“Siamo amareggiati, ma l’unica cosa che possiamo fare in questo momento è chiudere per il mese di novembre. È la prima volta in 22 anni di attività”. Queste le parole di Paolo Antoniotti, ristoratore 65enne, titolare dell’Osteria del Pescatore a Borgo Foce, a seguito dell’arrivo delle bollette di energia elettrica e gas relative ai mesi estivi.
Com’è noto, infatti, da alcuni mesi l’Italia sta assistendo a un vertiginoso aumento dei costi dell’energia, a causa degli equilibri internazionali precari dovuti alla guerra in Ucraina, che si traduce in prezzi esorbitanti per i consumatori finali, particolarmente gravosi per i titolari di attività di ristorazione, bar, locali e attività ricettive.
Paolo Antoniotti, ristoratore da 32 anni e titolare da 22 dell’Osteria del Pescatore a Borgo Foce, sorpreso da una bolletta dell’energia elettrica di oltre 11 mila euro (a fronte di 3.200 euro dello stesso periodo dello scorso anno), ha deciso di chiudere provvisoriamente il locale in attesa di vedere come evolverà la situazione.
Imperia: “Bolletta da 11.150 euro”. L’amarezza dell’Osteria del Pescatore
“La nostra situazione purtroppo è comune a tanti se non tutti i ristoratori e i titolari di bar ed esercizi commerciali – spiega Paolo Antoniotti a ImperiaPost – stiamo subendo aumenti stratosferici nelle bollette dell’energia fuori da ogni logica. Eravamo pronti a un aumento, ma non a questi livelli.
La bolletta di luglio e agosto dello scorso anno era stata di 3.200 euro. Quest’anno, a praticamente parità di consumo, è salita a 11.150 euro. Tre volte e mezzo di più. Siamo rimasti senza parole. Quella di settembre lo scorso anno era stata di 800 euro, quest’anno più di 3 mila euro.
Lo stesso aumento lo ha subito il gas: da 400 euro dell’anno scorso a 1.200 euro quest’anno. Come si sa, inoltre, è aumentato anche tutto il resto, come le materie prime, le verdure in particolare.
Così io e mia moglie ci abbiamo ragionato e abbiamo fatto dei conti, realizzando che di questo passo butteremmo via quello che ci siamo messi da parte lavorando tutta la vita e rischieremmo di chiudere l’attività. Per questo abbiamo deciso di fermarci per tutto novembre fino al 10 dicembre, cosa che non abbiamo mai fatto in 22 anni che abbiamo l’Osteria, per vedere come vanno le cose.
Di solito noi chiudiamo dopo l’epifania fino a fine febbraio, ma quest’anno non riusciamo ad arrivarci. Abbiamo 7 dipendenti con i quali ci siamo confrontati e abbiamo trovato questa soluzione insieme per evitare di dover chiudere definitivamente l’attività.
Noi commercianti siamo abituati e preparati a lavorare in rimessa, nel senso che, dopo aver pagato i fornitori, gli stipendi, gli affitti e le bollette, magari ci rimettiamo 1.000/2.000 euro, in attesa che arrivi la bella stagione in cui si guadagna di più. Ma così, invece, significa perdere quello che si è guadagnato in tanti anni di lavoro.
L’unica alternativa alla chiusura sarebbe quella di aumentare del 20/30% il costo finale per i clienti, ma non vogliamo farlo.
L’amarezza è tanta e anche la preoccupazione per il futuro. Non so quante attività reggeranno. In più, se ci saranno tante chiusure ci saranno tante persone che perderanno il lavoro e chiederanno la disoccupazione. Lo Stato come farà a gestire tutto? Conviene a tutti che venga messo in atto un intervento adesso invece che aspettare”.