Ultimo testimone a deporre è l’ex vice-sindaco e assessore al porto e al demanio Rodolfo Leone.
Ecco la sua deposizione:
“Sono stato assessore per 10 anni con Sappa. Nel 1999 ero stato chiamato come assessore tecnico nel 1999 in quanto il Comune era prossimo al dissesto. Nel periodo in cui fu costituita la Porto di Imperia Spa, nel 1992, io ero assessore ai beni e alle attività culturali. Nel luglio del 2005, come assessore alle società partecipate, presentai in consiglio comunale una pratica relativa all’ingresso nella compagine sociale della società Acquamarcia.
Quando il Comune ricevette una proposta di aumento di capitale con limitazione di diritto di opzione a mio modo di vedere era di competenza del consiglio comunale. I dirigenti comunali istruirono la pratica e poi la giunta prese atto e la cosa passo in consiglio. La proposta era che il Comune scendesse dal 48% al 33% e subentrasse nella compagine sociale la società Acquamare.
In consiglio ci fu l’unanimità dei consensi con qualche distinguo che portò, non il voto contrario, ma all’astensione del consigliere di Rifondazione Comunista. In linea di massima tutte le forze erano d’accordo, nessuno, politicamente parlando, ormai riteneva che lo sviluppo della città dovesse puntare più sugli aspetti portuali commerciali che non su quelli portuali turistici.
Il dirigente che istruì la pratica, il dott. Scarella, si mantenne in stretto contatto con me per la mia professionalità per cui io la guardai bene quella pratica e ne discussi con lui. Arrivò una proposta che era stata avanzata all’unanimità dal consiglio di amministrazione della Porto di Imperia era corredata da una perizia per quanto riguarda il valore, c’era un parere positivo senza nessuna prescrizione da parte del collegio sindacale e quindi era una pratica che si presentava ben istruita.
C’era un consistente fondo sovrapprezzo azioni che sarebbe stato pagato da chi entrava su cui ci fu poi un dibattuto politico successivo. Il comune passando dal 48 al 33% non ricavò nulla e aumento la propria quota di partecipazione alla società nel senso che il patrimonio aumentava. Per me all’epoca era Acquamarcia e non Acquamare poi scoprii che così non era.
Il consiglio di amministrazione decideva in assoluta autonomia, noi esercitavamo i diritti di soci. Io non ho mai interferito in nessun modo nelle decisioni del cda della porto di Imperia. Anche quando non ero d’accordo lo facevo sapere per vie interne o facendo un comunicato o parlandone con il sindaco. Io ero così ligio a questo principio che ad approvare i bilanci andava il sindaco e non io come accadeva di solito con le altre partecipate del Comune.
Volevano accelerare al massimo la costruzione del porto e poi cautelarsi dal fatto che i soci privati non ci facessero perdere i diritti al Comune con un aumenti di capitale. Il comune non aveva le risorse per andare dietro ad un aumento di capitale. Se avessimo dovuto aumentare la nostra quota avremmo dovuto sottrarre risorse alle spese correnti e mettere i soldi in una società commerciale.Chi ha in mano la gestione deve investire, io avevo il compito di esercitare i diritti dell’azionista.
Quando seppi i dettagli dell’operazione di permuta dopo averci ragionato la cosa mi sembrò una questione eccellente. Prima di tutto ho una certa esperienza e di permute ne ho fatte tante. Non mi è mai capitato di vedere una permuta al 30% ad Imperia. Le permute che vengono fatte nel comune di Imperia erano di tipo immobiliare. Non era mai capitata una permuta su un diritto demaniale. Se io ho un terreno ho un patrimonio che resta mio in proprietà. Se io ho un diritto a costruire un certo immobile che è un porto turistico come un centinaio di appartamenti che facevano parte del progetto di costruzione, non cedo qualcosa di mio ma cedo dei diritti su qualcosa che in pratica non è mio temporaneamente. È ovvio che ciò vale qualcosa di meno rispetto ad un terreno di famiglia da tanti anni.
