Badalucco non smette di sorprenderci: in queste settimane d’estate il piccolo ma vivace borgo ha ospitato il Bistrot dell’Ulivo e la seconda edizione del .DIFFEST, a cura dell’associazione Punto diFfusione, offrendo importanti momenti di riflessione e musica con personaggi d’eccellenza come Lella Costa, Oscar Farinetti e Tricarico.
Ma non è tutto: recentemente Badalucco è stata meta di vacanze per l’omonimo attore americano Michael Badalucco, noto per la serie televisiva statunitense “The Practice” e per aver lavorato con grandi guru del cinema come Joel and Ethan Coen e Spike Lee.
Una nostra amica della Valle Argentina, Sonia Bracco, lo ha intercettato e intervistato per noi: Michael ci ha raccontato dei suoi film, del suo bizzarro incontro con Badalucco e con Franco Roi, anima del Bistrot dell’Ulivo, e della voglia di tornare presto a visitare l’Italia.
Michael Badalucco: nato a Brooklyn ma con origini italiane, esatto?
Sì, mio padre è nato in Sicilia, in un paese chiamato Paceco, in provincia di Trapani.
Come è venuto a conoscenza di Badalucco, paese suo omonimo?
Mi trovavo a Cannes nel 1992 per il fim “Mac”: un giorno di ritorno da Sanremo verso Cannes, durante il controllo frontaliero, un poliziotto mi rivelò che esisteva un paese mio omonimo in Italia, non troppo lontano dalla frontiera.
Il giorno dopo ero intenzionato a trascorrere la giornata con un mio amico a Montecarlo ma, preso dalla curiosità, ho proseguito il viaggio in direzione Triora, finché non mi sono imbattuto nel segnale stradale che indicava il mio ingresso a Badalucco. Ora il segno è stato spostato ma all’epoca si trovava nel piazzale di Franco e Rossella Roi. Accostai intenzionato a farmi scattare una foto vicino all’insegna che portava il mio nome e tornare a rapidamente a Montecarlo ma un veicolo in sosta oscurava leggermente il cartello. Io ed il mio amico Jeff ci guardammo intorno e lui suggerì:”Michael io citofono e chiedo a qualcuno se è possibile spostare la macchina per scattare una bella foto” e così fece. Uscì questo uomo alto, con i capelli scuri ed una sigaretta in bocca, gli dissi: “Buongiorno il mio nome è Michael Badalucco e vorrei fare una foto vicino all’insegna? puoi spostare leggermente il veicolo?” Franco rispose: “No! La mia famiglia vive e produce olio in questo paese da più di un secolo e non esiste nessuna famiglia che porta il nome Badalucco, se esistesse lo saprei!”. Io gli mostrai la mia carta d’identità, dicendo:”Io sono Michael Badalucco, vedi?” Lui sorrise e non solo spostò il veicolo ma ci portò a visitare il paese, a cena ad assaggiare la grappa…..non siamo mai arrivati a Montecarlo!
Viaggia di frequente in Italia e torna spesso a Badalucco?
E’ già la quarta volta che torno a Badalucco! ma a causa dei miei molteplici impegni non sono mai riuscito a trascorrere, sino ad oggi, un po’ di tempo in relax nel paese. Devo dire che il tempo trascorso qui è stato fantastico! Non sto scherzando. Sono stati giorni incredibili, mi sono sentito come in un film di Fellini! Cibo fantastico, ottimo vino, la finale dei mondiali al bar…le persone: calde, sorridenti …e poi ti alzi al mattino vai a prendere il caffè e la gente ti dice buongiorno e la bellissima festa sul fiume con band strabilianti che suonavano blues del Missisipi da un lato e dall’altro Jimi Hendrix! ..per me è stato come un sogno. Nella mia idea Badalucco era come un paese poco abitato e molto tranquillo….è esattamente l’opposto! E’ pieno di vitalità, di cose e persone interessanti!
