Otto mesi di carcere, pena sospesa. Così si è chiuso il processo, con la formula del rito abbreviato, davanti al giudice Paolo Luppi, che vedeva sul banco degli imputati un’avvocatessa del foro di Imperia, Fiorella Moret, accusata di spaccio aggravato, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, falso e intralcio alla giustizia. Il Pubblico Ministero Veronica Meglio aveva chiesto una condanna a due anni e nove mesi di carcere.
Imperia: droga in carcere, condannata avvocatessa
Nel dettaglio, l’avvocatessa, difesa dall’avvocato Marco Bosio, è stata assolta dall’accusa di aver introdotto in carcere un telefonino perchè il fatto non costituisce reato, in quanto compiuto prima dell’entrata in vigore della nuova legge sull’introduzione di dispositivi mobili di comunicazione negli istituti penitenziari. Assoluzione anche dall’accusa di aver introdotto in carcere alcune schede Sim, perché il fatto non sussiste. Il giudice ha accolto la tesi della difesa secondo cui le schede non sarebbero da considerarsi strumenti idonei alla comunicazione.
Il giudice ha invece riconosciuto la penale responsabilità per quanto concerne l’accusa di spaccio, per il possesso di una dose di hashish all’ingresso del carcere, ma senza l’aggravante dello spaccio in carcere, in quanto l’avvocatessa consegnò la dose agli agenti di Polizia Penitenziaria prima di accedere all’istituto, e per quanto concerne l’accusa di aver prodotto un certificato medico falso (disconosciuto dal medico), con riferimento a una crisi respiratoria scaturita dalle notizie di stampa che riferivano di una denuncia a suo carico per spaccio di droga in carcere.
Assoluzione, infine, dall’accusa di intralcio alla giustizia aver minaccio il medico, con messaggi whatsapp, perché ritrattasse il disconoscimento del certificato, perchè il fatto non sussiste. Accolta la linea difensiva secondo cui non vi sarebbe stata alcuna prova del carattere minatorio dei messaggi.
Nello stesso procedimento erano coinvolti anche un detenuto e un ex detenuto, accusati di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, perché ritenuti destinatari del cellulare e delle scheme Sim. Sono difesi dagli avvocati Urbini e Di Salvo. Il primo ha scelto il rito ordinario (il processo inizierà il prossimo 15 maggio), mentre il secondo è stato condannato a 8 mesi di carcere.