare, cs lanciati davanti e dietro il cordone; non solo si sono messi a lanciarci i lacrimogeni a pochi metri di distanza, ma di nuovo ad altezza volto. Arretriamo, la situazione era diventata troppo pericolosa e la Polizia aveva voglia di pestare. Chi era alle prime linee ha potuto sentirli, come minacciavano. cs davanti e dietro il cordone, caos, si scappa ma ovunque tu andassi piovevano da tutte le parti.
Proviamo a salire su in collina verso una casa privata che non c’entrava niente con gli espropri, i proprietari ci fanno segno di venire da loro, ma il cs viene sparato anche nel loro giardino e noi cosi ripieghiamo, riscendiamo verso la strada. Nel frattempo il signore Cociv continua a fare quel che gli interessava come se non accadesse nulla davanti a se. A un certo punto gira voce che ci sia un 5s, ma non dalla nostra parte. Insieme al Cociv e sparisce. È quasi mezzogiorno, siamo incordonati di nuovo a proteggere la fattoria, arriva l’ambulanza a soccorrere i feriti e soprattutto gli intossicati dai fumi.
Le forze dell’ordine si ridanno il cambio (ad ogni carica volti diversi), ancora qualche resistenza, ma a questo punto retrocedono e se ne vanno. Il cociv in quella zona aveva finito.(almeno sembrava).
È mezzogiorno e la macchinata con cui sono salita doveva ritornare a Genova. Mentre ci spostiamo per raggiungere la macchina ci fermiamo alla “casa Gialla”, altro esproprio della giornata e li in fila ci sono le camionette con gli sbirri. Si sono spostati nell’altro accesso per arrivare alla fattoria. Siamo obbligati a passarci di fianco. Altre vie non ci sono. I numeri per fare resistenza anche.
Camminiamo in fila sotto i loro sguardi ridenti, con il suono di sottofondo del ticchettio del manganello sullo scudo. Ridono. Rimaniamo mezzoretta dalla casa, mentre loro si spostano dalla fattoria. C’é solo il proprietario e pochi altri. Il terreno é immenso, indifendibile. In questa situazione me ne sono dovuta andare, salire in macchina con tanti pensieri e preoccupazioni, perché ieri il rischio era alto, altissimo.
Il resto l’ho saputo via sms e leggendo i giornali. Lascio a voi le conclusioni di impotenza di fronte a questa giornata dove sono stati fatti degli espropri anche illegali (lasciatemi passare questa affermazione), dove ho conosciuto contadini e allevatori che avevano rifiutato le allettanti proposte per salvare questa terra, bellissima, fertile e gli animali.
Qui c’è da riflettere e trovare una soluzione in generale. Non siamo carne da macello e neanche persone propense a immolarsi e diventare dei martiri. Non è stata tirata neanche una pietra e il risultato è stato due teste ferite, affumicati dai cs e un braccio rotto per quel che ne so. E ci è andata bene così, ma non basta. Non mi basta più pensare: ho portato a casa la pelle
“.

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