Si è tolto la vita nel carcere di Biella, all’interno della cella dov’era detenuto, il 31enne tunisino condannato in Tribunale a Imperia per duplice tentato omicidio.
Il 31enne, nel giugno del 2022, aggredì due cittadini originari del Bangladesh con un coltello da cucina in via XX Settembre, a Imperia.
Imperia: si toglie la vita nel carcere di Biella il 31enne condannato per il duplice tentato omicidio di via XX Settembre
Il 31enne era stato condannato poche settimane fa a due anni di carcere in Tribunale a Imperia, con la formula del rito abbreviato, dal giudice Massimiliano Botti, nell’ambito del processo che lo vedeva sul banco degli imputati con l’accusato di duplice tentato omicidio, aggravato dallo sfregio permanente al viso di una delle vittime, per aver accoltellato due uomini in via XX Settembre nel giugno del 2022.
All’imputato era stato riconosciuto un vizio parziale di mente e, una volta scontata la pena, sarebbe dovuto essere trasferito in una REMS (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza).
L’episodio era stato filmato da un residente che stava assistendo alla scena dal terrazzo della propria abitazione.
Il tunisino, regolare in Italia dal 2020, ospite di una cooperativa, aveva ottenuto l’asilo politico e, all’epoca dei fatti, lavorava come operaio edile presso un’impresa locale. Non aveva precedenti penali, ma in passato aveva evidenziato problematiche di natura psichiatrica, mai però accompagnante da violenza. La difesa (avvocato Luca Brazzit del Foro di Imperia) aveva sempre sostenuto che non vi fosse stato alcuno screzio tra il 30enne e i due cingalesi e che il nordafricano avesse agito senza motivo.
Appreso del suicidio, sul caso è intervenuto il segretario regionale per il Piemonte del SAPPE, Vicente Santilli: “Intorno alle ore 13 di ieri, presso la Casa Circondariale di Biella, durante un giro di controllo, un detenuto di nazionalità tunisina è stato rinvenuto impiccato a un gancio della finestra della propria cella tramite un cappio realizzato con dei lacci da scarpe. L’intervento è stato immediato e sia il personale di polizia che i sanitari hanno tentato per oltre mezz’ora di rianimare il detenuto ma è nulla sono valsi gli sforzi e il 118 ha dovuto constatare il decesso del ristretto.
Invito le Autorità istituzionali e regionali ad attivare, da subito, un tavolo permanente regionale sulle criticità delle carceri, che vedono ogni giorno la Polizia Penitenziaria farsi carico di problematiche che vanno per oltre i propri compiti istituzionali, spesso abbandonata a sé stessa dal suo stesso ruolo apicale”.
“L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere – ha aggiunto Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 25mila tentati suicidi ed impedito che quasi 190mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze.
Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”.