“Ai giovani e ai miei nipoti dico sempre che bisogna essere impegnati perchè l’impegno dà libertà, ti rafforza, ti rende qualcuno e non ti accorgi che gli anni passano. Io ne 88 di anni e mi sento ancora viva, mi interesso ancora di politica“. Lo racconta Carla Canetti, 88 anni, storica compagna della CGIL Imperia, ricordando le sue battaglie per difendere i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, portate avanti fin dalla tenera età di 14 anni.
In occasione dell’inaugurazione della nuova sede della CGIL a Diano Marina, per la quale Carla Canetti ha tagliato il nastro alla presenza di molte autorità civili e sindacali del territorio, ImperiaPost l’ha intervistata per ripercorrere insieme il lungo cammino delle lotte sindacali.
Imperia: una vita dedicata alla lotta per i diritti, la storica compagna CGIL Carla Canetti
“Era il periodo del dopoguerra, eravamo tutti poveri e senza diritti. Si è combattuto per il diritto più grande che era quello della libertà. Non c’era lavoro. Noi giovani comunisti ci siamo accostati alla CGIL e di lì è diventata la mia casa, cui ho dedicato tutto il mio tempo libero.
La prima battaglia che ricordo, quando avevo 14 anni, riguardava lo sciopero per le raccoglitrici di olive. Allora c’erano tante raccoglitrici perchè non c’erano le reti. Lo sciopero era durato pochissimo perchè c’erano le olive tutte per terra e il padrone non voleva perdere il raccolto. A quel tempo le olive si raccoglievano da terra e si andava ‘a quarta’. Le raccoglitrici dovevano riempire ogni canestro di una quarta. La prima battaglia l’abbiamo fatta per avere la possibilità di raccogliere quando scendevano le olive per il vento, dato che ce n’erano di più. Il nostro obiettivo era quello di poter lavorare a cottimo per noi e poi, mi viene da ridere a ripensarci, nella proposta c’era anche una bottiglia di vino e due etti di mortadella da portare a casa.
Il padrone ha resistito tre o quattro ore perchè se no le olive per terra marcivano. Le anziane quasi piangevano perchè avevano timore di perdere il posto di lavoro, ma io rispondevo ‘ma lui non raccoglie il raccolto per terra, prima o poi cede lui. Noi non cediamo’. Eravamo ragazzine spensierate, non sposate.
Lì è incominciato il mio lavoro nel sindacato. Poi ci sono state le battaglie del lavoro degli anni 69/70, i grossi scioperi dell’Agnesi, poi il periodo in cui sono chiuse tutte le aziende. Ce n’era tantissime e tutte le volte era una fitta al cuore, per i giovani soprattutto. È passata una vita così, tra una battaglia e l’altra. Facevo anche politica, sono stata anche consigliere comunale, oltre a crescere i miei figli.
Ricordo che spesso dicevo di avere tre chiese: ho la mia chiesa da cristiana, il PCI che è la mia chiesa e la CGIL che è la mia chiesa. Dunque non mi sono mai sentita sola, ho vissuto un bel periodo. Sono contenta dei sacrifici, alle 4 a fare i picchetti davanti alle fabbriche d’inverno con il falò. Ci sarebbe da scrivere un libro.
Ai giovani e ai miei nipoti dico sempre che bisogna essere impegnati perchè l’impegno dà libertà, ti rafforza, sei qualcuno e non ti accorgi che gli anni passano. Io ne 88 di anni e mi sento ancora viva, mi interesso ancora di politica. Ho fatto anche la casalinga. Una vita vissuta secondo me bene, con tutti i problemi che la vita dà.
Il problema più urgente da affrontare oggi? È il lavoro, perchè è quello che ti rende libero e libera, che ti rende più forte in famiglia. Il lavoro e la salute sono le due basi principali della persona. Se c’è lavoro c’è anche meno delinquenza. Quello che succede oggi è che non solo non c’è più lavoro, ma non ci sono nemmeno più i centri per i ragazzi che c’erano una volta. Da una parte c’erano i pionieri, dall’altra i Boy Scout. Ognuno la pensava come voleva, ma i ragazzi crescevano in un posto dove imparavano a convivere con gli altri. Ora c’è una società diversa, da riconquistare. Ecco perchè la CGIL torna sulla strada, perchè è importante essere in mezzo alla gente e sapere i bisogni che hanno direttamente, se stai chiuso in un ufficio, in un partito, in una lega o in associazione la gente non la puoi conoscere”.