Alberto Gabrielli, del Partito della Rifondazione Comunista della Federazione Provinciale di Imperia, interviene in merito al progetto del rigassificatore a Vado Ligure.
Rigassificatore: i timori di Rifondazione Comunista
“Il Rigassificatore di Vado riguarda tutta la Liguria di Ponente. E non solo. Alcune informazioni a riguardo. La Regione di Toti (“di” Toti, perché costui la ritiene esattamente di sua proprietà), promuove il Ponente Ligure per un altro Rigassificatore, (anche per non lasciare in solitudine quello di Panigaglia di fronte a Porto Venere che ora si vorrebbe più che raddoppiare quanto a capacità).
La guerra economica degli Stati Uniti contro l’economia Russa – e poi Cinese – “sorella” Capitalista ma concorrente insopportabile e con un mercato interessante, oltre ad aver creato ad arte una guerra vera con vittime vere, comporta “ipso facto” la totale sudditanza dell’ Europa, e quindi dell’ Italia, e quindi della Liguria, e quindi di Toti, alle decisioni atlantiche ed oltre-atlantiche, costi quel che costi.
Se il gas Americano – GNL (gas naturale liquefatto) – costa all’ Europa il 50 % in più di quello Russo (GN) (il Sole 24 h), poco importa oltre atlantico; anzi la forza dell’ Impero economico potrebbe anche permettersi di operare per un po’ in regime di dumping vendendocelo a poco più di quello russo, tanto per addolcire il boccone, per poi tripicarlo una volta garantitasi la sudditanza assoluta: ma non lo farà: la propaganda di una Patria-Occidente che difende con le armi del suo apparato militare-industriale la Libertà di alcuni Popoli Eletti (non tutti, ovviamente, chè sarebbe banale …), è più che sufficiente a farci ingoiare la Fontina a 23 €/kg, – la Mortadella a 15 e l’ inflazione a due cifre grasse in nome di quei Valori.
Ma questo sarebbe il meno (sic !). Il fatto è che il GNL servito via nave ai nostri rigassificatori, costa al Pianeta assai più del GN servito a Tarvisio dalla Russia (o dall’ Azerbajan a Brindisi) via oleodotto. Infatti per viaggiare liquido su nave il GN deve essere liquefatto portandolo a 162 gradi sotto lo zero e mantenuto a tale temperatura per tutta la filiera fino alla rigassificazione, utilizzando per tale processo il 6% della sua energia e liberando 1 kg di CO2 fossile per ogni kg di GNL prodotto..
Il gas prodotto negli Stati Uniti è ottenuto per fracking (fratturazione idraulica) che consiste nell’iniettare grandi quantità di acqua ad elevata pressione (circa 100 atmosfere, come a 1000 metri di profondità marina), in modo da fratturare le rocce liberando il gas che contengono, e restituendo alla falda acqua non più proprio pulita a livello chimico e radioattivo.
Pompato su navi metaniere queste scorrazzano per i mari, compreso, nel nostro caso, il santuario dei Cetacei, con il loro carico di 150.000 mc di gas liquido, tenuto a bada dalla bassissima temperatura perché a temperatura ambiente sarebbero 90.000.000 di mc di gas.
Arrivano al rigassificatore e quest’impianto utilizza circa 40.000 mc di acqua di mare ogni ora per “riscaldare” il gas liquido e farlo tornare gassoso. Acqua di mare che, per non consentire lo sviluppo di alghe ed altri naturali disturbi al processo, deve essere clorata con circa 170 tonnellate di ipoclorito di sodio (candeggina) all’ anno, che potrebbero contribuire a trasformare in balene bianche i “nostri” cetacei.
I cittadini hanno paura, comprensibilmente, di possibili incidenti, perché in effetti maneggiare gas liquido in queste quantità non è proprio uno scherzo, ma il vero problema per le generazioni future è che Toti persegue quel modello di economia basata sulla crescita dei consumi mediante l’uso infinito di combustibili fossili che sta ferocemente dimostrando di essere incompatibile con le generazioni future.
L’ anticiclone africano (“Cerbero” !) ha già portato punte di 48 gradi in Sardegna a fine luglio, ed in questi giorni sta colpendo anche la Liguria e tutte le Alpi con lo zero termico ad oltre 5.200 metri di quota facendo strame di ogni scetticismo furbetto e strumentale sulle responsabilità dell’uso dei combustibili fossili per sfamare un capitalismo affamato di crescita, che ha portato, in una manciata di decenni, il contenuto di gas serra nell’ atmosfera al livello di quello di 15 milioni di anni fa.
Per fare chiarezza, non è che il gas Russo non sia combustibile fossile, e non sia climalterante e inquinante: ma mentre il suo utilizzo era compatibile con una impostazione di transizione energetica che richiedeva un ricorso provvisorio e ad esaurimento dei fossili in grado di consentire in breve l’ integrale passaggio alle vere rinnovabili, (seppure l’indifferenza di molti e le criminali scelte politiche risalenti almeno agli anni ’80 abbiano impedito di realizzarlo molto prima ed in tempo utile), gli ingenti investimenti richiesti per i rigassificatori esigono una scelta senza ritorno, stabilizzando la follia dell’ uso dei fossili per i decenni a venire, disincentivando la vera produzione energetica che consiste nel non spreco, nella scomparsa dell’ usa e getta, nel riciclo integrale, nella passivizzazione edilizia, nella forestazione delle città come solo contrasto possibile alle isole di calore urbane ed al ricorso pericoloso (in quanto fortemente termico) al condizionamento.
Insomma si tratta di una scelta definitiva che, almeno per il nostro territorio si poteva evitare, magari anche opponendo esigenze ambientali (santuario dei cetacei) ed opportunità economiche (turismo balneare) che, lungi dal proporsi come “nimby, avrebbero potuto porre un freno generale a questa scelta perniciosa per l’ ambiente e per il diritto dell’ Europa, e dell’ Italia in particolare, alla indipendenza dalla sudditanza alle scelte economiche e belliche di una economia che tutto può offrire, fuorché un futuro bello buono e degno per l’umanità intera”.