27 Dicembre 2024 21:49

27 Dicembre 2024 21:49

Imperia: il racconto di Michele, studente in navigazione sul Palinuro. “Si imparano cose che a scuola non impari. Esperienza indimenticabile”/Foto

In breve: Michele, studente dell'Istituto Nautico di Palermo ha trascorso un periodo di formazione a bordo della nave scuola della Marina Militare l'estate scorsa 

Il nostro articolo dedicato alla nave scuola Palinuro, in occasione della sua permanenza a Imperia, oltre ad aver suscitato interesse in molti, in alcuni ha anche risvegliato ricordi rimasti nel cuore e nella mente, per aver avuto la fortuna di aver navigato sul Palinuro.

Michele, studente dell’Istituto Nautico di Palermo ha trascorso un periodo di formazione a bordo della nave scuola della Marina Militare l’estate scorsa

E’ il caso di Michele Melchiorre Sorrentino, studente dell’Istituto Nautico di Palermo ed ex allievo Palinuro nell’estate scorsa, che ha scritto alla nostra redazione per raccontare la sua indimenticabile esperienza, inviandoci anche le foto che la ricordano. E noi pubblichiamo il suo racconto integralmente, per coglierne tutti i sentimenti e valori che racchiude e trasmette a chi lo legge. Grazie Michele per la tua testimonianza.

Ecco il racconto dell’esperienza di Michele sul Palinuro

PALINURO, IL PASSATO NEL MARE
Faventibus Ventis, questo è il motto della nave scuola della Marina Militare che mi ha permesso di svolgere insieme ad altri giovani come me una breve, ma vigorosa esperienza a bordo. Parlo del Palinuro, veliero costruito in Francia, come nave da pesca; negli anni cinquanta, la Marina Militare Italiana l’acquistò, modificandola per svolgere il ruolo di nave scuola per sottufficiali, dove i marinai hanno la possibilità, attraverso una campagna addestrativa, di acquisire le competenze e i principi fondamentali della navigazione d’altura.

Naturalmente la stessa, ha subito qualche piccola modifica estetica, mantenendo comunque i caratteri originali del passato. Infatti appena saliti a bordo si ha la sensazione di fare un salto indietro nel tempo. L’ufficiale incaricato dal comandante di accoglierci invita noi allievi ad andare sottocoperta. Quello che ci si presenta, è una stanza di circa 19 metri quadri che avrebbe giocato il ruolo di mensa e dormitorio, sia per noi allievi che per i marescialli nel periodo di permanenza a bordo.

L’ufficiale si presenta e ci espleta brevemente le regole da rispettare, gli ordini da eseguire e i lavori da completare durante la navigazione e soprattutto il rispetto verso tutto l’equipaggio, congedandosi infine per la cena. Sono stati giorni duri, poiché i turni da eseguire erano a distanza di poche ore, certo le amache non erano comodissime e dormire tutti uno sopra l’altro non è certo una sensazione ottimale.

Il duro lavoro di lucidatura degli ottoni, compreso il motto della nave, turni alla vedetta, timone, sala nautica e anche cucina ci hanno parzialmente sconvolto i primi giorni di navigazione, ma è stato proprio questo che ricordammo con rimpianto appena sbarcati. Nei giorni di navigazione non abbiamo avuto alcun vento favorevole in contraddizione con il motto della nave, “Faventibus Ventis” venti favorevoli, sotto la pioggia, vento, lampi, tuoni e onde alte fino a quattro metri, vedere la prua sbattere contro le onde del mare è stata una manifestazione di forza da parte della natura sentita nell’animo sia dell’equipaggio che di noi allievi.

In poche ore, la maggior parte degli allievi riscontrarono difficoltà non essendo abituati a movimenti del genere; lo spirito di bordo è uno spirito di squadra ma anche di famiglia perché la convivenza rimette sul campo della vita dei valori che ad oggi non si utilizzano più, probabilmente perché distratti dalle innovazioni e dalle tecnologie ed ogni tanto bisognerebbe staccare la spina e rendersi conto della freschezza dei valori della vita.

Le giornate sono state scandite dall’ammaina bandiera, un momento sacro per tutto l’equipaggio, allievi, comuni, marescialli e ufficiali al suono acuto di un fischietto, da parte del nocchiere si prepara a questa breve cerimonia sugli attenti.

L’aria che si respira durante l’ammaina bandiera è quella di patriottismo che mai prima di allora avevo sperimentato, una sensazione commovente, ricca di sentimento speciale allo stesso tempo, rende orgoglioso e fiero di appartenere alla bandiera tricolore italiana. Verso la fine di questo viaggio molti avevano voglia di scappare via e non tornare più, ma per me vi era un sentimento di vita avventurosa, a bordo di quella nave in mezzo al blu del mare.

Palinuro insegna cose che non si imparano a scuola, che mi hanno permesso di vivere momenti indimenticabili e di conoscere persone e marinai che non dimenticherò mai. L’esperienza a bordo, permette di vedere la vita da una prospettiva diversa e di conseguenza cambia il modo di affrontare la stessa che ogni giorno riscontriamo sul “dolce naufragar” della nostra esistenza.

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