“Le bollette sono quadruplicate e siamo costretti a tenere una sala con le luci spente e a usare un solo forno. Cosa faremo quando i clienti non potranno più permettersi di mangiare una pizza fuori?“. Questo il grido d’allarme di Simonetta Ascheri, titolare della pizzeria “Peperetta Dispetusa” in via XXV Aprile a Oneglia, delineando il quadro che stanno affrontando a causa della crisi energetica e del relativo aumento dei costi.
Simonetta Ascheri ha quindi deciso di lanciare un appello ai colleghi ristoratori ed esercenti a unirsi in una protesta corale per chiedere un intervento del Governo prima che sia troppo tardi.
Bollette quadruplicate, l’appello di Simonetta Ascheri
“La situazione è brutta, un po’ più brutta della volta scorsa quando c’era il lockdown per il Covid, perchè in quell’occasione avevamo la speranza che superata la fase critica ci sarebbe stata una ripresa che, devo dire, c’è stata. Abbiamo fatto una buona estate credo quasi tutti. Dopo l’estate dobbiamo affrontare il problema dei rincari delle bollette.
Porto il mio esempio: contratto bloccato fino a maggio, media mensile di 650/700 euro, a giugno la bolletta è salita a 950 euro, a luglio 2.136 ad agosto oltre 2.600 euro. Quindi quadruplicata rispetto alla media prima della crisi che attribuiscono alla guerra. Sicuramente influirà in una certa misura, ma si sente parlare sempre più spesso di speculazioni e guadagni altissimi.
È una difficoltà oggettiva per noi, dato che abbiamo anche altre spese, la spazzatura, gli affitti, il personale. Quello che è peggio, e che la gente pare non capire, è che l’aumento del costo dell’energia va incidere anche sulle materie prime. Il panettiere dovrà aumentare i prezzi, chi vende i cubi per la pizza anche, la farina la pagavo all’ingrosso a 0,75 ora 1,20, comprandola a quintale. Tutti i prezzi dei prodotti lieviteranno. Le persone troveranno tutti i prezzi aumentati al supermercato. Le aziende dovranno per forza aumentare i prezzi e quando i clienti non compreranno più dovranno lasciare a casa i dipendenti. So di un collega nostro fornitori che ha ricevuto una bolletta della luce di oltre 50 mila euro, dovendo usare molti frighi. Come si può andare avanti così?
La gelateria di piazza Dante ha dei dipendenti e ha deciso di spegnere i frigoriferi per non lasciarli a casa.
Cosa facciamo per affrontare il problema? Al momento, ad esempio, finchè il clima lo permette lasciamo la sala interna con le luci spente, ora le abbiamo accese per l’intervista. Una delle due sale è perennemente spenta. Una delle due camere del forno viene spenta verso le 21.30. Stiamo valutando una chiusura anticipata verso le 23 oppure diminuirò le luci. Tra poco servirà il riscaldamento, qui da noi è tutto elettrico, quindi useremo solo la sala piccola che si riscalda più in fretta, mentre noi staremo al freddo.
Però l’ansia è che un giorno i clienti non ci saranno più, perchè quando la gente deve arrivare a fine mese con lo stipendio e con gli aumenti non ci sta più dentro, mangiar fuori non rientrerà nelle spese. Siamo di nuovo punto e a capo, dopo tre anni di sofferenza per la pandemia.
Sono molto pessimista, vedo buio, vedo la possibilità di chiudere dopo 32 anni a 60 anni, e non è facile riciclarci. Come me penso tantissimi colleghi. L’unica cosa che ci propongono è appendere le bollette in vetrina, come se questo risolvesse il problema.
Per noi commercianti penso che un’azione di chiusura forzata volontaria di tutte le attività per una settimana provocherebbe un tale calo nella domanda da far capire che forse è necessario correggere qualcosa: togliere l’IVA, togliere l’accise almeno finchè non si trova una soluzione, per permetterci di continuare a lavorare.
Lancio questo appello perchè ho sentito colleghi devastati. Chi ha dei dipendenti, aiuti, commesse, si troverà a dover lasciare gente a casa, che poi peserà sul reddito. Chiederanno reddito di cittadinanza, disoccupazione finchè dura. Dopodichè lo Stato spenderà talmente tanto per pagare quello che forse aiutarci adesso sarebbe più conveniente per tutti”.