22 Dicembre 2024 13:04

22 Dicembre 2024 13:04

Un’imperiese in Palestina: il report di Susanna Bernoldi. “Violenze quotidiane cresciute a dismisura. Lo scopo è la pulizia etnica”

In breve: Il report dell'imperiese Susanna Bernoldi, tornata in Palestina dopo le esperienze del 2018 e del 2021

“Ramallah, 23 settembre 2023. Il sole, le colline ricche di quella semplice e bassa vegetazione che si accontenta di poco, ma tanto gustosa per pecore e capre e dove il grande popolo dei Beduini sa vivere in armonia con la Natura.. e poi le città brulicanti di una vita che… mi chiedo… come possono, i sionisti, pensare di estinguere?”. Così inizia il report dell’imperiese Susanna Bernoldi, tornata in Palestina dopo le esperienze del 2018 e del 2021, in compagnia di un altro attivista imperiese, per supportare la popolazione, devastata da continui conflitti.

Un’imperiese in Palestina: il report di Susanna Bernoldi

“Le violenze quotidiane che hanno lo scopo – che già Ben Gurion proclamò – di giungere ad una pulizia etnica del popolo legittimo, cioè quello arabo, sono cresciute a dismisura da quando è salito al potere in Israele il partito di destra estremista e colonialista che ogni giorno giustifica, direi incita, a compiere crimini efferati lasciandoli totalmente impuniti.

Vengo alla mia esperienza con l’amico Vale, anch’egli da sempre attivista per i Diritti Umani: viaggi in treno ed aereo piacevoli e sereni fino a Gerusalemme.

Da lì, il bus per Ramallah dove, però, la serenità si interrompe: per giungere nella capitale palestinese occorre attraversare il check point di Qalandya dove Israele ha distrutto il territorio con una serie infinita di muri, torri, costringendo tutti, ma soprattutto i Palestinesi, con il sole torrido o il freddo, a giri infiniti per mostrare documenti, lasciare impronte, superare tornelli e poi prendere un altro mezzo… Vi sono mamme con bambini piccoli, anziani, persone con valigie…

Ricordo quando ero, credo nel 2019, ad Hebron e vedemmo le immagini di un giovanottone della sicurezza, lì al check point, che sparò ad una donna perché, affermò, CREDEVA che lo avrebbe assalito… lui, un omone armato, lei con il suo vestito lungo e la borsetta e a nessuno fu possibile soccorrerla, se non dopo che morì dissanguata…

Ma non è la tristezza che predomina in questo popolo ed è così bello incontrare i bambini che hanno una vitalità incredibile e tanti di loro una maturità grande…ed anziani con una fierezza antica; le donne, poi… mamma mia queste donne così eleganti nei loro abiti tradizionali tutti ricamati o belle ed eleganti nella loro modernità!

Siamo arrivati all’appartamento ISM, ed abbiamo ritrovato un amico, un attivista storico, Abu Sara, una signora danese ed un giovane inglese: nazioni, età, esperienze diverse, ma tutti lì per testimoniare solidarietà al popolo palestinese, dimenticato dalla maggioranza dei governi.

Venerdì, giorno di festa per i Musulmani, giorno di proteste pacifiche per dire no alle più di 6.000 persone incarcerate, tantissime senza alcun processo, anche bambini e donne arrestate e il cui arresto – senza mai poter incontrare un avvocato o la famiglia – viene prolungato per mesi o anche anni…. e nel frattempo le case della famiglia, in molti casi, vengono distrutte con bulldozer, dinamite o enormi martelli pneumatici…

Si protesta anche per le continue scorribande di coloni sulla spianata delle moschee, sacra per gli arabi e dei soldati che fanno irruzioni violentissime distruggendo vetrate e mobili in questo luogo sacro arrestando tanti in preghiera.

E con gioia, venerdì, ci siamo divisi e siamo andati in due villaggi: Beita e Kufr Qadum.

Io, con gli attivisti danese e inglese ci siamo uniti ai cittadini di Kufr Qadum che protestavano per la chiusura, nel 2006, della loro bella e comoda strada che li collegava a Nablus oltre che per il furto di una intera collina ricca di ulivi, dove i sionisti hanno costruito una delle tantissime colonie illegali… anche secondo la legge israeliana.

