14 Novembre 2024 06:18

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14 Novembre 2024 06:18

Imperia: “Perseguitato perchè gay, sono fuggito dal Bangladesh”. La storia di Uzzal. “La cucina è la mia passione, ora lavoro come cuoco” / Foto e video

In breve: Un'altra storia della rubrica di ImperiaPost “Il giro del mondo nelle cucine di Imperia”.

“Quando mi arriveranno i documenti prenderò una casa tutta mia dove potrò vivere con il mio compagno e continuare a lavorare. Ormai il mio paese è l’Italia”. Lo racconta Uzzal, 30enne bengalese, richiedente asilo, ospite e cuoco della cooperativa L’Ancora di Imperia, mentre cucina il torkari, un tipico piatto del Bangladesh. Ogni giorno Uzzal, insieme a un altro cuoco e alcuni aiutanti, prepara questa e molte altre pietanze per i 45 ospiti della cooperativa.

Per fare il torkari, serve farina, acqua, sale, olio e molta manualità. Bisogna impastare, lasciar riposare e poi cucinare in padella con l’olio fin quando si gonfia. Dopodichè si accompagna a un piatto di riso, salsa, carne, pollo o pesce, che può essere arricchito con uovo, insalata, pomodori, cetrioli e cipolla. Insomma, per tutti i gusti e le esigenze.

Mentre è ai fornelli, Uzzal ci racconta la sua storia, una storia difficile che inizia dal Bangladesh, attraversa la Libia e finisce in Italia, a Imperia, dove finalmente Uzzal ha trovato un luogo in cui si sente accolto e amato, dove può lavorare e costruirsi un futuro, senza più dover scappare a causa del suo orientamento sessuale.

Grazie alla sua disponibilità e all’accoglienza della cooperativa L’Ancora, attiva a Imperia dal 2015, che ci ha accolto nelle sue cucine, noi di ImperiaPost insieme a voi lettori possiamo scoprire, dopo la Turchia e il Perù, un’altra delle culture che convivono nella nostra città attraverso ciò che caratterizza di più ogni comunità: il cibo. È questo l’obiettivo della rubrica di ImperiaPost: “Il giro del mondo nelle cucine di Imperia”.

Imperia: “Perseguitato perchè gay, sono fuggito dal Bangladesh”. La storia di Uzzal

“Ho 30 anni, sono Bengalese, sono arrivato in Italia 7 anni fa – racconta Uzzal – Prima sono passato dalla Libia, poi finalmente sono arrivato in Sicilia e infine sono arrivato a Imperia.

In Libia è stato terribile, non si poteva dormire, tanti sono morti. Avevo tanta paura perchè non c’era da mangiare nè da bere. Per tre giorni sono rimasto senza cibo e senza acqua. Così a un certo punto ho pensato, per morire qua, tanto vale rischiare di morire in mare, ma devo andare via. Così sono arrivato in Italia.

Quando sono arrivato in Italia mi sono trovato subito bene, ho avuto tanto aiuto. In Libia sarei morto.

Qui ho lavorato per sei mesi come lavapiatti in un ristorante, poi ho iniziato alla cooperativa come cuoco. Ora ho un contratto come tirocinante. Lavoro bene, con le persone mi trovo molto bene.

Perchè sono andato via dal Bangladesh? Perchè sono gay e là è un problema. In Bangladesh mi avrebbero ammazzato. I miei genitori mi hanno fatto andare via di casa.

La Libia è stato un altro grande problema. Lì un amico mi ha detto che in Italia mi avrebbero aiutato, perchè non discriminano i gay. Sarei morto se non fossi andato via.

Qui in Italia ora sto molto bene. Qui ho un compagno, lui è pakistano. Io lavoro qui, sono ospite della cooperativa e lui mi viene a trovare. Quando sono libero andiamo in giro in Liguria. Quando mi arriveranno i documenti prenderò una casa tutta mia dove potrò vivere con il mio compagno e continuare a lavorare. Ormai il mio paese è l’Italia”.

“Il giro del mondo nelle cucine di Imperia”: le puntate precedenti:

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