23 Dicembre 2024 15:51

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Imperia: “Giornata del Ricordo” in onore delle vittime delle Foibe. “Migliaia di italiani vittime di una guerra tragica e sbagliata”/Foto e Video

In breve: Presente il Sindaco di Imperia e presidente della Provincia Claudio Scajola, il presidente del Comitato Provinciale di Imperia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Pietro Tommaso Chersola e numerose autorità civili e militari del territorio. 

Si è svolta questa mattina, venerdì 10 febbraio, la celebrazione della “Giornata del Ricordo” in onore delle vittime delle Foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, istriani, giuliani e dalmati.

Presente il Sindaco di Imperia e presidente della Provincia Claudio Scajola, il presidente del Comitato Provinciale di Imperia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Pietro Tommaso Chersola e numerose autorità civili e militari del territorio. 

Bisogna sempre ricordare e non dimenticare – commenta il sindaco di Imperia Claudio Scajola – una pagina di storia tragica che è durata a lungo. Trecentomila istriani, dalmati che hanno dovuto abbandonare la loro terra, moltissimi, centinaia forse migliaia infoibati. Una pagina triste, l’epilogo di una guerra sbagliata. Sono morti in tanti, non è un problema di morti di destra o di sinistra, è un problema di italiani che sono stati cacciati via con la prepotenza con l’arroganza, è la conseguenza di una guerra tragica e sbagliata che non si doveva fare”. 

L’intervento di Pietro Tommaso Chersola Presidente del Comitato Provinciale di Imperia Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia

“Autorità civili e militari, anche quest’anno ci ritroviamo per conservare e rinnovare la memoria della tragedia ai confini orientali degli italiani e, come precisò meglio nel 2013 il Presidente Napolitano, ” per rendere giustizia agli italiani che furono vittime innocenti – in forme barbariche raccapriccianti, quelle che si riassumono nell’incancellabile parola “foibe” – di un moto di odio, di cieca vendetta di violenza prevaricatrice, che segnò la conclusione sanguinosa della seconda guerra mondiale lungo il confine orientale della nostra patria. E a cui si congiunse la tragica odissea dell’esodo di centinaia di migliaia di istriani, fiumani e dalmati dalle terre loro e dei loro avi …” Dopo quasi ottanta anni il Giorno del Ricordo rappresenta, od almeno potrebbe rappresentare nella confusione di valori culturali che ci circonda, una occasione unica per la nostra gioventù, per una migliore conoscenza delle tragiche vicende del secolo scorso, e permettere loro di apprezzare ancora di più il valore di un futuro di pace avulso da violenze ed ingiustizie. Per questo la Regione Liguria, insieme alla A.N.V.G.D. che rappresento nella Provincia di Imperia, anche quest’anno organizza il 22° concorso ” Il sacrificio degli italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia: mantenere la memoria, rispettare la verità, impegnarsi per garantire i diritti dei popoli ” dedicato agli studenti degli istituti secondari liguri. Alle nuove generazioni infatti abbiamo l’obbligo di passare un testimone che nei decenni trascorsi è stato appesantito da due tragiche guerre europee. E fare memoria oggi di esse costituisce una responsabilità inderogabile, ancorché non sempre pienamente affrontata: commemorare il Giorno del Ricordo, ed altre ricorrenze ancora più drammatiche, potrebbe apparire talvolta un fatto puramente formale, di circostanza: quasi un obbligo istituzionale da assolvere al meglio, che sì sovrappone a tante criticità amministrative attuali a cui dobbiamo fare fronte quotidianamente.

Tuttavia, un esame degli avvenimenti di questi ultimi anni ( anche solo dalla data di approvazione della legge 92 nel Parlamento italiano, quasi all’unanimità tra tutte le forze politiche ) ci riporta a meglio rileggere la stringente attualità delle espressioni con cui, più volte, i nostri Presidenti della Repubblica hanno condannato quelle vicende storiche: nel 1991 il Presidente Francesco Cossiga fu il primo che si recò alla miniera di Basovizza, interrompendo uno scandaloso silenzio istituzionale che durava da decenni , uscito finalmente da ogni residua ” congiura del silenzio “, da ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza rispetto a così tragiche
vicende ( come disse il Presidente Napolitano nel suo mio primo discorso del io febbraio 2007 ed ancora nel 2011 ). Concetto che alla Camera dei deputati nel 2016 venne ancor più ribadito dal Presidente Mattarella «Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia. 

