“La protervia con cui l’imputata, indifferente tanto alla legge penale quanto alle norme etiche e deontologiche che presiedono al suo ruolo istituzionale, ha tentato di nascondere l’appropriazione del veicolo della scuola, dapprima minacciando i collaboratori per costringerli al silenzio, quindi proferendo menzogne di fronte all’Autorità Giudiziaria, e l’insistita confusione fra il proprio ufficio e la sfera personale, fondano una determinazione della pena in misura superiore al minimo edittale”. Così il Gup del Tribunale di Imperia, Massimiliano Botti, ha motivato la sentenza di condanna per peculato, a 2 anni e 8 mesi di reclusione, nei confronti di Anna Rita Zappulla, ex Preside dell’Ipsia, per l’utilizzo indebito dell’auto della scuola.
Imperia: Anna Rita Zappulla, ecco perché stata condannata l’ex preside dell’Ipsia
La ricostruzione della vicenda
“L’istituto imperiese risulta proprietario di un’autovettura Toyota Corolla, donata nel 2005 dalla casa automobilistica giapponese nel quadro di un accordo con il Ministero dell’Istruzione, destinata prevalentemente alle esercitazioni degli studenti, ovvero per portare materiale scolastico dalla sede di Imperia alla succursale di Sanremo, talvolta al trasporto di dirigenti o insegnanti per adempiere ad impegni istituzionali, previa richiesta motivata e protocollata.
In data 26 febbrario 2019 il Dirigente Scolastico Provinciale di Imperia, Luca Maria Lenti, segnala un illecito utilizzo da parte dell’imputata dell’autoveicolo di proprietà dell’Istituto Marconi di Imperia.
Sentito a sommarie informazioni, il Prof. Luca Ronco, insegnante di elettronica e vicario del dirigente presso tale istituto, riferisce che la Zappulla, a partire dal 5 febbraio 2019, ha iniziato a utilizzare in via esclusiva l’autoveicolo di proprietà della scuola, senza neppure presentare la richiesta di autorizzazione, limitandosi ad affermare di averne bisogno per spostarsi dal luogo di dimora in Sanremo fino a Imperia, poiché la propria vettura resa inservibile da un incidente.
A riscontro delle dichiarazioni di Ronco, gli operatori di Pg osservavano più volte l’autovettura dell’istituto Marconi parcheggiata nel cortile dell’abitazione della Zappulla, sita a Sanremo, ovvero condotta per le strade dal compagno dell’imputata. Vengono inoltre osservati e documentati fotograficamente la partenza della Zappulla e del compagno da Sanremo, l’imbocco dell’autostrada Savona-Torino, la riparazione di una gomma presso un’officina di Cherasco (Cn), l’arrivo a Orbassano e l’ingresso in un Ospedale.
Tramite il Gps viene accertata la presenza dell’autovettura a Mentone, a Ospedaletti, presso un ristorante, ad Arma di Taggia, per varie vie di Sanremo. Al termine di ogni giornata il veicolo non viene mai restituito alla scuola proprietaria, bensì parcheggiato nei pressi dell’abitazione della Zappulla.
Infine, il giorno sabato 13 aprile 2019 l’imputata viene sorpresa dai Carabinieri in Ventimiglia a bordo della Toyota appartenente all’Istituto Marconi, di rientro dalla città francese (Mentone, ndr), e viene arrestata. Il Gip non convalida l’arresto e non applica alcuna misura cautelare”.
La versione della Zappulla
“Anna Rita Zappulla afferma di esserci recata a Mentone per incontrarsi con la segretaria che abita a Mentone per sottoporle documenti relativi all’amministrazione scolastica, in particolare a un progetto P.O.N. finanziato dall’Unione Europea, precisando che anche le precedenti trasferte in Francia rispondevano a tale esigenza e che, in ogni caso, l’autovettura rimaneva a disposizione del personale scolastico.
L’imputata sostiene inoltre di essersi recata a Torino per un incontro presso l’Istituto scolastico Maiorana, poi non verificatosi a causa della foratura della gomma che aveva causato un eccessivo ritardo, sottolineando di aver sostenuto per proprio conto le spese del carburante”.
Le contestazioni
Le affermazioni di Zappulla sono smentite dai sommari informatori.
