“E’ stato un consiglio comunale importante quello che si è tenuto lunedì sera, dopo mille difficoltà per arrivarvi.
Da alcuni, molto superficialmente, è stato descritto come “perdita di tempo” o “cattivo uso dei soldi pubblici” (?). Qualcuno poi ha addirittura scritto che si è trattato di “un consiglio da dimenticare” e di una “seduta grottesca”.
L’esercizio della democrazia, il confronto libero su un tema tanto importante quale l’interpretazione del ruolo dell’amministratore pubblico non è mai uno spreco né di soldi né di tempo”.
Queste le parole dei consiglieri del Partito Democratico, Edoardo Verda e Deborah Bellotti, in merito alla seduta del Consiglio Comunale tenutosi lunedì 31 luglio, convocato su richiesta della minoranza, dopo l’intervento del Prefetto, con oggetto l’inchiesta che vede indagato il primo cittadino con l’accusa di minacce all’ex Comandante della Polizia Locale Aldo Bergaminelli, l’assise ha bocciato la proposta di censura al Sindaco.
Nel dettaglio, 20 i voti contrari (tutta la maggioranza) e 7 i favorevoli (Edoardo Verda, Deborah Bellotti, Ivan Bracco, Loredana Modaffari, Daniela Bozzano, Lucio Sardi, Luciano Zarbano). Non hanno invece partecipato alla votazione come forma di dissenso verso la convocazione del consiglio comunale i consiglieri di minoranza (nuovamente spaccata) Laura Amoretti, Alessandro Savioli e Enrico Lauretti.
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“Troviamo invece grottesco che l’esercizio legittimo delle funzioni di consigliere comunale sia stato banalizzato e ridicolizzato.
Nella stragrande maggioranza dei comuni d’Italia il confronto democratico in consiglio è considerato normale e produttivo. Invece, in una città che ha ormai perso il senso di partecipazione democratica (era forse un esempio l’affollamento di lunedì sera nell’aula del consiglio comunale?), esercitare correttamente il proprio ruolo diventa una “caccia alle streghe”.
Torniamo al principio di realtà. Come consiglieri iscritti al Partito Democratico, abbiamo chiesto, insieme ad altri consiglieri di minoranza, che il consiglio comunale si esprimesse sulle conseguenze di una evidente invasione di competenze da parte del primo cittadino pro tempore.
Nessun processo, nessun intralcio o interferenza nelle valutazioni della magistratura. Rivendichiamo con forza il nostro modo intendere la politica come attività diretta a realizzare l’interesse pubblico di tutti i cittadini, indipendentemente dall’intervento diretto di un amministratore.
Per questo abbiamo ritenuto doveroso prendere le distanze da un atto politico svolto dal sindaco, nell’esercizio delle sue funzioni. I fatti, dichiarati dallo stesso sindaco, che lo hanno visto interferire negli accertamenti della polizia locale, non corrispondono al nostro modo di intendere il ruolo dell’amministratore pubblico, né ad un modello etico che dovrebbe stare alla base della funzione politica e siamo convinti che sia un nostro diritto farlo sapere ai nostri concittadini.”