Finalmente di nuovo là, con la gioia di ritrovare i dimostranti che sono ormai amici. Due di noi hanno invece aderito alla dimostrazione in un altro villaggio: anche questo protesta per la sottrazione illegale di tanta, tanta terra! Per fortuna, in entrambe le manifestazioni, solo tante bombe lacrimogene.

Il gas. Ogni volta…è la prima volta! Il bruciore in gola, il senso di soffocamento, gli occhi che non riesci più ad aprire…

Per fortuna avevo portato pezzi di cipolla e al secondo lacrimogeno caduto vicino un gentilissimo milite della Mezza Luna Rossa, vedendomi camminare a tentoni a occhi chiusi mi ha dato una di quelle minuscole salviettine che ti aiutano a riprendere il respiro… Già, ai gas non ci si abitua.

Eravamo felici che questa volta i soldati non avevano ferito alcuno con le loro pallottole che mirano ad organi vitali!

Ma il giorno ci ha riservato una piacevolissima sorpresa: abbiamo concluso con un pranzo fantastico gustando la strabuonissima Macluba preparata dalla moglie dell’autista del taxi che, la mattina, ci aveva portato da Ramallah a Kufr Qadum.. Alle 14 ci ha ripreso e portato a casa sua dove ci siamo sentiti veramente a casa per il calore, l’allegria della moglie, dei figli e le loro famiglie! Come se ci fossimo sempre conosciuti! E ci hanno anche fatto dei doni….

Quando affermo che non ci si può non innamorare di questo popolo, non sono parole retoriche: è la realtà per tutti coloro che da ogni parte del mondo arrivano anche sapendo che si corrono rischi… E ora più che mai.

Vi era anche una manifestazione di attivisti israeliani che sono contrari all’occupazione: una ventina ad un incrocio importante, con cartelli come: “Le vite dei Palestinesi contano”.

Sabato, io e Vale abbiamo avuto la gioia di ritrovare Mosab un giovane coltivatore di ulivi con una giovane moglie e due splendidi bimbi… la sua casa ha una bellissima vista sulla vallata… Peccato, però, che sulla collina sovrastante si sia installata da molti anni la colonia illegale di Yitzar, ben nota per essere tra le più violente… Purtroppo il rabbino, che è guida spirituale di ben 7 colonie, educa all’odio verso i legittimi abitanti di questa terra. Insegna che gli Arabi devono essere uccisi. Fa crescere nel disprezzo e loro, sempre protetti dall’esercito, compiono assalti alle case, alle auto, distruggono uliveti… sapendo di essere totalmente impuniti. Mosab è un loro target… vogliono la sua casa, la sua terra e da anni compiono assalti con bottiglie molotov, armati di pietre e bastoni. Hanno già dato fuoco alla casa, all’auto e a molti ulivi. Tantissimi giovani di diverse colonie si sono riuniti nell‘Associazione “Youth of Hills” e, finanziati dal governo, diciamo che fanno per esso il “lavoro sporco” di cercare di cacciare dalle loro proprietà i Palestinesi. Alcuni di questi, alla fine, decidono di non riuscire più a vivere nel terrore e lasciano tutto. Mosab no.

Per aiutarlo abbiamo realizzato un calendario presentato in diverse occasioni a Imperia e Sanremo e raccolto fondi e oggi abbiamo visto il muro e poi la rete sopra il muro e il grande cancello nero che lo ha protetto dagli ultimi assalti. La casa, ora, è quasi tutta protetta e una piccola parte di ulivi!

E’ stato bello sapere che altre persone ed associazioni, dietro il nostro esempio, hanno iniziato ad M. e che la sua resistenza è diventata un esempio per gli altri.

Mosab fa i lavori con le sue mani come con le sue mani raccoglie le olive… comincerà la raccolta proprio quando noi dovremo tornare in Italia, ma sappiamo che stanno arrivando una sessantina di volontari in Palestina!

Ce ne siamo tornati a casa con il sorriso negli occhi di Mosab, un dono impagabile per noi”.

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