“Vorrei solo avere la possibilità di ricominciare”. È questa la speranza di “Olga”, nome di fantasia per tutelare l‘identità della donna e della figlia minore. Olga ha 28 anni, è ucraina e dallo scorso febbraio si trova a Imperia con la piccola di 5 anni, entrambe ospiti di una famiglia che intende assisterle in questo periodo difficile. Ciò che nessuno si aspettava, però, era la difficoltà nel riuscire a districarsi tra le maglie della burocrazia.
Imperia: l’odissea di Olga, giovane madre ucraina. “Vorrei solo ricominciare”
A raccontare la sua storia è un’ex insegnante imperiese che ha preso a cuore la storia di Olga e della sua bambina, ospitandole e assistendole nelle pratiche burocratiche.
“Ospito una giovane madre ucraina profuga di guerra – racconta – Scappata dall’orrore delle bombe per proteggere la figlia, Olga è arrivata a Imperia nella speranza di ricominciare una nuova vita. Con il permesso di soggiorno da rifiugiata ha iniziato a lavorare in un ristorante, che però ha chiuso. Ha poi trovato un altro impiego momentaneo, anche quello terminato e ora fa fatica a trovare un altro posto di lavoro.
Alle difficoltà della situazione si aggiungono quelle delle complicate trafile burocratiche che, invece di semplificare un momento già drammatico, rendono tutto ancora più complesso e frustrante.
In primis, Olga avrebbe diritto a un sussidio per i profughi di guerra, ma non ha ancora visto un euro per via di un errore di un addetto nella redazione del codice fiscale. Abbiamo fatto ricorso, ma ancora non abbiamo ricevuto notizie, se non un rimpallo di responsabilità.
Stessi problemi per i buoni pasto della piccola alla scuola dell’infanzia. Abbiamo avviato le pratiche con gli assistenti sociali per ottenere la riduzione, abbiamo sentito la Prefettura, ma ancora non ci è stato riferito nulla e stiamo pagando per intero i buoni tuttora.
Anche avere lo SPID è stata un’impresa. Olga è stata sballottata da un ufficio all’altro, uscendone completamente disorientata e confusa.
Tutte queste vicissitudini mi hanno spinta a fare una riflessione e a volerla condividere nella speranza di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni.
È questo il modo in cui ci prendiamo cura di chi è in difficoltà? Il modo in cui assistiamo i profughi di guerra? E dei fondi a cui non ha potuto accedere fino adesso chi ne risponde? Lei è stata stata fortunata perchè ha trovato delle persone che si sono prese cura di lei e della bambina, ma tante altre ucraine sono costrette ad andare via perchè non riescono a far fronte alla burocrazia e i tempi sono lunghissimi.
Olga è esausta, vorrebbe solo trovare un posto di lavoro e poter essere indipendente. Si sta dando da fare per imparare la lingua ed è molto determinata, ma servirebbe un sistema più efficiente e sensibile a queste esigenze”.