Imperia. La vicenda Agnesi preoccupa tutti i cittadini imperiesi, ma ovviamente tocca in prima persona i dipendenti dello stabilimento. Uno degli operai ha così inviato una nuova lettera per parlare del pastificio Agnesi e raccontarne lati nuovi e magari non a tutti conosciuti:
“Vorrei spendere ancora qualche parola circa la vicenda Agnesi e mostrare altri aspetti. La vita ci chiede impegno e ci chiama a fare scelte ma troppo spesso ormai siamo dominati dalla pigrizia mentale e lasciamo che le cose succedano trovando facili alibi alle nostre indecisioni. Ci accontentiamo del poco che ci viene dato senza pensare al molto che potremmo avere se solo lo volessimo. Nulla succede per caso ma piuttosto ci viene mostrato per ripensare e darci modo di migliorare.
Tutti vogliamo vivere in un mondo migliore ed essere felici, ovvio sarebbe strano il contrario, ma poi non ci impegnamo minimamente, deleghiamo ad altri decisioni per poi criticare se abbiamo una vita grama.
E’ stata decisa la chiusura dell’Agnesi e con essa una prospettiva di sviluppo per Imperia. Ora l’Agnesi bussa alla nostra porta e ci chiede da che parte stiamo, ci chiede un impegno e una scelta che non siamo più soliti fare. Tutti: lavoratori, politica, sindacati ed anche i cittadini comuni devono farsi con onestà la domanda se la questione Agnesi interessa ed in caso affermativo non dire “quindi cosa facciamo?” che presuppone un comodo attendismo ma piuttosto “cosa faccio?”
Innanzitutto si può passare a firmare la petizione che è in corso, ogni azione è utile alla nostra causa.
Ogni idea, ogni parola, ogni azione in favore può essere utile fosse anche solo mettere un messaggio appeso al proprio negozio o di passaggio lasciare alla portineria dell’Agnesi un biglietto di sostegno con magari scritto “Io sono per l’Agnesi ad Imperia” tanto per fare degli esempi. A proposito ancora grazie al Bar 11che avendo capito la situazione interpreta perfettamente quello che voglio dire.
Sicuramente bisogna tralasciare gli interessi di parte per fare quello che normalmente tutti dovrebbero fare che è il bene comune. La crisi è un indicatore: ci dice che un sistema è arrivato a compimento e bisogna cambiare; modi di pensare del passato sono ormai vecchi e bisogna liberare nuove energie e con esse nuove forme di sviluppo. Rimanendo ancorati al passato siamo destinati al fallimento.
Imperia è una bella città di mare che non merita quanto le è stato fatto ma si può sperare in un cambiamento. Agnesi è un’opportunità che si può cogliere serve solo fare scelte coraggiose per questo invito ad essere coraggiosi.
Veniamo dominati col sentimento della paura ed ognuno pensa a se stesso in modo tale da non fare gruppo perchè un gruppo pensa e poi agisce.
Con la stessa procedura applicata al molino prima siamo stati storditi dalla notizia della chiusura poi è stato instillato il germe non di grano ma della paura del domani, dell’incertezza e facendo leva su questi siamo stati divisi mostrandoci la prospettiva di un posto di lavoro alternativo ma solo per pochi o una dolce uscita senza traumi con la mobilità così da considerarsi estraneo alla protesta.
A conferma del fare leva sulla paura trovo “particolare” la condotta di un sindacato che va a braccetto con la direzione e poi si pone il preciso compito di dividere le persone dissuadendo alcuni dal protestare e fare scioperi con la promessa di un posto di lavoro nella futura “fabbrichetta”.
Come se non fossimo tutti comunque cittadini di Imperia e non dovessimo fare i conti con l’aggiunta al desolante litorale di un’altra rovina.
Quanto sta succedendo ci sta proprio dicendo che dobbiamo recuperare i valori dell’unità e della condivisione, insieme e uniti possiamo superare molti ostacoli ma da soli siamo in balia degli eventi: ognuno di noi è come un dito con la sua singolarità ma fragile, uniti siamo una mano con ben altre potenzialità, pensiamo che facendo il nostro tornaconto siamo al sicuro ma invece è solo mettere la testa sotto la sabbia.
Prendere coscienza, protestare, impegnarsi per un domani migliore, sono diventate attività datate e fuoriluogo, inopportune?
Da tanto tempo riposiamo sul divano narcotizzati da schermi di ogni genere e abbiamo il cuore prigioniero di mille se e ma; possiamo fare qualcosa di bello e di grande che ci appagherebbe molto, liberandoci il cuore e riconsegnandoci quello che siamo: persone il cui compito non è raggranellare danari ma seminare valori.
In ultimo ma non meno importante vorrei ricordare che nessun uomo è un’isola tutti siamo interdipendenti e abbiamo responsabilità gli uni verso gli altri, tantopiù un imprenditore con uno stabilimento in mezzo ad una città che di questa è diventato parte integrante. Credo quindi che sia doveroso visto l’impatto che venga fatta chiarezza sulla chiusura dello stabilimento di Imperia. Non sono mai stati forniti ufficialmente numeri e dati precisi e circostanziati a suffragio della chiusura del molino e del restante stabilimento se non frasi generiche e vaghe.
Penso che la Direzione debba chiarire questo punto proprio per una necessità di verità, che farebbe bene a tutti a meno che non si voglia nascondere l’infondatezza della decisione presa o peggio ancora un’organizzazione del lavoro lacunosa, inefficace e sprecona che farebbe di Imperia il capro espiatorio. Quello che genera timore non è quanto verrà fatto, ma piuttosto quello che è stato fatto.
L’Agnesi bussa alla nostra porta apriamogliela con gioia!”.