Anche Imperia si impegna a tutelare e promuovere la macchia mediterranea. È stata infatti approvata l’adesione alla “Carta dei Comuni Custodi della Macchia Mediterranea”, il documento con il quale l’amministrazione e in modo particolare il settore verde urbano, si impegna a promuovere la conoscenza della Carta, tutelare e conservare la Macchia Mediterranea cittadina.
“Entriamo anche noi a far parte dei Comuni Custodi della Macchia Mediterranea – racconta l’assessore Ester D’Agostino – per valorizzare le specificità paesaggistiche territoriali e metteremo il nostro impegno per elaborare programmi condivisione e azioni finalizzate a perseguire questo obiettivo” .
Cos’è la Carta dei Comuni Custodi della Macchia Mediterranea?
La Carta dei Comuni Custodi della Macchia Mediterranea è un “Patto d’Onore” affinché vengano valorizzate le specificità territoriali e paesaggistiche oltre che un invito all’unione di intenti tra le diverse Amministrazioni Locali.
La Macchia Mediterranea rappresenta un’importante riserva mondiale di biodiversità in quanto a fronte della modesta incidenza territoriale, appena il 2% accoglie più del 20% delle specie vegetali e animali ad oggi conosciute.
Attualmente nel Bacino del Mediterraneo, a causa della notevole pressione antropica, della diminuzione della fauna, della progressiva desertificazione e dei ricorrenti e devastanti incendi, l’integrità della Macchia Mediterranea è esposta a minacce oggettive e consistenti come anche la sua estensione.
Il progetto, nato in Sicilia, si prefigge di fare rete tra i Comuni che diventano “custodi” della Macchia Mediterranea, impegnandosi a elaborare programmi di tutela del ricco patrimonio naturalistico presente, soprattutto, sul territorio regionale (Hotspot o punti caldi di biodiversità).
La tutela è dettata dalla necessità di attuare una selvicoltura di prevenzione per limitare e regolamentare lo sfruttamento antropico, contrastare gli incendi, prevalentemente dolosi, ed altri abusi.
Il progetto, altresì, persegue strategie finalizzate alla mitigazione dei cambiamenti climatici (siccità e desertificazione in particolar modo) e al potenziamento della suddetta cenosi vegetale in un’ottica anche di cattura della CO2.