“Ha ribadito la sua innocenza, non ricorda i dettagli di quel periodo. Ha due bypass ed è apparso psicologicamente molto provato”. Queste le parole dell’avvocato Andrea Rovere che, questa mattina, ha incontrato il suo assistito Salvatore Aldobrandi presso il carcere di Valle Armea. Aldobrandi, 73enne, lo scorso sabato 17 giugno è stato arrestato dalla Polizia giudiziaria del Tribunale di Imperia per l’omicidio della 21enne Sargonia Dankha, avvenuto nel 1995 a Linköping, città svedese a 200 chilometri a sud di Stoccolma.
Cold case Sanremo: Aldobrandi parla dal carcere
“Il mio assistito ha ribadito la sua innocenza – spiega l’avvocato Andrea Rovere – Non ricorda i dettagli di quel periodo, è annebbiato. Ha due bypass ed è apparso psicologicamente molto provato.
Sono passati 28 anni. Nel frattempo Aldobrandi si è rifatto una vita, ha costruito una famiglia. Non si ricorda i dettagli relativi alle contestazioni legate al giorno della scomparsa della giovane Sargonia Dankha”.
Salvatore Aldobrandi l’uomo di 73 anni accusato dell’omicidio in Svezia di Sargonia Dankha, avvenuto nel 1995
Salvatore Aldobrandi nel 1995 aveva una relazione con Sargonia Dankha, all’epoca 21enne, di origini irachene, ma naturalizzata svedese, più giovane di lui di 24 anni. Entrambi all’epoca vivevano in Svezia, dove Aldobrandi aveva un ristorante.
Quando la ragazza scomparve all’improvviso nel novembre del 1995, la polizia svedese avviò delle indagini e giunse ad arrestare Aldobrandi, che aveva anche precedenti per violenza sessuale e maltrattamenti, accusandolo di aver ucciso la giovane e averne poi smembrato il corpo per bruciarlo all’interno del suo ristorante e farne sparire ogni traccia.
Il cadavere della ragazza non fu mai trovato e per la legge svedese, senza un cadavere o dei testimoni diretti, non si può procedere per omicidio. E fu così che Salvatore Aldobrandi fu scarcerato. Poi tornò in Italia e si ricostruì una vita, facendo il ristoratore a Sanremo.
I genitori della vittima, però, non si sono mai arresi e, dopo numerosi tentativi di ottenere giustizia per Sargonia, sono giunti, un anno fa, allo studio legale Morri – Rossetti di Milano. L’avvocato Francesco Rubino ha pazientemente raccolto il materiale giudiziario disponibile e dopo aver individuato, anche con l’impiego di investigatori privati, l’Aldobrandi in quel di Sanremo, ha inviato una minuziosa relazione al Procuratore Capo della Repubblica di Imperia Alberto Lari, che, insieme ai sostituti Maria Paola Marrali e Matteo Gobbi, ha riaperto l’inchiesta, questa volta in Italia.
Le prove indiziarie raccolte in Svezia, fra cui tracce di sangue e di capelli della vittima, trovate in un’auto di proprietà di una persona vicina a Salvatore Aldobrandi, sono state raccolte insieme al fascicolo dagli investigatori imperiesi, andati appositamente in missione in Svezia, con l’autorizzazione del ministero della Giustizia.
Il resto è cronaca recente: la Procura ottiene dal Gip un ordine di cattura per Aldo Aldobrandi, che viene così arrestato e rinchiuso nel carcere di Sanremo, dove ora attende l’interrogatorio di garanzia che, vista la delicatezza della vicenda e le condizioni di salute dell’imputato, potrebbe tenersi in carcere.