“Chi ha un tumore spesso non viene più considerato una persona dagli altri, ma solo un paziente. Viene identificato con la malattia stessa. Ma non è così. Io ho voluto metterci la faccia per lanciare un messaggio di forza a chi sta combattendo come me”. Queste le parole di Antonella Acquarone, imperiese di 55 anni, che è diventata uno dei volti della campagna di sensibilizzazione “Io non sono il mio tumore” promossa da QVC per sostenere “Pink is Good“, il progetto della Fondazione Umberto Veronesi che sostiene la ricerca.
Nel dettaglio, l’iniziativa ha visto come protagoniste, oltre ad Antonella, altre quattro donne, Pina, Nadia, Francesca e Valeria, che stanno affrontando la loro lotta contro il cancro. A realizzare i loro ritratti è stato il fotografo imperiese Settimio Benedusi che non è nuovo a mettere a disposizione i suoi scatti per collaborare con enti e associazioni per finalità benefiche.
Il ricavato dell’iniziativa sarà devoluto in favore dei ricercatori impegnati nello studio delle cure e della prevenzione dei tumori femminili.
“Io non sono il mio tumore”: l’intervista ad Antonella Acquarone
“Ho 55 anni, ho una figlia, che ha 20 anni e si chiama Camilla, e nella vita sono una chef – racconta Antonella a ImperiaPost – ho lavorato a Imperia, a Diano Marina e nell’entroterra, ho avuto diverse attività”.
Com’è nata la collaborazione con Settimio Benedusi?
“L’ho conosciuto per la prima volta alla sua bottega dei ritratti al Parasio, quando ero andata a realizzare una foto, due anni fa, insieme a mia figlia per i suoi 18 anni.
Poi ci sono tornata quest’anno, dopo aver scoperto di avere un tumore al seno, con un intento preciso. Volevo fare un ritratto di me con i capelli a zero per avere una foto di come sono adesso e poi farne un’altra alla fine del mio percorso, quando sarò guarita, perchè so che vincerò. Durante questo periodo sto infatti tenendo un diario con l’obiettivo di pubblicarlo un giorno per raccontare la mia storia. Ho spiegato quindi a Settimio che volevo scattare una foto che comunicasse forza, coraggio, non preoccupazione o chiusura.
Dopo alcuni mesi Settimio mi ha richiamata e mi ha proposto di partecipare a questo progetto a sostegno della ricerca e non ho esitato un momento: ho detto immediatamente di sì. È stata una cosa che ho fatto sia per me, dato che anche io beneficio per la ricerca, sia per gli altri. Infatti penso che se anche solo una persona, vedendo la mia foto, si sentirà meno sola e non sentirà più il bisogno di nascondere la sua malattia, allora ho raggiunto il mio scopo. So che non è stato facile trovare donne disposte a esporsi e per questo ritengo che sia importante farlo, per fare in modo che le persone non si nascondano più”.
Come hai reagito quando hai scoperto di avere un tumore?
“È stato come se mi avesse travolto un tir, anche perchè lo stesso giorno è stato diagnosticato un linfoma all’intestino a mia madre, mancata poi pochi mesi fa. Io faccio da anni un’attenta prevenzione perchè in famiglia abbiamo avuto tanti casi. Nonostante ciò, un giorno tramite l’autopalpazione ho sentito un nodulo e ho subito capito cosa fosse. Dopo i controlli ho avuto la conferma. Da lì è iniziato il primo ciclo di chemio, poi il secondo ciclo con anticorpi monoclonali. Ora ho iniziato il terzo ciclo con una cura nuova, ma non sta dando i risultati sperati. Adesso ho quindi iniziato la radioterapia.
È molto dura. A causa delle cure ho perso i capelli, sono dimagrita moltissimo, ho la mastite al seno e quindi non sono operabile al momento. Il tumore però è fermo e questa è già una buona notizia”.
Cosa ti da più forza?
“Senza dubbio la vicinanza della mia famiglia. Ho la fortuna di avere una famiglia meravigliosa che mi supporta e mi sostiene con disponibilità estrema. Non mi sento mai sola. La cosa più importante è non perdere la positività. Certamente bisogna essere realisti, ma sempre con ottimismo. Bisogna avere fiducia nella medicina, la ricerca fa passi da gigante. Ovviamente ci sono i momenti no, ma si superano pensando che questo è solo un periodo e che passerà. Per questo ho deciso di lanciarmi in questa iniziativa, perchè a volte anche solo vedere una foto, leggere una frase, può essere un appiglio per chi sta male per andare avanti”.
Com’è andata la giornata alla Fondazione Umberto Veronesi?
“Benissimo, mi hanno fatto sentire una VIP. Insieme allo staff Qvc abbiamo visitato la fondazione e sono stati tutti gentilissimi. Ci siamo sentiti a nostro agio. È stata una bellissima giornata”.
Quali sono i messaggi che vorresti lanciare con questa fotografia?
“Prima di tutto ricordare a tutte le donne l’importanza della prevenzione. Poi, vorrei lanciare un appello a chi ha a fianco una persona malata di starle vicino, senza timori, senza esagerata compassione. A volte si ha solo bisogno di un gesto, di sapere che se abbiamo bisogno l’altra persona c’è, di sentirci ancora donne e non solo pazienti.
Infine, vorrei dire alle donne che stanno lottando come me di non nascondersi, non vergognarsi. Parlare è importante, più se ne parla, più si rompe il tabù. La ricerca è importantissima per fare passi avanti. Sosteniamo i giovani ricercatori e le giovani ricercatrici”.