Novantanove anni di carcere. Così si è chiuso, a Genova, con la formula del rito abbreviato, il processo relativo alla maxi inchiesta antidroga coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, in collaborazione con la Procura della Repubblica di Imperia.I 12 imputati, due dei quali imperiesi, sono stati condannati con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina).
Fondamentale l’operato del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Imperia, coordinato dal Pubblico Ministero Francesca Buganè Pedretti.
Spaccio di droga nell’imperiese: condanne pesanti a Genova
I due imputati imperiesi sono Giovanni Stramare, ex consigliere comunale di San Lorenzo al Mare (52 anni, ex Fratelli d’Italia, eletto nella lista Civica San Lorenzo Oggi, decaduto dopo l’arresto dell’aprile 2021) difeso dall’avvocato Alessandro Moroni, condannato a 5 anni di carcere, e Marco Catano, di Diano Marina, difeso dall’avvocato Mario Ventimiglia, condannato a 8 anni di carcere.
Per quanto concerne i restanti 10 imputati, sono state comminate condanne durissime. Le più alte, 16 anni, a Youness El Kettani, considerato il capo dell’organizzazione criminale, e 13 anni e 4 mesi a Mariam El Ajjouri.
Le altre condanne
- Soad Er Ritmi 6 anni e 8 mesi
- Seddik El Khechabi 7 anni e 4 mesi
- Mostapha Erritmi 6 anni e 8 mesi
- Ahmed Kettane 7 anni e 4 mesi
- Youssef El Ajjouri 7 anni e 4 mesi
- Boutcha El Kamili 8 anni e 8 mesi
- Teresa Madianiti 5 anni
- Fouad Remyqy Er Terraf 7 anni e 4 mesi
L’inchiesta
Le indagini, inizialmente finalizzate a determinare i contorni delle attività di spaccio di alcuni dei soggetti indagati, operanti tra Imperia e i comuni limitrofi, consentivano successivamente di individuare un’associazione a delinquere, facente riferimento ad una famiglia di origine marocchina residente a Loano (SV), che si avvaleva di una capillare schiera di pusher, anche italiani, attivi tra le province di Imperia e Savona.
Il gruppo criminale era strutturato secondo una ben definita suddivisione dei compiti: vi era chi si occupava di reperire lo stupefacente presso i “grossisti” e chi, invece, presiedeva alle piazze di spaccio nell’impberiese e nel savonese.
Altri indagati, invece, avevano ruoli complementari ma non per questo meno importanti: dalle “vedette“, al trasporto e all’occultamento delle sostanze stupefacenti, al fine di impedire che il traffico illecito potesse essere individuato nell’ambito degli ordinari controlli sul territorio delle Forze dell’Ordine.
Le indagini, eseguite dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Imperia, consentivano di documentare e ricostruire oltre 7 mila episodi di minuto spaccio, in gran parte riguardanti la cessione di un grammo, o anche meno, di cocaina, nei confronti di una platea alquanto eterogenea di assuntori per età, estrazione sociale e attività lavorativa svolta.
A questi ultimi, residenti in gran parte tra i comuni di Imperia, Ceriale, Albenga, Alassio, Andora, PietraLigure,Varazze, Arma di Taggia, Bordighera e Sanremo, veniva peraltro praticata una forte “scontistica” nel caso si trattasse di “clienti” abituali.
Come ricostruito dalla Fiamme Gialle, a fronte di un giro di affari di circa 520.000 euro, prodotto in circa unanno, l’organizzazione criminale conseguiva guadagni netti prudenzialmente quantificati in 225.000 euro.
Nel corso delle indagini venivano sottoposti a sequestro oltre 3 kg di cocaina, 9 kg di marijuana, 4 kg di hashish, 300 grammi di eroina, 200 pasticche di ecstasy, 8 autovetture, 45 smartphone, bilancini di precisione e denaro contante per migliaia di euro.
Le investigazioni avevano fatto inoltre emergere come l’attività di spaccio si svolgesse con grande impegno: vi erano pusher che percorrevano anche 100 km al giorno con la propria autovettura per raggiungere “a domicilio” i vari consumatori, o che erano così impegnati nelle attività criminali da lamentarsi di dormire poco, per poter garantire l’ampia reperibilità oraria richiesta dai dominus del sodalizio.
Alcuni soggetto, nonostante fossero già agli arresti domiciliari, vendevano lo stupefacente presso la propria abitazione.