“La mafia non è un fenomeno che non si può sconfiggere, ma è forte perchè qualcuno in alto la protegge”. Inizia così il discorso di Rosaria Costa, la vedova di Vito Schifani, agente della scorta di Giovanni Falcone, morto a Capaci il 23 maggio 1992, in occasione della presentazione del libro “Punto a capo. Storia ed evoluzione di mafia e antimafia in Liguria“, tenutasi ieri presso la Sala Biblioteca del monastero delle Clarisse, a Imperia.
Presenti Alberto Lari, procuratore Capo di Imperia, e Michele di Lecce, già procuratore di Genova e Direzione Distrettuale Antimafia, oltre a Maura Orengo, referente di Libera Imperia.
Presenti in sala, oltre a un nutrito pubblico, rappresentanti delle istituzioni locali, il Questore di Imperia Felice Peritore, il Prefetto di Imperia Valerio Massimo Romeo, il Comandante dei Carabinieri Marco Morganti, il Comandante della Finanza Walter Mazzei.
Presente anche il Presidente del Consiglio Comunale di Imperia Pino Camiolo, l’ex presidente dell’RT Giovanni Barbagallo, l’ex presidente del Circolo Parasio Giacomo Raineri e alcuni dei candidati alle prossime elezioni comunali de 14-15 maggio, Enrico Lauretti, Domenico Abbo, Ivan Bracco e Luciano Zarbano.
Imperia: il discorso di Rosaria Costa, vedova Schifani
“La mafia non è un fenomeno che non si può sconfiggere, ma è forte perchè qualcuno in alto la protegge. È un’energia stragista. Se vi ricordate negli anni ‘90, in particolare nel ’92 in 57 giorni sono state uccise undici persone, 3 magistrati e 8 poliziotti.
Perdonatemi, ho un grande rispetto per le forze dell’ordine, però secondo me lo Stato era colluso in quel periodo. Non ho paura a dirlo perchè dico sempre quello che penso. Altrimenti è impensabile che il dottor Borsellino, che tra l’altro ho conosciuto personalmente, non fosse stato protetto in quegli anni e fosse stato lasciato solo in quei 57 giorni. Ha sempre cercato di trovare la verità.
Me lo disse, sia a me che a mio padre Cesare, in casa sua, non me lo potrò mai dimenticare. C’era la moglie del giudice e i due figli. Io già volevo andare via da Palermo dopo la strage perchè avevo capito che la città era maledetta. Non per i palermitani stessi, perchè ci sono delle brave persone. Un 50% ha un modo di agire sbagliato verso le istituzioni e verso la città stessa.
Ho sempre pensato che lo Stato di un tempo era colluso. Abbiamo visto uomini dello Stato che sono stati denunciati. Lo ripeterò finchè avrò vita, dirò sempre che il giudice Falcone e il giudice Borsellino e i ragazzi della scorta sono morti, sapendo di correre questo pericolo, ma loro non sono stati difesi abbastanza.
Questo mi dispiace. Io sono andata via da quella città, da quell’inferno chiamato Palermo. Sono andata via non per la città stessa, ma per il fatto che non si può vivere in un contesto dove dagli anni 80, la seconda guerra di mafia, sono stati decimati uomini dello Stato. Io ricordo Calogero Zucchetto, era il mio idolo, avevo 12 anni, venne ucciso mentre mangiava un panino. Uomini che hanno lavorato, dando la vita per lo Stato perchè ci hanno creduto. Penso che quegli uomini di quella caratura non li troveremo più nella nostra vita perchè i migliori uomini sono stati uccisi. Magistrati, poliziotti, uomini per bene. Non è facile raccontare sempre la stessa tragedia, perchè ha colpito tantissimo me e la mia famiglia, mio figlio che non ha conosciuto il proprio papà, e tanti bambini che sono rimasti vittime di questi mascalzoni.
Sono bloccata in questa mia vita, è come se avessi vissuto due volte, due vite. Grazie a Dio ho avuto la possibilità di andar via. Io ricordo quella sera a casa del dott. Borsellino gli dissi ‘io voglio andare via da Palermo, questa città non mi piace’, non dico il termine che usavo sempre. Lui disse ‘no, non devi andare via, perchè dobbiamo lottare insieme. Questa città diventerà bellissima, sarà una città tranquilla’. E poi dopo 57 giorni ammazzano un altro servitore dello Stato e altri 5 poliziotti dilaniati, fatti saltare in aria. Ricordo che quando andai settimane dopo a casa della mamma di Paolo Borsellino c’era ancora l’odore del sangue.
È vero che qui c’è la mafia, ma quella tragedia che abbiamo vissuto a Palermo ha segnato le nostre vite. Voi in un certo senso siete fortunati a non aver vissuto quegli anni infernali, ma dovete collaborare con la Magistratura perchè è importante che tutti i cittadini possano fidarsi di uno Stato pulito e non lo Stato che purtroppo ho conosciuto negli anni 90″.