Imperia. Un nostro lettore, Franco Bianchi, ha inviato al direttore di Imperiapost un’accurata analisi sulla nostra attuale società in crisi, indicando alcuni fattori e alcuni elementi che andrebbero modificati al fine di lavorare in sinergia per rimettere in piedi la nostra città.
“Gentile Direttore, qualche giorno fa il Suo giornale riprendeva la notizia lanciata da L’Espresso a commento degli ultimi dati dell’ISTAT sulla povertà in Italia. Mi aspettavo di leggere qualche reazione sul precipitare dell’indice di povertà nella nostra regione. I dati sono impietosi e se vengono tra loro confrontati lo divengono ancora di più. Mettendo insieme le analisi 2013 del Sole 24 ore, le ricerche da poco presentate a Sanremo dalla Confcommercio sulla disoccupazione nel terziario e, appunto i recenti dati comparsi sulla Vostra testata, c’è poco di che essere allegri.
Mi sono concentrato a questo proposito sui dati della nostra provincia e, pur considerando che la crisi generale incide in modo determinante, non si può non vedere come, da noi, gli effetti sono più sensibili che in altre zone dell’Italia del nord. I dati del resto fotografano una situazione che, credo, tutti abbiamo sotto gli occhi e ci narrano di una crisi profonda che parte dalle grandi questioni da troppo tempo irrisolte fino ad arrivare ai singoli cittadini che dimostrano un plateale disinteresse per le questioni generali, salvo magari prendere fuoco quando accade qualcosa che li riguarda direttamente.
Ripeto, la crisi generale è certamente grave, complessa e lontana dall’essere risolta; qui però sembra si riesca ad aggravare situazioni che già di per se sono gravi. Chi può provare ad attenuare gli effetti perversi della crisi? A me pare che ci sia una sola risposta: la politica. Politica ovviamente intesa come disciplina capace di risolvere i conflitti ed i problemi, disciplina in grado di dettare regole che influenzino gli accadimenti quotidiani facendoli confluire in disegni di più ampio respiro. In questo senso la nostra regione non sembra davvero all’altezza a partire da una Giunta Regionale che sembrerebbe preferire la dispersione in mille rivoli dei pochi finanziamenti disponibili a scapito delle grandi questioni anche a costo, come ha fatto in questa provincia, di distruggere cose importanti livellandole con la scusa dei quattrini che mancano e riuscendo così a sfuggire alle proprie responsabilità primarie.
Ma se le colpe della Regione Liguria ci sono e sono importanti, ancora di più a me pare, balzano agli occhi le colpe della politica locale. Qui riusciamo a litigare su tutto: un ospedale unico ed efficiente ci servirebbe, ma ad occuparsene sono coloro che ci dovrebbero lavorare e, dunque accettare qualche disagio. Queste persone ovviamente votano e l’inimicarsele non è ‘politico’. Ci servirebbe un luogo dove mettere i nostri rifiuti, ma persino le cronache di questi ultimi periodi la dicono lunga sulla nostra capacità di programmare a lungo termine. Abbiamo in provincia un problema piuttosto grave con la criminalità organizzata, ma anche qui quando non neghiamo questa realtà, semplicemente la infiliamo nei meandri di una burocrazia che tutto sopisce.
Quando si assiste a modifiche radicali, come ad esempio nella questione dei tribunali, queste calano dall’alto e, ovviamente, con un effetto mannaia che lascia dietro di se non solo la riduzione di alcuni sprechi evidenti, ma anche la creazione di ulteriori problemi che, con le tecnologie che potremmo avere a disposizione, magari si ridurrebbero. Non ci sono certo soluzioni facili, neppure per i pochi esempi qui riassunti: per modificare il corso delle cose occorre lavoro, pazienza, tempo. Occorrerebbe anche un’altra cosa: l’abbandono della pervicace convinzione che le colpe siano degli altri e l’irresponsabilità che ne consegue. Questo vale per il singolo cittadino che se la prende con lo Stato nelle sue varie forme dimenticando che i suoi comportamenti contribuiscono spesso ad incrementare gli indici negativi con cui dobbiamo fare i conti, ma soprattutto vale per i nostri Amministratori Pubblici che magari potrebbero diminuire le energie che spendono per la loro visibilità per dedicarle a creare, di comune accordo, un futuro un po’ meno nero per tutti noi”.