E, ancora due anni fa, “… L’orrore delle foibe colpisce le nostre coscienze. Le sofferenze, i lutti, lo sradicamento, l’esodo , a cui furono costrette migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale dell’Istria, di Fiume, delle coste Dalmate  coste dalmate sono iscritti con segno indelebile nella storia della tragedia della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze …”. Un segno però che non appare oggi così indelebile appannato in quelle che dovrebbe essere la memoria collettiva italiana: le tragedie della comunità italiana ai confini orientali è per più di mezzo secolo rimasta sommersa in un silenzio connivenze politiche ed ideologiche, ma anche in un processo di rimozione dalla memoria di comportamenti e vicende che sono stati espressione dei lati più malefici dell’uomo, e come tali appaiono insopportabili, nascosti dietro atteggiamenti di razzismo, se non perfino, come recentemente ancora dichiarato dal Presidente Mattarella, di manifesto negazionismo. Negazionismo ancora più insidioso del razzismo, perché cerca di modificare il corso degli avvenimenti storici, presentando quadri storici lacunosi se non perfino falsificati . Questo processo non riguarda solo il ricordo delle Foibe e dell’Esodo Giuliano-dalmata. Esso infatti investe tutte le vicende più tragiche dell’ultima guerra mondiale, a partire principalmente dal genocidio della Shoah.

L’Esodo giuliano-dalmata ci ricorda anche i flussi migratori forzati negli anni ’44 e ’45 dalle zone orientali della Gemania, e dalla Bassa Slesia, le espulsioni di milioni di persone attuati nel Nord Europa riorganizzata da parte delle potenze vincitrici, come è avvenuto per la Dalmazia, l’Istria, la zona B di Trieste. Zona B perduta definitivamente con la improvvida firma ad Osimo nel 1975 dell ‘ ” iniquo trattato ” , [ promosso da un dirigente del Ministero dell’Industria, del commercio e dell’artigianato, Eugenio Carbone. ) In tale maniera, spesso in una diffusa indifferenza ed ignoranza perlomeno inconsapevole, si perdono pertanto le finalità principali del recupero della memoria del passato – ” perché tali orrori non si ripetano mai più e restino un ammonimento perenne contro ogni persecuzione e offesa alla dignità umana. E’ un dovere nei confronti dei sopravvissuti, dei familiari delle vittime che sono oggi con noi e dei rappresentanti delle Associazioni che coltivano la memoria di quella tragedia: rinnegando i fatti storici, si mettono i presupposti di ripercorre gli stessi percorsi fatti di violenze e di prevaricazioni…” Parole estrema attualità, purtroppo, quando le memorie individuali di coloro che quelle tragedie le hanno vissute sulla propria pelle: in Liguria vogliamo ricordare il Generale di Brigata Umberto Barberis, comandante della guarnigione del settore orientale della piazzaforte di Tobruch, che nel 1946 su incarico del Prefetto costituì a Sanremo il Comitato per l’assistenza dei profughi della Venezia Giulia e Dalmazia, con sede nell’attuale Corso Mombello, già Corso Umberto1°. Ricordiamo padre Flaminio Rocchi, per decenni responsabili dell’ufficio assistenza per i profughi dell’associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia il primo che infranse la cappa di silenzio e di omertà sulle Foibe, quando nessuno osava parlarne che pose un modesto cippo sulla miniera di Basovizza e sulla foiba di Monrupino, le uniche rimaste in territorio italiano. Ricordiamo Guglielmo Armentani, Ritter Munig von Palmenberg, già autorevole presidente del nostro Comitato; ricordiamo polesano Lino Vivoda, già consigliere nazionale della ANVGD, scomparso l’anno scorso. Nell’ultimo Giorno del Ricordo ci aveva lasciato la sua commossa rievocazione dell’accoglienza che aveva ricevuto ad Imperia, dopo un difficilissimo e lungo viaggio in carro bestiame da Ancona, ed il transito del treno a Bologna, dove esagitati ideologicamente targati impedirono agli Esuli di potere alimentarsi col latte e le minestre preparate dalle crocerossine.

Lino Vivoda, che aveva avuto la intuizione editoriale del periodico Istria-Europa, che il 18 agosto 1946 aveva visto saltare in aria il fratellino sulla spiaggia di Vergarolla, insieme ad altri 100, moltissimi bambini, vittima di quel terrorismo messo in atto contro la comunità italiana, per obbligarla ad abbandonare l’Istria e Pola, città che da allora continuò sempre più a svuotarsi con i numerosi viaggi della Motonave Toscana. Con la scomparsa degli Esuli, sempre più viene a mancarci il sostegno morale e la memoria individuale che spesso loro hanno mantenuto silenziosamente, quasi con un pudore che si vergognava degli orrori che hanno dovuto subire. Noi oggi siamo qui per impedire che questa memoria vada definitivamente perduta: solo grazie ad essa possiamo garantire che il presente non si ripresenti nuovamente complice del male che il secolo scorso ha percorso tutta l’Europa”.

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