Un viaggio nella musica e nella vita di Franco Battiato. È questo il contenuto del documentario “La Voce del Padrone”, il film evento, diretto da Marco Spagnoli, che celebra e racconta il genio della musica italiana. Dopo le anteprime a Milano e Roma, arriva sul grande schermo in oltre 230 sale in tutta Italia, tra cui la Liguria, grazie alla distribuzione Theatrical di qualità, firmata Altre Storie e RS Productions.
Ad accompagnare gli spettatori in questo emozionante viaggio è Stefano Senardi, nostro concittadino, tra i più grandi produttori discografici italiani, autore del film insieme al regista e caro amico di Franco Battiato.
Senardi ripercorre la vita e la carriera di Battiato attraverso i racconti di importanti testimoni, partendo da Milano, passando da Carpi e da Roma, arrivando fino alla sua casa di Milo, incontrando Nanni Moretti, Willem Dafoe, Oliviero Toscani, Caterina Caselli, Mara Maionchi, Morgan, Alice, Carmen Consoli, Vincenzo Mollica, Andrea Scanzi, Francesco Messina, Roberto Masotti, Francesco Cattini, Alberto Radius, Carlo Guaitoli e tanti altri.
L’intervista al discografico imperiese Stefano Senardi
Come sono andate le prime due proiezioni?
“Benissimo, mi sono emozionato molto. Al Cinema Anteo a Milano, al termine della Milano Music Week, è stato necessario spostare la proiezione nella sala più grande per via della grande affluenza. Ho visto tante persone con le lacrime agli occhi, da Michele Battiato (fratello di Franco) e sua moglie fino a Morgan.
Sono molto soddisfatto perchè l’ho fatto con il cuore, mettendoci tanto di mio. Devo ammettere che si tratta di una delle cose più belle e importanti che abbia mai fatto.
Il regista Marco Spagnoli è stato bravissimo, così come Jacopo Reale per il montaggio, e tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione di quest’opera.
Il merito più grande è ovviamente di Franco Battiato stesso, dato che quando mi sono avvicinato ai suoi amici e colleghi, da Nanni Moretti a Caterina Caselli, da Carmen Consoli a Morgan, da Mara Maionchi a Juri Camisasca, suo amico della prima ora, tutti hanno risposto con grande entusiasmo per l’affetto che nutrivano per lui”.
Ora sarà proiettato in tutta Italia, una grande soddisfazione?
“Sì, inizialmente pensavo che, come tutti documentari, fosse distribuito in una ristretta serie di sale, invece sono rimasto stupito quando ho saputo che saranno ben 230. C’è dietro un grande lavoro di comunicazione, dalla rassegna stampa ai TG e le radio. Sta piacendo moltissimo. Dopo i titoli di coda c’è un’ennesima sorpresa, per cui consiglio a tutti di aspettare prima di uscire dalla sala.”.
Ci sarà anche a Imperia?
“Sì. con grande piacere da parte mia. Giovedì primo dicembre sarà proiettato al Multiplex di Albenga e all’Ariston di Sanremo, dopodiché sabato 3 dicembre anche al Politeama Dianese a Diano Marina (ore 16) e successivamente al Cinema Centrale a Imperia (ore 17.45), dove sarò presente. Mi piacerebbe organizzare un evento speciale quest’estate a Imperia dedicato a questo documentario”.
Quali sono le caratteristiche di questo documentario?
“È nato come un documentario sul ‘La voce del padrone’, l’album spartiacque uscito nel 1982 che ha cambiato la storia della musica italiana. È stato il primo disco nel nostro paese a superare il milione di copie vendute, e ha presentato alla massa un artista incredibile che da anni era già sulle scene seguito da tanti appassionati.
È un album che si può vivere in diversi modi. Può essere ascoltato per ballare ma può essere anche percepito come qualcosa che ti spiega e ti presenta tanti mondi diversi. Questa è una caratteristica di Franco Battiato: ti attira con il pop e poi ti porta in giro per mondi lontanissimi.
Il film quindi è diventato non solo un approfondimento sull’album, ma anche un viaggio sentimentale tra Milano, Carpi, Roma e la Sicilia”.
È stato difficile tornare in certi luoghi ricchi di ricordi?
“Sono tornato nella casa dove Battiato ci ha lasciato. Avevo un po’ di timori per come avrei reagito emotivamente, ma inaspettatamente ciò che ho provato quando sono entrato in casa e anche nella sua camera è stato un senso di sicurezza, serenità. È stato un momento talmente normale da essere stupendo. Avevo paura che la cosa mi addolorasse, invece ho provato un senso di pace che mi ha anche caricato di forza.
Tutta l’esperienza è stata gigantesca. Penso che sia un documento importante che rende giustizia, grazia e riconoscenza a un artista e un uomo straordinario. Consiglio a tutti di andare vederlo.
Era questo il mio scopo, sia con il libro (“Franco Battiato – L’alba dentro l’imbrunire” edito Rizzoli Lizard) sia con il documentario: che non andasse persa l’eredità culturale di Battiato come uomo e come artista”.