“Per la prima volta in 18 anni mi sono sentita straniera in Italia. Non dormo da due giorni, perché psicologicamente sono a terra”. È profondamente amareggiata Sanaa, la 38enne marocchina, con un marito invalido e nove figli (in attesa del decimo), che dopo aver lanciato un appello, tramite il nostro giornale, al Sindaco e al Prefetto, per una casa più grande, è stata subissata di insulti sui social.
Sanaa e Aziz: travolti dall’odio social per aver chiesto una casa più grande per i loro nove figli
“Rimandateli nel loro Paese”, “In certi casi ci vorrebbe la sterilizzazione obbligatoria”, “Cominciamo a castrarlo”, “Io direi una legatura delle tube”, “Tanto poi li fanno mantenere ad altri”, “Fate schifo ignoranti siete peggio delle bestie”, “E’ invalido per lavorare, ma per trombare funziona benissimo, o castrate lui o rendete sterile lei”, “Fatti chiudere le ovaie e torna a casa tua”, “Io vedo solo nove futuri sbandati in mezzo ai piedi a noi”.
Questi sono solo alcuni dei commenti (in totale più di 1.800) rivolti a Sanaa e a suo marito, Aziz. Siamo andati a trovarli, alle case popolari di Piani, dove vivono insieme ai loro nove figli in un appartamento di circa 100 metri quadrati. Sanaa, che ha perso il lavoro da badante un mese fa dopo la morte dell’anziana che accudiva e che è in cerca di lavoro, ci accoglie con un tè arabo alla menta, poi ci racconta tutta la sua amarezza per l’ondata di odio che ha travolto la sua famiglia.
Sanaa
“Buongiorno a tutti, in particolare a coloro che prenderanno a cuore la mia vicenda, cercando di trovare una soluzione. Io non mi aspettavo questi commenti contro di me. Io non ho chiesto niente, ho solo chiesto la possibilità di avere una casa più adeguata alle esigenze della mia famiglia. I commenti mi hanno toccato nel fondo. Prima di mandare l’articolo al giornale ho inviato alcune mail, via Pec, al Comune di Imperia, ai Servizi Sociali, all’Arte per chiedere se fosse possibile avere una casa nuova, ma non ho ricevuto nessuna risposta. Io non chiedo l’elemosina, ma solo una casa adeguata.
Io difenderò sempre la mia famiglia. Io lavoravo come badante, faccio la volontaria, lavoro ogni tanto per aiutare nei traslochi, nello sgombero di cantine.
Quelli che commentano e offendono devono ricordarsi che i loro nonni, i loro bisnonni, sono stati immigrati anche loro, in Germania, in Australia. Sono andati con le valigie piene di sogni per cambiare in meglio la loro situazione. Io ho lasciato il mio Paese, il Marocco, perché consideravo l’Italia un Paese sviluppato. Io sono qui da 18 anni, mio marito da oltre 20 anni, e non crediamo che l’Italia sia un Paese così, che non aiuta le persone. In tanti mi hanno scritto di tornarmene nel mio Paese. Ma il mio Paese ora è l’Italia, io ho avuto i figli qui in Italia. Stanno studiando, sono tutti stati promossi. Io voglio solo la pace. Non ho chiesto un castello, una Porsche, ma una casa adeguata per i miei figli. Perché possano studiare. Ora iniziano ad essere, alcuni di loro, adolescenti. Non riescono a tenere le proprie cose private. Chiedo alle persone di risparmiare questi commenti volgari, perché l’Italia non mostra questa volgarità, l’Italia è un Paese sviluppato. E’ una vergogna leggere certi commenti.
Qualcuno ha detto, ma perché fai così tanti figli? Io non sono italiana, la mia cultura è quella marocchina. Noi siamo abituati così, con il rispetto di tutti. Io ho fatto i figli perché li ho voluti io. Lavoro per i miei figli, non chiedo l’elemosina.
