23 Novembre 2024 07:42

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23 Novembre 2024 07:42

Imperia, processo Aldobrandi: in aula la madre di Sargonia Dankha. “Sono distrutta, non sono riuscita a guardarlo in faccia”/ Foto e video

In breve: "Ero completamente distrutta, non sono riuscita a guardarlo in faccia. Non mi sono mai arresa in tutti questi anni, voglio sapere cosa ha fatto" ha detto la mamma di Sardonia Dankha.

Ero completamente distrutta, non sono riuscita a guardarlo in faccia. Non mi sono mai arresa in tutti questi anni, voglio sapere cosa ha fatto“. Queste le parole di Ghriba Shabo, la madre di Sargonia Dankha, la 21enne scomparsa nel 1995 a Linköping, città della Svezia a 200 chilometri a sud di Stoccolma. Un “cold case” che si è riaperto questa mattina in Tribunale a Imperia, davanti alla Corte d’Assise (composta dalla giuria popolare e dai giudici Carlo Alberto Indellicati e Eleonora Billeri) e che vede sul banco degli imputati Salvatore Aldobrandi, 73enne, originario di Cosenza ma da anni residente a Sanremo, all’epoca compagno di Sargonia, difeso dall’avvocato Andrea Rovere, arrestato lo scorso giugno con l’accusa di omicidio.

Presenti in aula, oltre allo stesso Aldobrandi, la madre e il fratello di Sargonia, Ninos Dankha, all’epoca 17enne.

La prossima udienza si terrà il prossimo 8 novembre con l’audizione delle parti offese, la mamma e il fratello di Sargonia Dankha.

Al termine dell’udienza odierna, durante la quale è stata depositata la lista testi, la contestazione aggiuntiva, da parte dell’accusa, della recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale, e la calendarizzazione delle udienze, i familiari si sono resi disponibili a rispondere alle domande dei cronisti presenti, alcuni dei quali provenienti anche dalla Svezia.

Cold Case Svezia: le parole della madre di Sargonia Dankha

“Ero completamente distrutta, non sono riuscita a guardarlo in faccia. Non mi sono mai arresa in tutti questi anni, voglio sapere cosa ha fatto.

Mia figlia aveva 21 anni quando è scomparsa, ho tanti ricordi di lei. Quando c’era lei la casa era piena di vita e di gioia, poi c’è stato solo il vuoto. Il fratello non è più riuscito a stare a casa, quindi era davvero vuota.

Spero davvero che la giustizia italiana ci aiuti ad avere risposte dopo 28 anni. Spero che i testimoni in Svezia che sanno cosa è successo al suo corpo si facciano avanti e dicano alla Corte cosa è accaduto. Io ho vissuto la mia vita, ma mio figlio ha una vita davanti e spero abbia delle risposte.

Se Aldobrandi ha un cervello e un cuore può capirmi e dirmi cosa è successo. Ho perso un altro figlio un anno prima della scomparsa di Sargonia, quindi ho perso due figli”.

Le parole del fratello di Sargonia Dankha

“Sto tremando. Sono speranzoso, ma anche impaurito. Non voglio guardarlo, non voglio che lui veda il mio sguardo. Chiedo solo giustizia. Non ho niente da dirgli, non ho parole da sprecare per lui. Mia sorella era la persona più socievole e amichevole che abbia mai conosciuto. Si fidava delle persone che incontrava”.

Pm Matteo Gobbi

“La recidiva? Francamente è un aspetto tecnico che deriva dal fatto che in Svezia Aldobrandi risulta aver commesso fatti di maltrattamento e di violenza sessuale in epoca antecedente rispetto ai fatti per cui oggi è a processo.

Dal punto di vista tecnico, ritenevamo corretto dover formalmente contestare in questa udienza la recidiva specifica, proprio per l’azione a questi fatti precedenti”.

Pm Maria Paola Marrali

“Abbiamo fatto un’ulteriore consulenza, naturalmente a distanza, naturalmente solo sulle fotografie. 

Però si tratta di Polizia Giudiziaria estremamente specializzata, quindi ha tratto degli argomenti molto interessanti e molto importanti per quanto riguarda l’arma del delitto, la posizione della vittima e dell’aggressore.

Quindi dati che sicuramente servono a integrare il nostro quadro”.

Avvocato parte civile Francesco Rubini

L’aggravante che c’era ancora prima che venisse contestata la recidiva che è quella dei motivi abbietti, impone alla Corte di avere delle chiavi di lettura anche psicologiche, per comprendere i rapporti tra quell’uomo e la vittima.

Come era questo rapporto e come veniva gestito? Credo sia utile avere delle chiavi di lettura non solo giuridiche, ma anche psicologiche.

Il perito avrà esclusivamente gli atti che nella disponibilità della Corte e su quello darà il suo parere di esperto. Darà i criteri psicologici alla Corte, per comprendere determinate dinamiche. In questi reati è importantissimo comprendere le dinamiche relazionali fra un uomo e una donna.

I familiari di Sargonia? Ieri sera erano veramente molto preoccupati, preoccupati da come avrebbero reagito alla vista di Aldobrandi. Si sono imposti di non guardarlo, non vogliono vendetta ma giustizia. Sperano ancora, anche se ho cercato di disilluderli, di scoprire dov’è il corpo della figlia e della sorella. I testimoni? Sono circa 40 testimoni”.

Avvocato difesa Andrea Rovere

“Il processo si deve svolgere in Italia secondo le regole italianeha dichiarato l’avvocato della difesa Andrea Rovere – ma è fondato su prove raccolte in Svezia dalla polizia svedese 28 anni fa. Come sono stati condotti questi accertamenti? Il mio cliente si professa innocente. Ci siamo sorpresi dell’ammissione della perizia psicologica sul mio cliente, poichè si fa solamente su soggetti con disturbi psichici. Il rischio è ridurre questo processo a una sorta di Quarto Grado. La richiesta di recidiva? Strumentale”.

Le interviste

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