Omissione di soccorso, danneggiamento aggravato e lesioni. Sono questi i reati contestati ai tre membri, due libanesi e un italiano (50 anni, originario di Ventimiglia) dell’equipaggio dello yacht pirata che domenica 3 agosto ha speronato nelle acque di Vado una motovedetta della Capitaneria di Porto di Savona e si è dato alla fuga, fermato poi da una motovedetta della Capitaneria di Porto di Imperia al largo di Porto Maurizio.
L’imbarcazione “Infinity”, un Azimut 65 battente bandiera statunitense (Stato del Delaware, paradiso fiscale americano), è stata posta sotto sequestro ed è ormeggiata sul molo lungo del porto turistico di Imperia, a disposizione dei periti della Procura di Savona, chiamati a verificare i perché dell’incidente e le eventuali responsabilità dell’equipaggio.
LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI
La motovedetta della Capitaneria di Porto di Savona, impegnata in un’operazione di soccorso a uno “scialino” di circa 7 metri con a bordo una famiglia, padre, moglie e figlia, sorpresi da un temporale al largo di Vado ligure, è stata speronata di striscio dallo yacht “Infinity”. Poteva essere una tragedia e l’impatto è comunque bastato per far cadere due uomini della Capitaneria, che si sono procurati fratture e lesioni guaribili in 40 giorni. Dopo l’impatto lo yacht si è dato alla fuga e a bloccarne la navigazione è stata una motovedetta della Capitaneria di Porto di Imperia nelle acque antistanti Porto Maurizio.