Alla Porto di Imperia spa era offerta la gestione del porto, la gestione del porto ha un valore che va quantificata. Ora: il 30%, diritti demaniali e non proprietà di un bene immobile e la gestione della società che ha un valore, io mi sono occupato di altri porti e la conosco la situazione, queste tre cose mi hanno fatto pensare che questa permuta per il Comune fosse molto buona.
Quando discutemmo e ancora adesso se ne discute la mia posizione è sempre stata questa. Non mi pare che ci furono delle opposizioni in consiglio comunale, l’unica formazione politica che era più o meno contraria mi pare fosse Rifondazione Comunista. Non ci fu nessuno nel dibattito politico che disse siamo contrari, qualcuno disse sì ma alcuni dissero che si poteva fare diversamente. L’assessore di riferimento era l’architetto Luca Lanteri, io non seguii la pratica inizialmente. Non mi ricordo che ci fossero problemi.
Incontrai Caltagirone quando ci fu una riunione convocata dai soci di maggioranza e quindi da Imperia Sviluppo e all’epoca il presidente era il dott. Carli in cui invitarono gli assessori comunali di riferimento tra cui c’ero anch’io e il sindaco. La riunione si svolse presso la ditta Carli e in quell’occasione ci fu presentato l’ing. Bellavista Caltagirone. Fino al 2009 ho visto Caltagirone 3-4 in cerimonie ufficiali.
Con Scajola sul piano privato e personale siamo in amicizia da moltissimi anni. Sul piano politico lui era ed è leader di una formazione politica locale con la quale tutti quanti hanno avuto a che fare in quel periodo e riconoscevano la sua leadership come succede tutt’ora. Io sono entrato in consiglio comunale nel 1980 sono sempre stato un liberale, nel 1982 Claudio Scajola fece il sindaco di Imperia ed io fui un suo assessore per diversi anni. Lo rifeci poi dal 1990 al 1995. Posso affermare che il sogno di dare ad Imperia un porto turistico era dal punto di vista politico ma anche pratico economico e tecnico era il nostro sogno. Facemmo una battaglia politica per costruire il porto turistico.
Le ricerche furono di fatte dai soci di maggioranza ma intervenimmo anche I soci di maggioranza proposero alcuni nomi in una fase preliminare. Ricordo l’Azimut, Gavio, erano 5-5 ma gli altri non li ricordo. Chi faceva questo tipo di ricerche erano i dott. Carli e Gandolfo. Io proposi un candidato che era Italia Navigando, società pubblica deputata a queste cose ed era una società del Ministero delle Finanze.
Il sindaco Sappa, Lanteri ed io tenemmo questi rapporti che furono facilitati dal Ministro Scajola a cui chiedemmo un’introduzione a livello consultivo per parlare con questa società per vedere se il progetto era di loro interesse. Ci fu un ampio dibattito e Marconi venne ad Imperia e noi andammo a parlare con Sviluppo Italia, l’ing. Caputi che era la società capogruppo.
Italia navigando si tirò indietro e i rapporti con l’ing, Marconi li teneva l’arch. Lanteri. Poi ci dissero che non rientrava nei loro programmi. Poi seppi che mancavano risorse finanziarie e che c’erano fondi governativi ma erano destinati al sud. Puntavo molto su questa cosa in quanto società pubblica e ci avrebbe evitato molti problemi saremmo stati nel 2003-2004.
Il Comune di Imperia non ha speso nulla per la costruzione del Porto. Ho lasciato il comune nel giugno del 2009. C’erano stati dibattiti interni sul da farsi delle nostre quote. Le cose andavano a gonfie vele. Io rientro nel gennaio del 2011 sino al settembre occupandomi del porto.
Quando ci fu la questione della decadenza della concessione, quando il sindaco fu incriminato per alcuni reati, quando tutto quanto era un po’ allo sbando e fui vivamente invitato a rientrare. Mi occupai del porto e del demanio cercando di mettere a posto la situazione.
