“Questo è un processo inutile, non metterà mai in luce la verità – Queste le parole degli attivisti, riguardo al processo per il pestaggio di Moussa Balde, il 23enne guineano, che morí suicida nel Cpr di Torino dove era ospite in isolamento per motivi sanitari. Il 9 maggio 2021, a Ventimiglia, fu vittima di un pestaggio, per il quale oggi in Tribunale a Imperia sono finiti a processo tre imputati, Ignazio Amato, Francesco Cipri e Giuseppe Martinello. Il video della violenza, girato da un testimone, aveva fatto il giro del web, generando grande indignazione in tutta l’Italia.
Imperia: processo pestaggio Moussa Balde, nuovo presidio di attivisti davanti al Tribunale
Questa mattina, martedì 10 gennaio, un nutrito gruppo di attivisti si è nuovamente riunito d’innanzi al Tribunale di Imperia, per contestare la sentenza. Oggi, infatti, secondo la formula del rito abbreviato scelta dagli imputati, verrà emessa la sentenza definitiva.
Nella scorsa udienza, dinnanzi al giudice Marta Maria Bossi, alla presenza dei tre imputati, Ignazio Amato, Francesco Cipri e Giuseppe Martinello, difesi dall’avvocato Marco Bosio, il Pubblico Ministero, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto la condanna a 2 anni e 8 mesi di carcere.
La difes, invece, aveva chiesto il minimo della pena e il riconoscimento delle attenuanti generiche, visto il risarcimento danni alla vittima (quantificato in 2 mila euro).
Silvana Vinai – Imperia Solidale
“Oggi siamo qui purtroppo per questa sentenza che è nata decisamente male. Da subito non è stato ammesso l’aggravante del razzismo, che è una cosa assolutamente evidente, visto il contesto in cui si è svolta la cosa.
Nella prima sentenza non è stata ammessa alcuna associazione, che avrebbe potuto sostenere le ragioni antirazziste.
Purtroppo quando Moussa è stato picchiato con sbarre di ferro, spranghe, in ospedale, sono stati riconosciuti solo 10 giorni. Tutte queste aggravanti, ovviamente, non ci possono essere.
Questo è un processo inutile, non metterà mai in luce la verità”.
Al presidio anche i genitori di Martina Rossi, parla il papà Bruno
“Negli ultimi giorni di vita di Martina, le avevo detta di stare attenta. Il mondo è pieno di gente stupida. Lei mi aveva detto che muoiono mille bambini palestinesi al giorno e adesso mi dici di stare attenta?
Stai attenta, purtroppo avevo capito che il mondo è pieno di incapaci e stupidi. Purtroppo, ancora adesso, in Italia c’è una giustizia di classe, una giustizia delle indagini, dei processi, della sorveglianza, nell’applicazione delle pene.
Questa giustizia è fatta a favore dei ricchi e non dei poveri. Mio papà mi ha insegnato che la scelta più semplice e naturale è quella di stare dalla parte dei poveri, dei deboli, di quelli che soffrono.
Questo è il mio posto naturale. Siamo qui perché vogliamo aiutare, abbiamo fatto una scelta di campo.
C’è tanta Genova che conta e deve impegnarsi a risolvere questi problemi. Sono qua per poterli aiutare e vedere cosa possiamo fare”.
Abdel, papà di Hagere Kilani
“Purtroppo sono passati 22 anni dalla scomparsa della mia bambina, purtroppo la vita è così. Ho trovato questa gente e voglio aiutarla anche io. È così”.