“Un giorno disse a dei colleghi mentre ero presente: ‘Vi faccio trasferire, vi faccio licenziare, vi mando a Genova. Ho bisogno di persone normali non di persone handicappate’. Ci insultava senza motivo”. Queste le parole di un docente dell’Istituto Marco di Imperia, sfilato oggi come testimone in Tribunale a Imperia, nell’ambito del processo che vede sul banco degli imputati l’ex dirigente scolastica Daniela Pistorino (difesa dall’avvocato Antonino Favazzo, subentrato al legale Maria Claudia Giordano del foro di Messina), rinviata giudizio con le accuse di peculato, minaccia, violenza privata, diffamazione, maltrattamenti, dinnanzi al collegio composto dai giudici Carlo Indellicati, Francesca Minieri e Antonio Romano (Pm Luca Scorza Azzarà).
La denuncia, lo ricordiamo, è partita da 15 persone offese (tra insegnanti e personale scolastico dell’istituto).
All’apertura dell’udienza odierna, il collegio ha preso atto della revoca delle 7 parti civili già costituite (rappresentate dall‘avvocato Tito Schivo del foro di Imperia e Simone Mariani del foro di Savona), in quanto è stato trovato un accordo con l’imputata, con un risarcimento e il pagamento delle spese di costituzione. Rimangono in piedi i reati perseguibili d’ufficio.
Successivamente, ha preso il via l’escussione dei testimoni della pubblica accusa (24 in totale), che continuerà nelle prossime udienze.
Tra le parti offese anche il Ministero dell’Istruzione, che non è costituito parte civile.
Imperia: peculato, minacce e maltrattamenti, a processo a ex preside Istituto Marconi
I fatti contestati risalgono al periodo tra l’ottobre del 2019 e dicembre 2020. La Pistorino, nel frattempo trasferita in Sicilia, è accusata di aver utilizzato per questioni private l’auto della scuola, destinata a finalità didattiche.
Tra gli episodi contestati, la Pistorino è accusata di aver offeso gravemente e ripetutamente la reputazione di una docente definendola, durante il consiglio di classe da remoto, “indecorosa, scorretta, infame, meriterebbe di essere licenziata, spregevole […] sarà mandata a calci a Sanremo”.
L’ex dirigente scolastica è anche accusata di aver avviato iniziative disciplinari senza il rispetto delle garanzie di legge, maltrattato i docenti e i collaboratori amministrativi in più occasioni, rivolgendosi a loro in modo autoritario, urlando e minacciando trasferimenti e interventi disciplinari, assegnando e revocando incarichi retribuiti in maniera arbitraria e avvalendosi del personale amministrativo per soddisfare esigenze private in orario di servizio.
Primo testimone
“Avevo l’incarico di collaboratore del dirigente responsabile della sede di Sanremo dell’Istituto Marconi. Mi era stato conferito durante un collegio docenti, però di fatto non era mai stato formalizzato per iscritto. Poi ho deciso di non continuare il rapporto, perchè era mancata la fiducia, dato che è un incarico fiduciario.
Personalmente non ho capito ancora cosa sia successo. Un giorno io ho chiamato la dirigente per chiedere l’uscita anticipata di una classe, dopodichè lei mi ha chiesto cos’altro le dovevo dire, ripetendomelo più volte. Mi ha detto ‘so che lei non è più intenzionato a proseguire l’incarico’ e io ho risposto che non sapevo di cosa stesse parlando ma che potevo dimettermi se voleva e lei mi ha risposto di sì. Ho dato le dimissioni, ma l’incarico non era stato formalizzato. Dopo un quarto d’ora la nomina è stata data a un’altra persona.
Un giorno la preside mi ha chiamato infuriata, mi ha detto di tutto, che ero un vigliacco, che non mi meritavo l’incarico, che non ero in grado di farlo. Una frase mi ha colpito in particolare, specialmente dopo 33 anni di lavoro a scuola senza problemi. Mi ha detto: ‘lei vada in classe e cerchi di fare qualcosa, ammesso che lei ne sia capace’, e mi conosceva solo da un anno.
Prima di quel quel momento c’era un buon rapporto. Un’altra volta, all’inizio dell’anno, per via di alcuni problemi con i permessi per la legge 104, ho assistito a un incontro in cui la dirigente ha trattato molto male i colleghi. Ha detto loro: ‘Vi faccio trasferire, vi faccio licenziare, vi mando a Genova. Ho bisogno di persone normali non di persone handicappate’.
Durante i collegi docenti eravamo insultati dall’inizio alla fine senza motivo, senza una causa scatenante. Se qualcuno faceva un’obiezione lei iniziava a urlare, a inveire contro la persone, mettendoci in una condizione di inferiorità. Non ci ha mai considerato dei dipendenti ma suoi ‘sottoposti’.
Mi ha trasferito da Sanremo a Imperia anche se non si può fare dopo i primi 30 giorni dall’inizio dell’anno scolastico. Avevo fatto presente al provveditore la questione e lui mi aveva confermato che non si poteva fare, ma nonostante ciò ho fatto tutto l’anno lì.
La dirigente mi aveva anche detto che se mi avesse trovato in laboratorio in un’ora diversa da quella di lezione avrebbe chiamato i Carabinieri.
Ha anche messo una telecamera davanti alla porta della presidenza che inquadrava il corridoio. Diceva che erano finte, che erano solo un deterrente, invece filmavano. I Carabinieri poi le hanno fatto togliere”.
Seconda testimone
“Ero referente DSA, PCTO, commissione gite, coordinatrice e capo dipartimento di lettere. Questi incarichi mi sono stati tolti con un’email, in un momento in cui la dirigente non era presente a scuola, a seguito del fatto che uno degli alunni era scivolato durante un PCTO. Non si era fatto niente di grave, io avevo avvertito la dirigente che andavamo in ospedale. La scusa è stata che non avevano l’assicurazione ma non era vero, il ragazzo ha prodotto il foglio INAIL. Dopo quell’email non ho più avuto occasione di parlarne con la dirigente. Avevo un appuntamento con lei ma l’ha disdetto per un impegno e poi non c’è stata più occasione di parlare.
Non si riusciva ad avere un rapporto normale con la dirigente senza problemi e senza paura. Lei spesso urlava durante i collegi e i consigli. Se qualcuno faceva un intervento che lei non riteneva giusto si arrabbiava. Era come se io non esistessi. Non ho mai capito la motivazione. L’ultimo anno girava per la scuola durante l’intervallo per verificare che i professori facessero assistenza e noi nutrivamo questo sentimento di paura perchè temevamo che ci urlasse se facevamo qualche errore. Diceva tipo: ‘Dovete fare quello che dico io’.
Ricordo che entravo a scuola e non lo sentivo più come un posto tranquillo e sereno. C’era la paura di fare un errore e di non potersi difendere nè chiedere scusa. Era una critica e un urlo continui. Non mi ha mai urlato addosso direttamente, ma durante un collegio online ho assistito alle urla nei confronti di una collega perchè aveva come alunno il proprio figlio. Ci ha urlato accusandoci di averglielo nascosto e ci ha detto che ci avrebbe sbattuto a ogni angolo del mondo”.