631 vittime, 20 mila sfollati e danni incalcolabili. Queste le conseguenze del terremoto che la mattina del 23 febbraio 1887 colpì il ponente ligure, il sisma più disastroso mai avvenuto nel nostro territorio.
Una lontana catastrofe che purtroppo ci riporta al presente, visto il dramma che stanno vivendo Turchia e Siria in questo momento, dove il recente terremoto ha causato oltre 47 mila vittime finora accertate.
23 febbraio 1887: 136 anni dal terremoto che sconvolse il ponente ligure
Come spiega l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, tutto iniziò alle 6:22 della mattina del 23 febbraio 1887, esattamente 136 anni fa, con la prima scossa, seguita dalla seconda alle 6:29 e la terza alle 8:51, con epicentro in mare al largo di Imperia e una magnitudo stimata compresa tra 6.4 e 7.0 Mw. A queste seguirono una serie di scosse di assestamento.
I danni furono moltissimi, in particolare nell’area tra Sanremo e Alassio. La scossa più forte venne avvertita in tutta l’Italia settentrionale, nella Francia meridionale e centrale, in Svizzera e nel Tirolo.
Delle 631 vittime, 220 si registrarono a Bajardo, dove era in corso la celebrazione delle ceneri e molti fedeli rimasero sepolti dalle macerie della chiesa in cui erano riuniti.
Altri 192 morti si registrarono a Diano Marina, uno dei comuni più colpiti. A Oneglia (all’epoca ancora separata da Porto Maurizio) le vittime furono 20 e la percentuale di case rimaste agibili fu minore al 3%. La zona più colpita fu Borgo Peri.
Com’è noto, Bussana Vecchia, dove si contarono 53 vittime, fu talmente danneggiata a livello strutturale che venne abbandonata per essere ricostruita più a sud nel 1894.
Molti danni anche a Diano Castello, Albisola Marina, Castellaro, Ceriana, Laigueglia, Sanremo e Taggia, oltre a molti altri comuni fino alla provincia di Genova.
In totale, gli sfollati furono circa 20 mila e sono state molte le difficoltà da parte delle realtà locali nell’affrontare l’emergenza.
Communitas Diani e il libro “Il terremoto del 23 febbraio 1887 nel dianese”
“Nel 1987 – racconta a ImperiaPost Eugenia Rossi consigliera dell’associazione “Communitas Diani” – con l’associazione abbiamo pubblicato il volume “Il terremoto del 23 febbraio 1887 nel dianese”, un libro molto completo realizzato dai nostri soci attraverso un grande lavoro di ricerca e studio, non solo dal punto di vista storico ma anche scientifico.
Nelle ricostruzioni viene raccontato che la prima scossa alle 6.22, durata 28 secondi, fu molto forte, ci furono i primi danni e le persone scapparono. A breve distanza di tempo seguì la seconda (6.29). Tra la seconda e la terza (verso le 9), invece, passò più tempo. Le persone erano tornate a vedere i danni e a cercare i dispersi e vennero colte di sorpresa, rimanendo intrappolate. Si racconta che perfino la sabbia e le pietre sulla spiaggia tremavano.
La parte più colpita di Diano è stata quella dell’argine destro del torrente San Pietro fino a dopo la chiesa. Poche case rimasero in piedi. Interessante da notare è il fatto che già il 18 giugno del 1887 il consiglio comunale cittadino approvò il nuovo piano regolatore per la ricostruzione con l’architetto Giacomo Pisani.
Una delle poche strutture rimaste in piedi fu il palazzo nobiliare Ardoino, in via Cavour, poi diventato della congregazione degli Oblati”.