Essere donne oggi in Italia. Questo il titolo di una nota inviata al nostro giornale da Maurizia Nichelatti e Maria Sepe della Federazione del Partito della Rifondazione Comunista di Imperia.
“Siamo in un Paese dove non è garantito il diritto di aborto, spesso impedito da medici e non solo, obiettori”
Scrivono la Nichelatti e la Sepe: “Siamo in un Paese dove Eugenia Roccella è Ministra per la Famiglia, la Natalità, le Pari opportunità nel governo guidato da Giorgia Meloni. La Roccella ha pubblicato diversi libri. Ai fini della nostra discussione, sono rilevanti “Dopo il femminismo”, “La favola dell’aborto facile” e “Miti e realtà della pillola Ru486”.
In passato la ministra Roccella è stata sottosegretaria al Ministero della Salute nel governo Berlusconi. Il fatto che il Ministero sia definito “della Famiglia e delle Pari Opportunità” non stride affatto, anzi le due tematiche potrebbero e dovrebbero andare di pari passo per garantire alle donne tutti i diritti, l’assistenza e gli aiuti necessari per consentire scelte libere e consapevoli come possono essere il costruire famiglia e allevare figli. In Italia il lavoro di riproduzione della specie e il lavoro di cura continuano a gravare sulle spalle delle donne, costituendo di fatto un doppio lavoro non riconosciuto, dato per scontato e senza minimamente intaccare o mettere in discussione la divisione sessuale del lavoro. E questo accade in una società dove il lavoro è sempre più precario e sottopagato e i servizi sociali sempre più ridotti e/o corrosi.
Questo è il campo di azione della Ministra Roccella. Il suo impegno è almeno auspicabile, sia quello di modificare e migliorare le condizioni esistenti che rendono titanica la piena realizzazione delle Pari Opportunità tra i sessi. Per quanto riguarda la Natalità non si vede il nesso diretto con Famiglia e Pari opportunità nella definizione del Ministero. La natalità (una volta si chiamava “maternità consapevole”) deriva dalla libertà delle donne di decidere del proprio corpo e della propria vita nell’ambito di una revisione concreta e radicale della divisione sessuale del lavoro. Siamo in un Paese dove i media raccontano dei neonati lasciati nelle “culle per la vita” e malgrado esista il DPR396/2000 che garantisce alle donne il diritto di partorire in sicurezza e anonimato, la Questura investiga sulle loro storie di madri costrette ad abbandonare i neonati. Di questo dovrebbe occuparsi la Ministra Roccella, di garantire i diritti delle madri.
Siamo in un Paese dove non è garantito il diritto di aborto, spesso impedito da medici e non solo, obiettori e dove esistono cimiteri dei feti, con tanto di croci, che criminalizzano la madre col suo nome reso pubblico. Viviamo quindi nell’ipocrisia, nella difesa dei privilegi maschili e nella perenne perpetrazione di sessismo e razzismo. Di questo dovrebbe occuparsi la Ministra Roccella.
Nel linguaggio della politica risulta che “Stati Generali” significa che sono presenti agli incontri tutte le parti in causa, mentre all’affollato convegno cattolico per l’incremento delle nascite, organizzato dal Forum delle Famiglie, su quarantadue ospiti solo nove erano donne, benché si discutesse di questioni che mettono in gioco il corpo delle donne. Inoltre nel Forum a parlare di “Natalità produce ricchezza” erano presenti sette manager e un ministro, tutti maschi.
E’ evidente che la diminuzione delle nascite costituisca un problema per il regime pensionistico se viene a mancare un rapporto equilibrato tra chi lavora e chi è in pensione. E non porta nessun beneficio il rifiuto dell’apporto dei migranti che lavorando possono dare. Ed è solo razzista e ridicola la disquisizione tra etnia e razza italiana da preservare. Agli “Stati Generali della Natalità” la premier Meloni ha dichiarato “Niente utero in affitto”.
La GPA è una questione che ha molteplici e complesse declinazioni che le destre tirano in ballo solo per destabilizzare, manipolare e strumentalizzare il dibattito e il riconoscimento di uguali diritti. Le espressioni “Utero in affitto” e maternità surrogata rimandano a pratiche degradanti che poco o nulla hanno a che fare con il concetto di maternità e obbediscono ad un modello estrattivo di produzione, di commercio e di profitto. Una questione di dignità umana e mercificazione di donne e bambini. L’utero in affitto è un grande business di chi specula sul corpo e la vita delle donne, vietato per legge in diversi Paesi europei. In Spagna dove il Ministero è dell’Uguaglianza, la Ministra ha varato tre leggi sulla sessualità motivandole come segue: “ Siamo qui per migliorare la democrazia spagnola. L’estrema destra si può fermare lavorando per una società dove ciascuno possa costruire il proprio progetto di vita”. Non è certo questo l’obiettivo del governo Meloni cui è evidente quanto stia a cuore, in modo quasi esclusivo, la salvaguardia dell’etnia/razza italiana dalle contaminazioni con altre popolazioni.
Molto complesso trovare un equilibrio tra i diritti di figli di coppie omogenitoriali già registrati all’anagrafe e altri non ancora registrati, nel caos di diritti diseguali per bambini futuri cittadini in partenza tutti uguali. La vera finalità dovrebbe riguardare il diritto dei bambini e delle donne. Cento medici , giuristi, psicologi e sociologi di settantacinque nazionalità diverse hanno stilato la “Dichiarazione di Casablanca”, una presa di posizione netta contro la pratica dell‘utero in affitto nel mondo. C’è poi chi sostiene che la GPA possa essere non solo una questione di business sul corpo di donne in estrema indigenza, ma anche un atto d’amore, un dono. In alcuni paesi come l’Australia è “Maternità per altri” ed è incondizionata e gratuita. “Ritengo che la prostituzione e ancor più la procreazione non possano essere considerate un lavoro come un altro. Voglio continuare a interrogarle per ciò che sono state; cancellazione della donna come singolarità, riduzione a natura, materia, corpo, sessualità finalizzata al piacere dell’uomo, maternità come obbligo procreativo”(cit. Lea Melandri)
A proposito di natalità e crisi demografica va detto che al mondo ci sono otto miliardi di persone. Credo che natalità e crisi demografica dovrebbero essere sostituite dalle parole adozione, affido, sostegno a distanza. Milioni di bambini già nati aspettano solo di essere amati” (cit. Elena Govoni).