“Non bisogna andare contro il progresso, ma non possiamo nemmeno dimenticarci un’etica, una morale, un modo di portare avanti la nostra vita di tutti i giorni cercando di salvaguardare la natura, di cui noi facciamo parte. Rovinando la natura roviniamo nel nostre stesse vite“. Queste le parole di Massimiliano Scuriatti, ospite ieri a Imperia per presentare il suo libro ‘Le lacrime dei pesci non si vedono’, edito da La Nave di Teseo.
L’evento, condotto da Gabriella Badano, organizzato dalla Libreria Ragazzi, si è svolto presso l’Auditorium del Museo Navale di Imperia, nell’ambito di Sol&Vento e dell’iniziativa Librinsieme, il Patto per la Lettura realizzato dal Comune di Imperia, con la Biblioteca Civica L. Lagorio, e le librerie della città.
A Imperia Massimiliano Scuriatti con “Le lacrime dei pesci non si vedono”
La sua è una storia inventata che però si basa su un periodo storico reale, giusto?
“Sì, la storia è di fantasia ma si ambienta in un luogo molto famigliare, il posto dove sono nato e dove ho vissuto finchè non mi sono spostato in nord Italia, precisamente Augusta in provincia di Siracusa. Racconto la lunga fase che ha avvio nel 1949 quando si installa la prima di una serie di raffinerie di petrolio, a cui seguiranno delle industrie di chimica, e l’ascesa e il declino di una famiglia di pescatori. Il giovane Vittorio si ritrova a non fare più il mestiere che ha tanto amato e che avrebbe ereditato dal padre, ma a patire il fatto che quella baia antichissima si sarebbe pian piano ammalata e inquinata”.
La tematica dell’inquinamento è molto attuale. Sono all’ordine del giorno gli episodi di proteste importanti da parte degli attivisti che spesso sono inascoltati proprio come il protagonista del suo romanzo.
“Sì, il mio protagonista è un rivoluzionario ante litteram, cerca di far comprendere fin dall’inizio ciò che lui ha capito, cioè quello che sembrava essere l’inizio di una lunga era di benessere si rivelerà un grosso prezzo da pagare in termini di ambiente inquinato e di grande numero di persone che sarebbero poi morte di cancro e malattie gravissime. Cose che accadono davvero in quelle zone purtroppo in quei luoghi che io racconto.
Onestamente, a proposito degli attivisti di oggi, io userei altri metodi per parlare di queste tematiche, ma senz’altro va affrontata la questione in modo determinato. Se si parla ancora di sversamenti abusivi, com’è successo ancora l’anno scorso in zone come quella di Augusta, e non siamo più negli anni ’50, quando non si sapeva cosa poteva accadere, questo è inaccettabile. Non bisogna andare contro il progresso, ma non possiamo nemmeno dimenticarci un’etica, una morale, un modo di portare avanti la nostra vita di tutti i giorni cercando di salvaguardare la natura, di cui noi facciamo parte. Rovinando la natura roviniamo nel nostre stesse vite”.
Il titolo “Le lacrime dei pesci non si vedono” nasce da una sua esperienza personale?
“Sì, non è un romanzo autobiografico ma se c’è una cosa che mi appartiene davvero è proprio il titolo, che nasce da una riflessione che ho fatto a 11-12 anni. Nel libro si parla di un evento davvero accaduto, quando la popolazione si sveglia e vede una distesa di pesci morenti per via dello sversamento di sostanze chimiche. Il romanzo ruota intorno a questo mio pensiero. Guardavo questi pesci che mi intenerivano e non si potevano vedere nemmeno le loro lacrime disciolte nel mare. Nel libro questo si trasforma in un rapido dialogo tra bambini che guardando i pesci boccheggianti in mezzo al sangue si chiedono se anche loro soffrono. Una descrizione leggera nelle parole dei ragazzini, ma molto forte nella visione. ‘Certo che piangono – dice uno dei bambini – solo che non si vedono ammiscate come sono nell’acqua del mare’. Attorno a questo mio trauma infantile, perchè mi fece molto impressione, dopo anni si è costruito attorno questo romanzo che è di finzione, ma purtroppo vive di verità e ancora tristemente attuale, non solo ad Augusta ma anche in tante altre località italiane”.