14 Novembre 2024 12:13

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14 Novembre 2024 12:13

Imperia: 25 aprile, da Piani a Piazza della Vittoria un inno alla libertà. “Una festa del popolo. L’Italia ha deciso di essere antifascista e non lo si può negare” /Foto e Video

In breve: La manifestazione è terminata in Piazza della Vittoria con l’alzabandiera e gli onori ai caduti 

Si è svolta oggi, in piazza della Vittoria, a Imperia, la commemorazione del 78° anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

Celebrazioni 25 aprile: da Piani a piazza della Vittoria un inno alla libertà

Le commemorazioni sono iniziate questa mattina a Piani, presso il Monumento ai Caduti. La delegazione si è poi spostata nei cimiteri di Porto Maurizio e di Oneglia, dove sono state deposte delle corone di alloro ai caduti durante la guerra.

La manifestazione è terminata in Piazza della Vittoria con l’alzabandiera, gli onori ai caduti e la benedizione del parroco di Cristo Re, Don Giampiero.

Presenti i rappresentanti delle associazioni di partigiani, i cittadini e le massime autorità civili e militari della provincia di Imperia tra cui il Questore Giuseppe Felice Peritore, il Prefetto Valerio Massimo Romeo, l’assessore regionale Marco Scajola e il vicepresidente della regione Liguria, Alessandro Piana.

L’intervento del sindaco Claudio Scajola

“Oggi celebriamo la festa della liberazione. Ci sono state polemiche come ogni anno. È compito delle istituzioni evitare letture che tendono a dividere. E allo stesso tempo evitare di enfatizzare le divisioni.

I costituenti, da de Gasperi a Togliatti, affidarono alla Costituzione di includere nella democrazia anche chi ha combattuto tra gli sconfitti. Il 25 aprile è la festa della libertà e dell’unione, una festa di popolo.

Una festa in cui ricordiamo tutti coloro che sono stati uniti contro i nazifascisti. Il Trattato di pace di Parigi, riconosce la forza della resistenza, ha permesso che il destino dell’Italia non fosse lo stesso della Germania.

Il 25 aprile deve unire tutti, perché tutti combatteremo insieme contro un nemico comune. Cattolici, comunisti, socialisti, liberali, azionisti, monarchici. Fu il riscatto del nostro Paese. Il nostro compito è ricordare ai più giovani che solo insieme si può percorre strada del diritto alla libertà, del progresso. Viva l’Italia, viva il 25 aprile”.

L’intervento di Donatella Alfonso (giornalista, consigliere comunale a Genova)

“Venerdì ho incontrato una partigiana. Una delle poche rimaste. Mirella Aloisio, detta Rossella, 97 anni. Mirella è stata segretaria operativa del Cnl di Genova nei giorni dell’insurrezione. Portava nella sua borsa le carte più compromettenti, a soli 18 anni.

Rossella, in incontro a Genova, ha detto che un popolo è stato più forse di un esercito. La resistenza è stata una guerra di popolo. Una guerra che ha coinvolto tutti quelli che la pensavano in maniera diversa.

Tutti coloro che non volevano avere a che fare nè con il regime fascista né con la guerra.

Una guerra fatta da donne resistenti, ma non solo quelle che hanno fatto sabotaggi e staffette in bicicletta. Ma anche quelle che hanno fatto da mangiare ai partigiani. Che hanno rischiato la vita per quello.

Come Anna, che aveva fatto le tagliatelle ai partigiani. Fu portata a Marassi a Genova con la minaccia di essere fucilata. Fare la propria scelta poteva essere anche questo. La Guerra si fa anche con un piatto di tagliatelle.

Revisionismo? Significa non aver fatto un’opera di educazione tra i giovani. Questa non può essere una festa di parte, per queste ragioni che vi ho detto. Tutti non volevano più sapere nulla della guerra.

Parlare di questa festa come divisiva ritengo sia stato fatto in maniera acuta e precisa. È divisiva se sei fascista, perché tutti gli altri sono qua.

C’erano invasori e invasati. Invasati che hanno portato gli invasori a fare rastrellamenti. Come ad Alto, contro la banda di Felice Cascione, come a Torre Paponi, con 28 vittime bruciate vive nella Chiesa. Perché? Perché contadini accusati di dare una mano ai partigiani.