Risulta che l’imputata, contrariamente a quanto da lei asserito, non si è recata in Francia e in Piemonte per adempiere a impegni istituzionali. Nel periodo di tempo intercorso tra i primi di febbraio 2019 e il suo arresto in data 13 aprile 2019, ha di fatto impedito sia agli studenti che ai docenti della scuola di avvalersi dell’automobile di proprietà dell’istituto. Si sottolinea che la Zappulla ha riconosciuto la propria responsabilità in relazione alle imputazioni a lei ascritte con scrittura depositata all’udienza del 18 febbraio 2022.
Gli elementi forniscono la prova che Anna Rita Zappulla, dopo l’incidente che ha reso inutilizzabile la propria automobile a fine gennaio 2019, si è avvalsa per le proprie personali esigenze di trasporto della vettura Toyota Corolla di proprietà dell’Istituto Marconi.
L’imputata ha traslato il veicolo presso la propria abitazione, distogliendolo dal laboratorio-officina dell’istituto scolastico, dove era di regola ricoverato, e lo ha quindi utilizzato sia per gli spostamenti quotidiani che per recarsi all’estero in almeno un paio d’occasioni, nonché per accompagnare il convivente a Torino per una visita medica; al termine di ogni utilizzo la Zappulla ha omesso di riconsegnare l’automezzo alla scuola, parcheggiandolo nel cortile di casa, dove è stato osservato più volte dalla Pg, in tal modo impedendone qualsiasi impiego da parte degli insegnanti o degli alunni.
Non vi sono dubbi che le condotte realizzate dalla Zappulla integrano gli estremi del delitto di peculato, con esclusione del peculato d’uso. Gli elementi di prova dimostrano inoltre che l’imputata ha ottenuto il rimborso delle spese sostenute per il traino autostradale e la sostituzione del pneumatico forato in occasione del viaggio in provincia di Torino, sostenendo falsamente che la trasferta era determinata da impegni istituzionali, mentre, come dimostrato, la Zappulla stava utilizzando la Toyota Corolla dell’Istituto Marconi per accompagnare il convivente ad una visita medica. Sono pertanto integrati anche gli estremi oggettivi e soggettivi del delitto di truffa aggravata.
Risulta che la Zappulla, oltre a confessare la propria responsabilità per tutti i reati ascritti ha versato all’ente scolastico la somma di mille euro a titolo di ‘donazione risarcitoria’. Tale comportamento, se da un lato non vale probabilmente a riparare il danno formativo subito dagli alunni […] dall’altro costituisce indice di una sia pur embrionale resipiscenza da parte dell’imputata.
Per un consistente periodo di tempo, pari a circa due mesi, la Zappulla ha distratto l’automobile dell’Istituto scolastico Marconi dalla sua principale destinazione. cioè dalle esercitazioni pratiche degli studenti, determinando lacune formative che i testimoni hanno definito incolmabili.
L’impiegata amministrativa ha riferito di essere stata minacciata dalla Zappulla (‘Io la denuncio per diffamazione o per calunnia e le faccio perdere il lavoro dall’oggi al domani’) per aver consigliato di opporsi all’uso privato dell’automobile da parte della preside, circostanza confermata dal vice-preside Luca Ronco. Pochi giorni prima l’imputata, appreso che la notizia dell’uso illegittimo dell’automobile si stava diffondendo nella scuola, ha minacciato anche Ronco. Risulta che quest’ultimo è stato rimosso dall’incarico di vice-presidenza da parte della Zappulla pochi giorni dopo il suo arresto, non convalidato dal Gip.
Nel decreto di revoca, l’imputata espressamente motiva: ‘in considerazione di alcuni suoi comportamenti risultati in contrasto con il rapporto di fiducia instauratosi fino alla data odierna’.
Risulta infine che, in data 2/09/2011, la Zappulla è stata sanzionata sul piano disciplinare con decreto dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia per aver spesso impedito al Collegio dei Docenti ‘di svolgere l’attività deliberativa che gli è istituzionalmente propria’, aver ‘evidenti difficoltà relazionali con buona parte del corpo docente’ e aver in generale ‘nuociuto all’immagine dell’amministrazione’.
La protervia con cui l’imputata, indifferente tanto alla legge penale quanto alle norme etiche e deontologiche che presiedono al suo ruolo istituzionale, ha tentato di nascondere l’appropriazione del veicolo della scuola, dapprima minacciando i collaboratori per costringerli al silenzio, quindi proferendo menzogne di fronte all’Autorità Giudiziaria, e l’insistita confusione fra il proprio ufficio e la sfera personale, fondano una determinazione della pena in misura superiore al minimo edittale”.