Non chiedo da mangiare. A tante persone, senza fare nomi, porto io da mangiare. Lo divido con loro. Non ho problemi, cerco di fare tutto a casa, di risparmiare. Cerco di pagare tutto, affitto, bollette. Non posso sentire la gente che mi dice, torna al tuo paese perché fai tanti figli e non riesci a mantenerli. Io e mio marito riusciamo a mantenere i nostri figli, abbiamo solo chiesto una casa più grande. In Italia c’è un problema di natalità, non nascono bambini. Il fatto che io abbia fatto tanti figli qui in Italia vuoldire che ho fiducia in questo Paese. Spero che possano rappresentare il futuro di questo Paese. Voglio dargli un futuro, non voglio che diventino delinquenti. Il più grande studia allo Scientifico, un altro è stato promosso alle medie Littardi con tanti buoni voti. In Francia ci sono stranieri che sono diventati medici, ingegneri, professionisti. Perché in Italia questo non potrebbe accadere?
Io desidero fare qualcosa di buono per la mia famiglia. Una casa migliore perché possano avere la loro intimità, il loro spazio per studiare. Io non ho chiesto una Porsche, una Ferrari. Ho chiesto se c’è la possibilità di avere una casa più grande. C’è la possibilità? Bene. Non c’è? Pazienza. Senza offese. Io rispetto tutti. Non ho lavorato per un mese perchè l’anziana dove lavoravo come badante è mancata e sono stato ricoperta di insulti. Io non sono mai rimasta a casa con le braccia incrociate. Ho sempre lavorato. Non ho ammazzato nessuno, non ho abbandonato i miei figli. Perché questi commenti?
Per la prima volta mi sono sentita straniera in Italia. Non dormo da due giorni, perché psicologicamente sono a terra. Non riesco a sopportare questi commenti volgari. Non c’entra con la religione, è una volgarità da parte di gente che non mi conosce. Potevano risparmiarsi certe offese. Non me le aspettavo. Io sono sempre andata d’accordo con tutti. Menomale che ho chiesto solo una casa. Se chiedevo altro cosa facevano, venivano con il fucile?”.
Aziz
“Io sono arrivato in Italia nell’89. Dall’89 fino a cinque-sei anni fa ho sempre lavorato. Ho fatto un pò di tutto. Ho fatto il muratore, lavori di campagna. Ultimamente lavoravo al mercato, come ferramenta. E lavoravo da solo perché lo stipendio che guadagnavo non mi dava la possibilità di assumere una persona che mi desse una mano. Con il tempo ho avuto problemi alla schiena, non potevo portare più niente e ho dovuto lasciare il lavoro.
Tra me e mia moglie non c’è un discorso ‘lavoro io, lavori tu’. Chi può fare qualcosa per la famiglia lo fa. Mi sono quindi occupato io, in prima persona, della mia famiglia, dei miei figli. Aiutarli a fare i compiti, seguirli. Perché non potevamo io e mia moglie lasciare i nostri figli in mezzo alla strada.
Faccio anche il volontario nella moschea di Imperia, l’Imam. Faccio tutto quello che posso fare.
I commenti? Dico la verità. Non li ho letti. Non voglio leggerli, perché so che nella vita ci sono brave e cattive persone. Per nostra sfortuna i cattivi hanno parlato tutti, i bravi no, non hanno magari avuto tempo. Questi commenti mostrano una crisi sociale. Non solo in Italia, nel mondo. C’è gente che ha poca esperienza, poco studio. Hanno viaggiato poco, non conoscono le altre culture. E vivono nel proprio ego, pensando di essere migliori di tutti. E quando vedono un altro, pensano sempre sia inferiore.
E questo non può essere un problema nostro, ma loro. Troppe persone sono influenzate dai media, in difficoltà per tutto quello che è successo con il Covid. Però se ho un problema non lo scarico sul mio vicino. Non do la colpa a lui.
I tanti figli? E’ un modo mio per partecipare, per contibuire al futuro di questo Paese. I miei figli sono nati in Italia, vivono in Italia. Non andranno mai in Marocco. Andranno magari in vacanza, ma torneranno. Questo è un mio modo per ringraziare l’Italia che mi ha dato tanto. Ringraziarla con questi figli che spero potranno essere importanti per il futuro dell’Italia”.