Duro affondo di Lucio Sardi di Alleanza Verdi Sinistra sulla vicenda del ripascimento delle spiagge di Borgo Prino a Imperia. L’intervento è stato pesantemente criticato dal Comitato cittadino Salute e ambiente, che aveva anche presentato un esposto, ma l’Arpal ne ha certificato l’idoneità rispetto alla normativa vigente.
Nel mirino di Lucio Sardi anche lo sversamento delle fogne nell’Impero e in mare e la demolizione della ciminiera centrale delle Ferriere
Scrive Lucio Sardi: “L’esito delle verifiche effettuate da Arpal, che hanno confermato la corrispondenza con quello previsto a progetto del materiale utilizzato per il ripascimento della spiaggia del Prino, è stato utilizzato da Scajola come una certificazione sull’adeguatezza ambientale di quell’intervento.
Il fatto che il materiale utilizzato sia risultato conforme a quello previsto e autorizzato, non significa però che la scelta di utilizzare un pietrisco color catrame per il ripascimento di una spiaggia naturale di sabbia chiara non rappresenti comunque uno scempio ambientale.
Analogamente, le generiche rassicurazioni di Arpal sull’assenza di sostanze inquinanti nel pietrisco utilizzato, non possono cancellare le immagini delle acque del Prino intorbidite e con chiazze oleose nere in sospensione, documentate dai video girati in questi giorni da cittadini preoccupati ed indignati per quello che sta accadendo.
Una vicenda che ci fa con preoccupazione tornare in mente l’altra disastrosa operazione di ripascimento della costa, quella per realizzare la nuova spiaggia del parco urbano per cui, come oggi, erano allora state fornite tutte le rassicurazioni del caso, con il pessimo risultato che conosciamo.
La curiosa visione legalitaria utilizzata da Scajola per giustificarsi dalle accuse di scarsa cura dell’ambiente o del patrimonio storico cittadino, cozza con l’evidenza dei fatti su cui si basano le contestazioni che in molti gli sollevano.
Nelle settimane in cui, per i lavori di manutenzione del depuratore e la riparazione del tubo di rilancio a mare, si scaricavano i liquami delle fogne cittadine sulla costa (in particolare alla foce dell’Impero e perfino nel bacino portuale), Scajola si giustificava con una ordinanza d’urgenza da lui stesso emessa, con cui si autorizzava a trasformare la costa cittadina in una indecorosa fogna a cielo aperto.
Peccato che quella inqualificabile situazione derivasse dai ritardi accumulati proprio nella riparazione della condotta di rilancio a mare del depuratore (ancora oggi non completata) che, se effettuata prima della manutenzione straordinaria del depuratore, avrebbe almeno consentito di scaricare i liquami ad una certa distanza dalla costa.
Analogo schema lo abbiamo visto con la vicenda dell’abbattimento della ciminiera centrale delle ex ferriere, scelta che ha evidentemente agevolato le procedure per la costruzione del supermercato e l’operazione immobiliare speculativa della Colussi. In quel caso, per giustificare lo sfregio ad uno degli scorci più noti e fotografati della città, si sono usate come scudi le relazioni tecniche che evidenziavano le criticità strutturali della ciminiera (mentre i progetti per il recupero sono stati dimenticati) e il benestare incredibilmente concesso dalla soprintendenza ai beni culturali che l’aveva inserito tra i monumenti storici sottoposti a tutela, salvo poi non tutelarla realmente.
Nel caso delle opere di ripascimento delle spiagge del Prino, Scajola si è ridotto a giustificarsi facendosi forza addirittura con il “merito” di non aver utilizzato materiale pericoloso o inquinante, dubbio legittimamente posto da molti cittadini osservandone le caratteristiche.
Premesso che Scajola ha fatto in modo di avere tutte le carte in regola per potersi permettere di scaricare per settimane la fogna sulla costa, per abbattere un monumento storico tutelato a cui molti erano affezionati e per stravolgere e rovinare un tratto di spiaggia naturale di sabbia bianca “asfaltandola” con pietrisco di roccia scura, rimane il fatto che si è trattato di tre porcate.
Nel paese dei condoni edilizi, ancora più odiose delle opere realizzate irregolarmente o in violazione delle norme ambientali, sono quelle che, nonostante violino ogni regola di buon senso, di decoro e di rispetto dell’ambiente, sono realizzate con tutte le carte in regola. Sulla spiaggia del Prino grazie a tutte le procedure amministrative e le formali autorizzazioni ambientali rilasciate per quel “capolavoro”, possiamo assistere al peggiore degli scempi ambientali, uno scempio DOC del “pregiato” marchio della giunta Scajola.
Per offrire una prospettiva di sviluppo economico del turismo nella nostra città è indispensabile garantire la tutela del delicato equilibrio ambientale del nostro territorio rimettendo al centro l’interesse pubblico e senza subordinarlo a quello della solita speculazione o della ottusa protervia di chi tratta i cittadini come sudditi.
Cambiare si può, la scelta è nelle mani dei cittadini imperiesi che invitiamo ad esprimersi il 14 e 15 maggio“.