Questo territorio conosce tante di queste storie. Tutte le stragi sarebbero state nascoste se non fosse stato aperto l’armadio della vergogna dal giornalista Franco Giustolisi. Non si sarebbe mai saputo niente. La guerra di popolo non può essere negata, non può essere negata l’Italia che ha deciso di essere antifascista.

Come diceva Aldo Moro, la costituzione non è a-fascista, ma antifascista. Nel 46 si sono tenute le prime elezioni in cui le donne hanno avuto diritto di voto. Questo grazie alla resistenza.

Anche nell’Italia post fascista, purtroppo, è rimasta una zona grigia che non ha preso posizione e ha fatto crescere sacche di indifferenza in cui qualcuno ha continuato a fare crescere la fiamma che ancora oggi qualcuno onora a Predappio.

Cercare di diluire 20 anni della liberazione, di occupazione di questi territori, in una sorta di guerra civile in cui tutti i morti sono uguali, non è accettabile. Non è vero, i morti non sono tutti uguali. L’umana pietà è concessa a tutti, ma c’è una ragione se le vittima di serie a sono state uccise dalle vittime di serie b.

Se siamo qui a parlare in un paese liberato dalla dittatura è perché hanno vinto i primi. Grazie alla resistenza e alla Costituzione tutti oggi possono parlare, anche quelli che ne parlano male. Altro rischio del revisionismo è la banalizzazione.

Mattarella ad Auschwitz, nei giorni scorsi, con due bambine ebree deportate. Negli stessi giorni c’erano persone che si facevano i selfie sui binari dove passavano i treni dei deportati. Questa è la banalità del male. Una banalità per cui tutto è uguale e normale. Ma non è così.

La banalizzazione ci porta a sentire che i morti delle Fosse Ardeatine furono uccisi solo perché italiani. Non è vero, furono uccisi perchè erano antifascisti.

Bisogna combattere la non conoscenza voluta. Non si può pensare che nel giorno in cui si festeggia la liberazione dell’Italia, chi ricopre una carica pubblica vada in un paese straniero a onorare una vittima come Jan Palach, che è morto in un giorno di gennaio e non c’entra nulla.

L’articolo 54 della Costituzione vieta la ricostituzione del partito fascista e dice che cittadini cui sono stati affidati funzioni pubbliche hanno il dovere di svolgerle con disciplina e onore. Un impegno mica da poco. Faccio mia un’idea che ha lanciato Massimo Bisca. Ci vorrebbe una legge che preveda che tra i requisiti per essere eletti ci sia la conoscenza della Costituzione. Senza conoscenza non siamo degni di chi ha combattuto per la libertà.

Ho una proposta anche per l’imperiese. L’Anpi ha lanciato l’iniziativa ‘se sono rose fioriranno’ per mettere delle rose sulle targhe che ricordano le partigiane. Candidate e candidati, impegnatevi a trovare uno spazio, una strada, per le donne della costituente, le donne partigiane, le donne deportate. Si parla sempre dei padri della Costituzione e non delle madri.

Dobbiamo impegnarci sul futuro per essere cittadini di un paese libero. Buon 25 aprile”.

Una corona d’alloro per ricordare l’Avv. Ambrogio Viale, Commissario Prefettizio a Imperia nel ’43, alla caduta del fascismo

Sempre nella giornata odierna, in occasione della Festa della Liberazione la FVL ha ricordato con una corona d’alloro sulla lapide in Largo Viale la figura dell’Avv. Ambrogio Viale, Commissario Prefettizio nel 43 alla caduta del fascismo, Prefetto della Liberazione della provincia di Imperia nel 1945, Deputato all’assemblea Costituente.

“Abbiamo pensato – dichiara Gianni De Moro, presidente Federazione Volontari della Libertà di Imperia – di ricordare una figura importantissima che è quella del costituente imperiese. Colui che rappresentò la città e la provincia. Si tratta dell’avvocato Viale, che fu uno degli esponenti principali del comitato di liberazione nazionale. Ebbe degli incarichi politici importantissimi. Si è pensato di ricordare questa figura, da rivalutare, da ristudiare e un personaggio da riconquistare per tutti gli imperiesi”.

Le celebrazioni a Piani

Gli onori ai caduti nel cimitero di Porto Maurizio

Gli onori ai caduti nel cimitero di Oneglia

25 aprile: le celebrazioni in piazza della Vittoria

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