24 Novembre 2024 21:28

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24 Novembre 2024 21:28

Imperia: “33 giri Italian-Masters”, venerdì 28 aprile in biblioteca l’incontro su Giorgio Gaber con Stefano Senardi. “Un punto di riferimento per la mia generazione”

In breve: Il prossimo incontro si svolgerà il 5 maggio dedicato a "Metallo non metallo" dei Bluvertigo.

Venerdì 28 aprile, alle 18, un nuovo appuntamento della Rassegna “33 giri Italian Masters, incontri con la musica d’Autore”, con la direzione artistica di Stefano Senardi, questa volta dedicato a Giorgio Gaber e al suo disco “La mia generazione ha perso”. Conduce Maurilio Giordana.

La serie “33 Giri – Italian Masters”, produzione originale Sky Arte HD, scritta e realizzata sotto la guida del discografico che ne è ideatore e curatore, propone le storie e le curiosità sui migliori dischi, divenuti classici della musica italiana.

Il prossimo incontro si svolgerà il 5 maggio dedicato a “Metallo non metallo” dei Bluvertigo.

Imperia: “33 giri Italian-Masters”, venerdì 28 aprile in biblioteca l’incontro su Giorgio Gaber con Stefano Senardi

I primi incontri

“Ho conosciuto personalmente Giorgio Gaber negli ultimi 15 anni della sua vita, prima lo conoscevo come artista e lo ammiravo. Per chi frequentava la sinistra in quegli anni era quasi obbligatorio andare a farsi dare una ‘benedizione’ da lui. Gli spettacoli del Teatro Canzone, la forma d’arte inventata da lui con Alessandro Luporini, con cui scriveva anche i testi, ogni volta erano una sorpresa. Riempiva il palcoscenico anche quando era solo nei suoi monologhi”.

L’album “La mia generazione ha perso”

“Nell’album che presentiamo oggi, ‘La mia generazione ha perso’, c’è un monologo molto importante ‘Qualcuno era comunista’, un brano in prosa con un sottofondo musicale molto bello. È, come tanti altri spettacoli del Teatro Canzone, un grande momento di riflessione. Nella poetica di Gaber c’è spesso un’alternanza di delusione e rabbia contro l’ipocrisia, il malcostume e certe ideologie, un senso di sconfitta rispetto a come si era una volta e il fatto di essersi adagiati nel qualunquismo e nel conformismo, sul fatto di essersi concentrati più sulla televisione che sull’uomo. Oltre a questo brano ce ne sono altri due ripresi dal Teatro Canzone che vengono rivisitati e proposti in questo disco, ovvero ‘Si può’ e ‘Destra – sinistra’, in cui si alterna l’invettiva al qualunquismo all’invito all’impegno che non c’è più.

Per la mia generazione Gaber era un punto di riferimento ed era come uno scossone perchè sfidava il suo pubblico in ogni suo spettacolo, in ogni sua opera, in ogni suo disco.

In questo disco, tra i vari brani c’è anche ‘La razza in estinzione’, che nel 2001 vinse la Targa Tenco, che parla della generazione che era partita con le proteste, le contestazioni, il desiderio di cambiare il mondo e poi si è uniformata al tran tran quotidiano dimenticandosi dei suoi veri ideali.

Tutto l’album è incentrato sul mettere a nudo il malcostume della società e della politica e anche una certa malinconia degli anni delle lotte in piazza per i propri ideali”.

L’ultimo album

“Dopo quest’album, ci sarà il suo ultimo disco, ‘Io non mi sento italiano’, pubblicato alla fine del gennaio 2003, poche settimane dopo la sua morte. In quest’album c’è uno dei brani più straordinari dell’ultimo Gaber, scritto quando era già malato, ovvero ‘Non insegnate ai bambini’, dove si intravede una speranza per il futuro almeno nei bambini purchè gli adulti se ne prendano cura nel modo giusto”.

Amore e speranza

“Nell’album ‘La mia generazione ha perso’ c’è anche un brano che parla dell’amore, un altro tema che ricorre spesso nella poetica di Gaber e che fa intravedere un filo di speranza. Nonostante l’uomo si sia adagiato nel conformismo potrebbe riscattarsi. Il disco mostra un Gaber che ha perso fiducia, arrabbiato e disgustato per la società in cui stiamo vivendo, ma nonostante ciò, nelle sue invettive c’è sempre una certa tenerezza, che ritengo sia una caratteristica dei grandi poeti.

Gaber ha avuto una produzione enorme. Ivano Fossati, interpellato da Gaber per produrre il disco, ma impegnato in altri progetti, gli ha suggerito di rivolgersi a Beppe Quirici (produttore e arrangiatore di molti dischi di Fossati che erano piaciuti a Gaber) che poi produsse questo disco e quello successivo.

Dopo la sua morte, Fossati ha dichiarato che Gaber artista non gli manca perchè ha prodotto talmente tante cose che ci si può nutrire della sua arte. Quello che manca, ha detto, sono persone come Gaber che sanno mettersi e mettere in discussione tutto.

Gaber è stato un grande protagonista della televisione italiana degli anni 60, i migliori anni della nostra televisione, con varietà e spettacoli. Un artista che ha saputo cambiare, crescere, migliorare. È partito dalla canzone francese e poi è passato attraverso la musica popolare e la musica leggera ed è anche in qualche modo, insieme a Jannacci, un precursore della canzone demenziale. È un passaggio obbligato per chi ama la canzone d’autore e non solo”.

 

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