23 Dicembre 2024 05:31

23 Dicembre 2024 05:31

Ventimiglia: le associazioni solidali puntano il dito contro Prefettura e Comune per le condizioni dei migranti. “Servono servizi di vera accoglienza”

In breve: In una nota le associazioni denunciano l'assenza di strutture semplici come bagni e docce

In una nota congiunta diverse associazioni provinciali sono tornate sul tema dell’accoglienza dei migranti a Ventimiglia,  denunciando gravi carenze e mettendo inevidenza la continua perdita di vite umane sul confine.

A farsi avanti sono Centro sociale La talpa e l’orologio – Imperia, Progetto 20K – Ventimiglia, Arci A.C.P.O. – Imperia, Arci provinciale – Imperia, Gruppo Teatrale l’Attrito – Imperia, Non una di meno – Ponente Ligure, Brigata Girasole – Imperia e Aifo – Imperia.

In una nota le associazioni denunciano l’assenza di strutture semplici come bagni e docce

Ecco la nota delle associazioni.

“L’8 giugno in conferenza stampa il prefetto di Imperia Valerio Massimo Romeo e il sindaco Flavio Di Muro hanno firmato un protocollo di intesa e annunciato l’apertura di uno dei cosiddetti PAD (punti di assistenza diffusa) presso l’ex Isola dei ragazzi, adiacente ai locali di Caritas Intemelia. Ad oggi questo spazio resta una scatola vuota e la mancata accoglienza è una realtà quotidiana a Ventimiglia.

Solo quattro giorni prima, il 4 giugno, sulla spiaggia di Bordighera è stato ritrovato il corpo di una persona, inizialmente non identificata, annegata qualche giorno prima. Per chi non frequenta quotidianamente Ventimiglia e non ha familiarità con la vita delle persone che, con o senza documenti, sono bloccate nella città di confine, non è facile discernere il vero dal falso nel susseguirsi degli eventi di questi ultimi mesi. La narrazione che ha prevalso è quella dettata dagli uffici stampa di prefettura e questura. Forse un altro punto di vista potrebbe giovare a chiunque sia interessato a conoscere con lucidità la questione del confine.

Quello che, in quanto persone e organizzazioni solidali, abbiamo visto in questi mesi non è altro che repressione: dall’operazione “Pantografo” (nome orrendo con cui si identifica quella parte del treno dove diverse persone hanno trovato la morte per folgorazione), alla recente “pulizia” del piazzale antistante la Caritas, passando per lo sgombero degli insediamenti informali sotto il cavalcavia di via Tenda. Tutto è estremamente violento per chi subisce gli interventi della forza pubblica sulla propria pelle.

Troviamo francamente rivoltante e davvero propagandistico dover leggere dell’apertura di uno spazio con 10 posti letto come se si trattasse di un’azione umanitaria o dello sgombero di via Tenda come di un atto dovuto e motivato unicamente da legittime preoccupazioni igienico sanitarie. La verità è che il prefetto Romeo è stato inviato da Roma con un mandato: invisibilizzare le persone migranti e le condizioni in cui si trovano costrette a vivere e così distogliere l’attenzione dal carico di violenza della frontiera. Agitare la cosiddetta “questione sicurezza” e utilizzare termini come “clandestini” serve solo a nascondere anni di vessazioni sulle persone in transito e a criminalizzarne la presenza.

Inoltre, se si vuole parlare di questioni umanitarie, è bene ricordare che i più elementari diritti umani sono oggi negati a tutti coloro che si trovano per strada nella città di confine. La tanto sbandierata collaborazione delle organizzazioni non governative, poi, tende anch’essa a celare i malumori crescenti di chi sa cosa realmente è in gioco a Ventimiglia alle porte di un’estate che si annuncia difficile.

Il numero delle persone in movimento non si ridurrà, ma anzi aumenterà quello di coloro che sono giudicate irregolari, irricevibili e queste raggiungeranno le località di frontiera rimanendovi ostaggio. Di stagione elettorale in stagione elettorale, dal 2015 ad oggi, nessuna amministrazione ha mai provveduto ad offrire strutture semplici come bagni e docce pubblici per ovviare ai problemi igienici, e i numeri di chi vive in strada sono sempre alti, come sanno bene i gruppi formali e informali che provvedono alle distribuzioni di cibo.

La persona ritrovata morta sulla spiaggia di Bordighera era conosciuta da solidali e personale umanitario. Era una persona resa molto fragile dalle condizioni di vita in cui si ritrovava e la sua morte è la conseguenza diretta della mancata accoglienza e del razzismo strutturale che le persone in migrazione vivono in questo territorio. La sua morte genera rabbia e dolore, e se le autorità non hanno speso nemmeno una parola su questo, tante saranno le persone amiche che lo ricorderanno e per le quali sono chiare le responsabilità di questa ennesima vita spezzata.

Mentre l’informazione locale e il sindaco neo eletto annunciano che si identificheranno e perseguiteranno coloro che hanno preso parte alla commemorazione per la sua morte, noi continueremo a denunciare la violenza esercitata sulle persone in migrazione e a ricordare quanti/e a Ventimiglia e sulla frontiera hanno perso la vita”.

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