Lasciai nel settembre del 2011 perché avevo in corso 5 procedimenti da cui sono stato o prosciolto in istruttoria o assolto in sede di dibattimento.
I reati a me contestati vanno da abuso d’ufficio credo per procedimenti connessi con il porto. Il più importante che si è concluso recentemente riguardava una gara per l’affidamento per tre mesi di tre spiagge in cui ero imputato di aver in qualche modo influito sull’esito di quest’asta. Sono stato prosciolto per il fatto non sussiste.
Presidente del collegio giudicante: “Anche sulla vicenda del porto ha avuto dei procedimenti?”
Leone: “No riterrei di no. Ho visto successivamente in uno di questi procedimenti che era stata chiesta l’autorizzazione per intercettare le telefonate ed era stata chiesta anche per me, però poi la cosa si è chiusa nella fase istruttoria”.
Presidente: “Non era iscritto nel registro o in altri relativi al porto? C’era anche l’associazione per delinquere.”
Leone: “No quella sicuramente no. Guardi io prima di venire mi sono consultato con i miei avvocati i quali mi hanno detto che se volevo deporre avrei potuto deporre, io sono qui e depongo. Se avessi voluto non deporre, probabilmente, avrei potuto non deporre ma lo considero un mio preciso dovere”.
Presidente: “Non se sentito in queste forme. Se sentito in queste forme ha l’obbligo di rispondere. In altre forme può avvalersi della facoltà di non rispondere”.
Interviene l’avv. Giovanni Musso (per Leone): “Il dott. Leone era stato indagato per abuso di ufficio che è stato indagato in fase di indagine in fase di indagine relativamente ad un documento sequestrato”
Io ho saputo dell’esistenza dell’ipoteca in un periodo successivo a quello in cui ho cessato di essere assessore. Il problema ipoteca è emerso dalla seconda metà del 2009 al 2010. Fu sollevato dalla stampa a fine del 2010, io non sapevo dell’esistenza”.
Presidente: “Lei ha parlato di una permuta eccellente ma poi si è occupato di cosa andasse a finire nel 30 e nel 70%?
Leone: “Non mi sono occupato di cosa andasse a finire nel 30%. Non era di competenza del Comune ma del consiglio di amministrazione l’individuazione della permuta. Esiste un’intercettazione che risale al settembre del 2010. Parlando con Domenico Gandolfo, ex direttore generale della Porto di Imperia uscì il discorso della permuta. Gli dissi io: stiamo attenti nell’individuazione della permuta perché l’aspetto più controverso di quando facciamo le permute è che dobbiamo stare molto attenti che poi le parti non litighino perché è spesso causa di contenzioso. Gli dissi: “ state attenti che non vadano a finire gli appartamenti tutti ad Acquamarcia e i moli tutti al comune. Il dott. Gandolfo mi espresse le sue preoccupazioni. Io ero lontano mille chilometri dalla situazione”.
Presidente. “Quindi dubbi sulla congruità della ripartizione non ce ne furono prima?
Leone: “No.”
Presidente: “Il dott. Gandolfo disse che era una ripartizione scandalosa dunque molto critica. Lei non ha rivisto il suo giudizio su la permuta eccellente?
Leone: “Non rividi il mio giudizio né sulla permuta né su altre cose. Io rividi la mia opinione verso Acquamarcia e la rividi in un modo consistente. La costruzione del porto era incagliata. È mi chiamarono apposta per cercare di capire. Rifarei ancora adesso un’azione di difesa del porto perché questo è comunque un bel porto e comunque è nell’interesse della città puntare su questa cosa, io non ho nessun dubbio.
Il problema è il porto non lo stava costruendo Acquamarcia, quello era il vero problema. Dal 2004 al 2009 la moglie di Gandolfo era assessore. Poi fu consigliere nella giunta di Strescino fin quando il consiglio è decaduto.
