21 Dicembre 2024 07:00

21 Dicembre 2024 07:00

Morte di Azzurra Campari: il Ministro Nordio in visita al carcere di Torino. “Ogni suicidio è un fardello che ci angoscia”. Il Sindacato di Polizia Penitenziaria: “Dichiari lo stato di emergenza delle carceri”

In breve: Sul tema è successivamente intervenuto il presidente dell'USPP (Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria) Giuseppe Moretti in merito a quanto proposto dal Ministro Nordio.

Ogni suicidio in carcere è un fardello che ci angoscia ogni volta. Bisogna garantire l’umanità del detenuto e il trattamento rieducativo“. Queste le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio, in visita questa mattina presso il carcere di Torino dove, nel giro di un solo giorno, sono morte due donne, tra cui la 28enne imperiese Azzurra Campari. Secondo quanto ricostruito, Azzurra si sarebbe tolta la vita impiccandosi nella sua cella lo scorso giovedì, a poche ore di distanza dalla morte di un’altra detenuta, Susan John, nigeriana di 42 anni, che si è lasciata morire di fame e di sete.

Sul tema è successivamente intervenuto il presidente dell’USPP (Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria) Giuseppe Moretti in merito a quanto proposto dal Ministro Nordio.

Le dichiarazioni del Ministro Carlo Nordio

“Ogni suicidio in carcere è un fardello che ci angoscia ogni volta. Abbiamo ascoltato tutte le proposte, punteremo a una detenzione differenziata tra i detenuti molto pericolosi e quelli di modestissima pericolosità sociale. Ci può essere una soluzione intermedia tramite l’utilizzo di caserme dismesse. Costruire un carcere nuovo è costosissimo e impossibile sotto il profilo temporale.

Quella di oggi non è un’ispezione nè un intervento cruento ma è una visita di assoluta vicinanza in questo momento di dolore: chi meglio di un ministro che ha svolto per quarant’anni la funzione di pubblico ministero conosce i disagi delle situazioni penitenziarie? Bisogna garantire l’umanità del detenuto e il trattamento rieducativo. Vicinanza anche alla direzione e alla polizia penitenziaria che soffre di gravi carenze di organico e di difficoltà operative che sono da subito, dall’inizio di questo governo, all’attenzione massima del ministero”.

La nota di Giuseppe Moretti (Presidente USPP)

Prendiamo atto delle dichiarazioni del ministro Nordio, ma riteniamo che il problema delle carceri non sia legato solo alla riduzione del sovraffollamento, pur necessaria, piuttosto urge dichiarare lo stato di emergenza affinché si liberino maggiori risorse per colmare il grave vuoto che si è determinato dai tagli dell’organico avvenuto nel 2017 con la legge Madia, ma anche al disastro verificatosi con il passaggio della sanità penitenziaria alle competenze delle regioni che di fatto hanno tagliato proprio quei servizi di assistenza psicologica e psichiatrica necessari per assistere la popolazione detenuta con problematiche borderline.

Siamo d’accordo che l’esecuzione di una pena detentiva non può essere contraria alla preservazione della vita umana – prosegue il rappresentante sindacale  – e per far sì che ciò si realizzi non deve mancare nessuna delle figure che compongono il panorama penitenziario a cominciare da un numero adeguato di agenti ben dotati di strumenti e sufficientemente formati, passando poi per figure tecnico amministrative fino ad arrivare a personale medico specializzato con particolare riferimento ad esperti psicologi e psichiatri”.

Per Moretti “nelle carceri si sta vivendo un momento particolarmente delicato perché la riduzione dei presidi di sicurezza dovuta alla carenza di organico, correlata ad una indiscriminata libera circolazione dei detenuti nelle sezioni detentive e all’assenza di figure che possano intervenire per riequilibrare le normali tensioni che si amplificano nel corso della convivenza forzata in ambienti promiscui, rischia di generare ulteriori problematiche ed eventi drammatici come quello accaduto a Torino, fatto che non possono ricadere, come spesso sta accadendo, sul personale di polizia penitenziaria”.

In conclusione il presidente USPP esorta il ministro Nordio a chiedere la non più evitabile proclamazione dello stato d’emergenza delle carceri, piuttosto che proporre soluzioni come quella dell’uso delle caserme militari dismesse, che pure può essere utile (semmai per aumentare le capacità di arruolamento delle scuole dell’amministrazione penitenziaria), ma il cui utilizzo richiede tempi incalcolabili per l’adeguamento di cui necessiterebbero anche sotto i profili della sicurezza. È altresì tempo che il Governo già impegnato in questa direzione, acceleri la messa in sicurezza del lavoro degli agenti ed in particolare di quelli operanti nelle “trincee” delle sezioni detentive, essendo ormai giunti allo stremo delle forze e che, seppur con tutta la professionalità che lo contraddistingue, riesce ancora ad evitare situazioni pregiudizievoli per l’ordine e la sicurezza interna alle carceri, non dimenticando che questo è anche un problema di sicurezza pubblica”. –

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