“L’ucraina non si inginocchia oggi per essere ammazzata domani”. Manifestazione della comunità ucraina nel tardo pomeriggio di oggi, venerdì 24 febbraio, in via San Giovanni a Imperia ad un anno dall‘invasione della Russia di Putin in Ucraina. Presenti molti profughi ucraini e anche alcuni partiti della sinistra, tra cui il PD, i Giovani Democratici e il Gruppo dei Radicali, già sul posto per una raccolta firme.
Imperia: manifestazione della Comunità ucraina in via San Giovanni
I profughi ucraini, presenti con manifesti contro l’invasione della Russia di Putin e bandiere hanno acceso alcuni lumini, per poi intonare dei canti ucraini.
Don Andrea, parroco della comunità ucraina
“Grazie mille per il sostegno del popolo italiano. Siamo accolti benissimo, si vede che tanti italiani hanno aperto le loro case e il loro cuore.
Tanta gente che lavora, come volontari e altri associazioni , con grande bontà e cuore aiutano i nostri profughi.
Vogliamo fare un grande ringraziamento per questo sostegno che abbiamo ricevuto. Dal sostegno di Europa, Stati Uniti e tutti i paesi che hanno dato tanta accoglienza per i nostri concittadini, abbiamo ricevuto grande aiuto.
Questo è un primo importantissimo ringraziamento che vorrei fare a tutto il popolo italiano”.
Com’è la situazione attualmente in Ucraina?
“Purtroppo non è buona, ma direi che stanno combattendo tutti quelli che vivono li. Non è facile combattere contro un grande paese come la Russia. Ci sono tanti militari nel loro paese, tante armi che hanno preparato da circa 30 anni.
È un po’ difficile, ma con l’aiuto europeo e americano combattiamo. Senza l’aiuto dei nostri vicini non possiamo fare proprio nulla. Un grande ringraziamento da parte nostra a tutti i nostri vicini, che sempre erano e ci sono con noi”.
Pensate di ritornare su in patria?
“Si certo è la nostra terra, dove siamo cresciuti. Abbiamo trascorso tutta la nostra vita, la mia infanzia e adolescenza. Vorrei vivere in un paese libero, libero da un regime che adesso va ad occupare tutta l’Ucraina.
Speriamo di riuscire a tornare e vivere in un paese libero”.
A cura di Alessandro Moschi