Lei ha lavorato con registi del calibro di Woody Allen e dei fratelli Coen, poi ha avuto anche grande successo nel piccolo schermo in serie televisive di alta qualità, come The practice, Bones, Cold case. Qual è il lavoro più impegnativo e quale l’ha emozionata di piu’?
Impegnativo? Ogni ruolo è impegnativo a suo modo ed è quello che mi piace di questo lavoro, mi piace chiedermi: “come posso rendere questo carattere credibile, vivo. Riuscirò a conquistare lo spettatore? o a divertirlo a farlo piangere? insomma ad emozionarlo?”, e mi impegno al massimo per raggiungere il risultato sperato.Ma visto che me lo chiedi..conosci “O Brother, Where Art Thou?” (Fratello, dove sei?) dei Fratelli Coen
Sì, lo adoro!
Ecco…sai eravamo in Missisipi, era molto caldo ed umido, indossavo questi costumi di scena pesantissimi..è stato faticoso ma molto molto divertente! Rifarei tutto. In realtà non ho mai fatto un lavoro che non ho amato.
Non ho mai pensato durante la mia carriera: ‘grazie al cielo questo lavoro e’ concluso’. Stanislavsky diceva ‘non ci sono piccole parti solo piccoli attori’. E sono grato ogni giorno di poter fare il lavoro che amo.
Il film che mi ha emozionato di più …devo dire rimane MAC con John Torturo. E’ stato girato tempo fa, nel 1990/91, ed e’ stato molto importante per me perché riguardava una famiglia di carpentieri e mio padre, Giuseppe Badalucco, era un carpentiere. Quando arrivò a New York cominciò a costruire set cinematografici e set pubblicitari. Lavorò molto per i film di Woody Allen. Mac parlava proprio di una famiglia Italo-americana di carpentieri, mi sentivo quindi molto vicino al carattere che impersonavo.
Personalmente adoro il film di Spike Lee: “S.O.S. The summer of Sam”. Come è stato impersonare un serial killer, David Berkowitz, il figlio di Sam?
Oh! Sono contento che tu me lo abbia chiesto. A proposito di ruoli ‘impegnativi’…questa è stata una parte davvero impegnativa. Dovevo impersonare una persona reale, un killer reale, un essere umano violento e terribile.
Quando Spike Lee mi contatto per la parte mi disse che assomigliavo a David Berkowitz! Prima di tutto chiesi il permesso a mia madre!Cominciai a documentarmi e a leggere libri che parlavano di the Son of Sam ma mi chiedevo sinceramente come avrei fatto a trasportare la mia mente in posti così oscuri. Cosa ho fatto è stato recarmi in un Virgin store a comprare il cd di Marilyn Manson ‘cannibal corpes’ che io personalmente detesto. Mi chiudevo in casa e mi obbligavo ad ascoltare questo cd per ore ed ore a volumi altissimi cercando di esplorare il lato oscuro di me. Mia moglie Brenda non ne era molto felice! Sì, decisamente un ruolo impegnativo.
Come si è sentito, dopo anni, a lavorare nuovamente con John Torturro e Woody Allen in “Fading gigolo” (“Gigolò per caso”)?
Io è Jhon siamo davvero molto amici, abbiamo frequentato anche l’università insieme.
È sempre splendido ritrovarci.
In quanto a Woody, terminato il college alla sera lavoravo come attore ma di giorno, per aiutare la mia famiglia e guadagnare qualcosa lavoravo con mio padre. Lavorammo insieme su diversi set di Woody Allen e lì ho avuto l’occasione di conoscerlo bene: si parlava e si scherzava spesso del più e del meno.
Quando Jhon mi assegnò la parte in “Fading gigolo'” fui molto contento di ritrovare Woody, che per altro non è cambiato affatto, ed abbiamo ricordato i bei momenti passati insieme.
Grazie mille Michael, per la tua gentilezza e per il tuo tempo.
Grazie a voi, ho passato una settimana meravigliosa!
Tornerò presto a trovarvi.
di Sonia Bracco