I due problemi principali erano: il fatto che si diceva che Acquamarcia non pagasse i fornitori e poi la montagna di terra che stazionava e che l’opinione pubblica aveva dato un’autorizzazione provvisoria di superficie e creava dei problemi. Il terzo problema era che il sindaco era stato accusato di alcuni situazioni poco chiare, di violenza privata. Ad un certo punto data la mia esperienza mi chiamarono.
La commissione era entrata in rotta di collisione con gli organi della Porto di Imperia e cercai di trovare una soluzione per disinnescare un dissidio che per me non aveva ragione di esistere. Nella commissione di vigilanza c’è un membro di nomina del Comune di Imperia e poi c’è un dirigente del comune di Imperia, il dirigente dell’ufficio. Discussi con un membro ma la situazione era insanabile e parlai anche con il geometra Conti per trovare una soluzione ma mi parve un dissidio insanabile.
La mia critica era su come doveva essere riempito quel 30% non la percentuale in se. Quando rientrai in Comune chiesi come era suddivisa la permuta. C’era una planimetria in cui sulle opere a mare si era effettuata una certa ripartizione e questa la vidi nel marzo del 2011. Io non occupavo del porto turistico in quei termini. La chiesi, poi, perché in città non si parlava d’altro.
I rapporti con la società Acquamarcia si erano notevolmente deteriorati. Sulle opere a terra non c’era niente. Non c’era stata un’individuazione delle opere. A quel punto non sapevamo com’era la verità e dovevamo sapere. Il porto quando sono arrivato a gennaio il porto era parzialmente operativo.
Effettivamente i fornitori non erano stati pagati. A me risulta che i lavori erano bloccati anche per il mancato pagamento. I lavori già a gennaio del 2011 andavano avanti molto, molto a rilento da alcuni mesi. Il porto doveva essere finito a giugno del 2011.
Il porto non andava avanti, la montagna era li è per questo che ci furono scontri con Caltagirone. Lui ci disse che i fornitori erano stati pagati. Il giorno dopo che divenni assessore ci fu una riunione con i fornitori che tra un po’ mi aggredivano fisicamente. C’era la ditta “Save” che era estremamente nervosa. Non riuscivo a far capire a Caltagirone che lui doveva dire la verità e che non poteva andare avanti così.
Dissi a Caltagirone che, come Comune, non ci interessava la presidenza e quindi nominammo gli organi di controllo che rispondevano anche ai soci. Nominammo un prefetto, uno specialista in società degli enti locali e come presidente un professore universitario di Roma che conosco bene. Attraverso a questi tre soggetti riuscii a capire le cose come stavano e anche su questo avemmo contrasti con Caltagirone che probabilmente era abituato ad un altro tipo di contrasti con il collegio sindacale.
Per quanto riguarda il monte di terra mi diceva che avrebbe provveduto a toglierla ma poi non lo fece ma incaricò in cambio di un posto barca la Porto imperia spa di svolgere il lavoro. Fu sanzionato dal collegio sindacale.
Presidente: “Su che punti mentiva Caltagirone?”
Leone: “Caltagirone mentiva sul pagamento ai fornitori. I fornitori non sono solo i Sal, sono anche i piccoli fornitori le piccole cose. Se il ristoratore mi diceva che non paga i conti, non pagava nessuno”.
Per me la decadenza era una sciagura. Se la Porto di Imperia fosse decaduta sarebbe stata costretta al dissesto e quindi noi avremmo perso un patrimonio che la giunta successiva alla nostra valutò, pare male per difetto secondo la Procura, 25 milioni di euro. Il Comune avrebbe perso 25 milioni per la parte di sua competenza. Dal punto di vista patrimoniale era importante.
La decadenza aveva portato Acquamarcia a dire che non poteva andare avanti con i lavori anche se i lavori erano già rallentati.
L’udienza è rinviata al prossimo 19 novembre.